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12 Luglio 2013

Invinofender A FOOLISH RUSH

2013 - Seahorse recordings/Audioglobe
[Uscita: 27/06/2013]

Invinofender “A FOOLISH RUSH”Gli Invinofender si formano nel novembre 2009 a Torre del Greco. I membri fondatori del gruppo sono Michele Lo Savio (voce, piano e synth), Giuseppe Grossi (chitarra), Marco Sannino (batteria), Maurizio Del Gatto (basso) e Antonio Vinelli (chitarra e cori), che è stato recentemente sostituito da Gaetano Di Palma. Dopo un primo EP autoprodotto nel 2011 intitolato “Catch the music in the room by the air duct”, esce ora il debutto sulla lunga durata “A foolish rush”, che sin dal titolo mostra il desiderio della band di affrontare tematiche legate sia al rifiuto delle consuetudini quotidiane, sia alla difficoltà di sfuggirne. Lo stile del gruppo è stato definito come post rock, ma potremmo definirlo semplicemente fuori da ogni etichetta, rock suonato tecnicamente bene. La batteria varia i ritmi, spesso sostenuti, e le chitarre alternano arpeggi con riff più sporchi, non assimilabili all'hard ma non lontani da gruppi di area Sub Pop. L'iniziale April & showers (ma perché ai gruppi italiani interessa così tanto il mese di aprile?) varia tempi e atmosfere, mescolando influenze new wave (che ritornano molti forti in Dust), grunge e vagamente progressive, rintracciabili nelle tastiere che fanno capolino e nei cambi di ritmo. Con la successiva The hush behind le chitarre si fanno brillanti nelle sonorità, un inizio di marca Byrds, poi il suono si inspessisce.

 

La voce di Michele Lo Savio, assimilabile nel timbro a quella di alcuni cantanti inglesi, può vagamente ricordare in un alcune inflessioni quella di Morrissey  e di  Thom Yorke, ma non è altrettanto lamentosa. Again parte acustica, poi si insinua una bella chitarrina non distorta, tra jazz e psichedelia doorsiana. Distance scars presenta ritmiche più legate agli anni '80, basso ossessivo e batteria picchiata sui tamburi. A rendere il disco particolarmente arioso e gradevole all'ascolto è anche il variare degli accenti ritmici tra un brano e l'altro e e anche all'interno dei brani stessi. Anche i brani più riconducibili alla ballata rock come Paralyzed o Economics, vicina a certo pop inglese di metà anni '80, anche nella tematica affrontata nel testo, sfuggono alla ripetitività offrendo variazioni nel suono delle chitarre e negli arrangiamenti, che pur essendo tutto sommato semplici sono sempre gustosi. In Modern civilization benefits compare anche l'assolone di chitarra vecchio stile ma sempre gradito dall'ascoltatore. Un disco che si ascolta con gran piacere, gli Invinofender non cambieranno la storia della musica ma almeno ci regalano undici canzoni riuscite e non banali, e di questi tempi non è poco. 

Voto: 7/10
Alfredo Sgarlato

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