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28 Febbraio 2017 , ,

Zeal & Ardor DEVIL IS FINE

2017 - MVKA/Warner
[Uscita: 24/02/2017]

Stati Uniti    #consigliatodadistorsioni

 

Zeal & Ardor nasce dalla immaginazione produttiva di Manuel Gagneux, una sorta di mitologico artista metà nativo svizzero e metà statunitense d’adozione, capace di riprodurre negli sfrenati 25 minuti di cui consta “Devil Is Fine” la struttura ibrida della sua identità culturale destrutturata. È così che il lavoro di Zeal & Ardor diviene un carnevale di suoni in alcuni momenti particolarmente degenere nel suo intreccio che – come è noto – a sua volta costituisce un genere. Non è difficile rintracciare le ascendenze funky o soul, anzi “Devil is Fine” ci tiene a esporre tutti i suoi padri nobili - nessuno escluso - dalle sonorità tipiche della Blaxplotation alla sferragliate nere tipiche di un Burzum; non è difficile, dicevamo, rintracciare le tematizzazioni che Manuel Gagneux ostenta di volta in volta siano esse rappresentate dagli spiritual intonati dai maroon in fuga dalla schiavitù nella iniziale eponima Devil is Fine o il sapore dub di inizio millennio nella trittico di Saclialegium I e delle successive variazioni II e III che nascondono al proprio interno un cuore nero fatto di oscurità e architetture black metal. Il riferimento un po’ sopra le righe al satanismo lo propone lo stesso inventore di Zeal & Ardor chiedendosi retoricamente cosa avrebbe potuto accadere se gli schiavi neri d’America invece di assecondare la volontà del buon Dio avessero «scelto la sfida e la ribellione e la forza di Satana». La risposta non la conosciamo ma gli sbadigli sopravanzano l’ignoranza in merito alla questione.

 

Per fortuna Gagneux abbandona presto le parole e reinizia a sfornare pastelle agrodolci assemblate con gli ingredienti più disparati, ma in grado di sorprendere più per la qualità dell’amalgama che per la buona pratica del riuso. Valga su tutte l’ottima Blood In the River nella quale l’accattivante atmosfera beatlesiana è scrostata da folate di colpi di cassa triggeratissima accompagnati da uno scream inaspettato e azzeccatissimo. Altra succulenta pietanza rivisitata dall’estro proteiforme di Zeal & Ardor è l’aperitivissimo Nu-Jazz di What is a Killer Like You Gonna Do Here al quale si procura tanta violenza stralunata a colpi di chitarra e chorus da renderlo addirittura non privo di interesse. Per palati fini la celebrazione nera del singolo Children’s Summon nel quale la liturgia Goezia, per ammissione dello stesso Gagneux, si affianca ad una speciale detonazione che pesca perle nel mare progressive con un lenza che sembra costruita dai Blind Guardian. Anche zeain questo caso il confine tra l’ibridazione e il pappone satanista è piuttosto tenue, ma Zeal & Ardon hanno il buon gusto di non tirare mai troppo la corda e non abbandonare una sana ragionevolezza nel magma sonoro che hanno deciso di interpretare. È così che i suoni dell’album sono estremamente equilibrati e la ricerca non sconfina mai nel piacere di pochi che nasce dal disgusto di molti. Detto in altri termini “Devil is Fine” non è mai narcisista né persecutorio nei confronti dell’ascoltatore che sperimenta una melopea straniante e piacevole al tempo stesso: questo sembra essere il grande merito dell’album, almeno alle nostre orecchie. Un disco di nicchia potentemente mainstream, vale a dire quello che ci si aspetta da un’opera d’arte moderna.


 

Voto: 7,5/10
Luca Gori

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