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17 Maggio 2021 ,

The Black Keys Delta Kream

2021 - Nonesuch Records
[Uscita: 14/05/2021]

Oh Brother Where Art Thou?” è il nome del film capolavoro con cui i fratelli Cohen provano a riscrivere l’Odissea ambientandola negli Stati Uniti del sud all’inizio del Novecento. La pellicola rende in maniera stupenda un quadro romantico del Mississippi, del Sud e del Blues. Questi soggetti sono stati ripresi in modo altrettanto geniale per un lavoro che non guarda al cinema, ma alla musica. Mississippi, Sud e Blues, infatti, sono le parole chiave per comprendere l’ultimo lavoro dei Black Keys, "Delta Kream", uscito il 14 Maggio di quest’anno. "Delta Kream" (Nonesuch Records) è un affresco straordinario in cui i pennelli sono dei classici dell’hill country-blues, rivisitati e corretti in salsa Black Keys. In effetti, durante il breve lavoro di registrazione – concluso in sole dieci ore - il duo di Akron ha ripreso alcuni classici della tradizione americana, adattandoli al suo sound e - forse - a gusti più moderni. Detto in parole più povere di così, Auerbach alla chitarra e Carney alla batteria hanno realizzato un album di cover. La notizia di per sé potrebbe distogliere l’interesse dell’ascoltatore più desideroso di novità. Nonostante questa superficiale impressione, però, non si può nascondere quanto "Delta Kream" sia profondamente radicato nel percorso artistico dei Black Keys, e quanto ne sviluppi ulteriormente le potenzialità sonore. A due anni di distanza da "Let’s Rock", a sette anni da "Turn Blue", "Delta Kream" ricostituisce un vistoso filo rosso con "El Camino", prima, e "Attack And Release", poi, più datato, certo, ma di cui "Delta Kream" recupera sonorità cattive ed il mordente delle chitarre. Se in questi ultimi anni c’è stata della sperimentazione musicale; se in questi ultimi c’è stato un tentativo di mischiare sonorità più raffinate al suono genuino dei Black Keys; oggi tutte queste sovrastrutture sono state spazzate via da "Delta Kream". Il lavoro è un back to the roots che scava nella tradizione country-blues per trovare una strada nuova. Un album che dunque, sì, è fatto di cover, ma che accende un faro su una possibile svolta artistica dei Black Keys. Andando ad analizzare singolarmente i pezzi, non si può che rimanere impressionati dalle corde che il gruppo di Auerbach è andato a toccare. La prima traccia, Crawling Kingsnake rispolvera e rivitalizza un pezzo del ’48 di sua maestà Johnny Lee Hooker. Il confronto con l’originale permette di apprezzare il lavoro di sviluppo e arricchimento che Carney ha condotto sulle ritmiche e sulle percussioni. Restaurare un classico del genere non è un lavoro semplice. Dargli nuova vita richiede artisti di primo piano. In questo, i Black Keys hanno fatto pienamente centro. Il primo singolo estratto dall’album, Going Down South, invece, trasforma di sana pianta un brano di R.L. Burnside e lo irrobustisce con un falsetto perfettamente innestato sulla rotondissima linea di basso. La chitarra che ulula ruvida nei vari assoli vale da sola l’ascolto dell’intero album. Da ultimo, il sound aspro di Do The Romp ha il sapore della rivincita. In effetti, il pezzo è una cover di Junior Kimbrough che avrebbe dovuto fare parte del primo album di debutto dei Black Keys ("The Big Come Up", del 2002). Tagliata all’ultimo dalla scaletta del primo album, adesso la band la registra nuovamente e la inserisce meravigliosamente nella loro ultima uscita. E’ proprio quest’ultima indiscrezione che – se ce ne fosse bisogno - ci dà la cifra di quanto "Delta Kream" sia un album profondamente radicato nella cultura musicale dei Black Keys; un avanzamento che ha il sapore di un ritorno alle origini; una tradizione che sa di novità. In poche parole, una bellissima contraddizione.

Voto: 7.5/10
Andrea Costa

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