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10 Maggio 2013 , ,

Dead Gaze DEAD GAZE

2013 - Fat Cat Records/Goodfellas
[Uscita: 28/03/2013]

Dead Gaze: DEAD GAZE (Uscita 28-03- 2013);  Fat Cat Records/GoodfellasGuardando la copertina del primo lavoro lungo di Cole Furlow, nome che sta dietro il già famigerato progetto “Dead Gaze”, una fila di case armoniosamente dislocate su dolci declivi collinari, verrebbe in mente d’acchito di associarvi una sorta di corrispettivo musicale sostanziato in melliflui toni di quieto folk. Nulla di più sbagliato: dal nord del Mississippi arriva una sventagliata di acido fenico in musica, noise-pop, deviata psichedelica e staffilate di garage-punk, nientemeno. Un suono sporco e ruvido come un muro trasudante salnitro. Dodici tracce che declinano il particolare mood di quest’artista singolare: un suono selvaggio intriso di atmosfere graffianti come nell’iniziale Remember What Brought Us Here  e nella successiva You’ll Carry On Real Nice, in cui a dominare sono i toni garage, le chitarre distorte piegate in spasmi di agonia psichedelica, la voce come passata al vaglio di pregnanti strati di carta vetrata. La “grattugia” psych prosegue, seppur un poco attenuata, in This Big World, per poi accusare un moto di lento dissolvimento in una sorta di palude sonora ebbra di miasmi retro, in Future Loves And Sing Abouts.

 

D’ora innanzi, il suono assume gli stilemi di un obliquo noise-pop venato di crepuscolare psichedelia con Glory Days For Sure, dove la chitarra trascorre dallo stato brado dei brani precedenti a quello di stemperato spleen sonico, con tratti di autentico tono acustico, e con Take Me Home Or I Die Alone in cui predomina la voce spettralmente distorta di Furlow contrappuntata dall’impianto della liquescente base strumentale. Altre tracce di rilievo sono: A Simple Man, sorta di nenia per chitarra e voce con autoironici cori  in stile surf (!), Fishing With Robert, forse l’episodio musicalmente più accattivante del disco, l’ideale colonna sonora per un party a base di soda caustica on the rocks, e la conclusiva Fight Til It’s Dead, breve ma intensa cavalcata nei terreni palustri della più melanconica psichedelia. Un album che non fa certo dell’ortodossia il suo emblema: ruvido, angoloso, puntuto ma intrigante, e sufficientemente obliquo per piacerci. 

Voto: 6,5/10
Rocco Sapuppo

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