Migliora leggibilitàStampa
6 Giugno 2017 ,

Divisionists DAYBREAK

2017 - Mount Watatic Records
[Uscita: 17/03/2017]

Inghilterra  #consigliatodadistorsioni     

 

divisionistsPower pop 2.0: ci sembra questa la definizione più giusta per inquadrare la musica del quartetto londinese Divisionists, che debutta con il primo LP “Daybreak” per l’etichetta londinese Mount Watatic Records. A dispetto del nome (che deriva da una branca del movimento pittorico Neo-Impressionista) il sound dei Divisionists è tutt’altro che divisivo. Al power pop tradizionale degli anni ’80/’90 il gruppo aggiunge un tocco personalissimo di psichedelia e sonorità folk acustiche: un lavoro eterogeneo, complesso e decisamente gradevole, a sei anni dal precedente EP “We play rock music…”. Per tutte le dodici tracce del disco i Divisionists riescono a tenere magistralmente insieme tutte le loro varie influenze, inglesi ma anche pronunciatamente americane (R.E.M., Teenage Fanclub, Lemonheads, The Byrds, Neil Young & Crazy Horse, Creedence C.R.).

 

Una caratteristica che emerge chiaramente fin dalla prima traccia (e primo singolo estratto), Say Can You, con le veloci ritmiche del power pop melodico a fondersi con una chitarra psichedelica carica di effetti che conferisce al brano un delicato tocco di acidità. Stesso discorso per il prosieguo dell’album, soprattutto nel brano All Fall Down, in cui alle diviatmosfere distorte e aggressive si aggiunge un sax incalzante dalle sonorità perturbanti e a tratti inquietanti, perfettamente in linea con il filone psichedelico, il vero e principale protagonista del disco. Un concetto ribadito a chiare lettere a metà album da The First Casualty, pezzo dalla colorazione lo-fi in cui la voce delicata di Brandon Quinn è altalenante tra bassi e acuti, amalgamandosi alla chitarra solista per un perfetto “account” di pop psichedelico. A completare questo saggio di versatilità artistica oniriche ballatone pop (Colours, Moonlight Devil, Freedom) e pezzi folk-rock (Fraction of Grace, Alone). Candelina sulla torta una delicata cover di Pale Blue Eyes dei Velvet Underground. Un disco ben riuscito, una piccola gemma pop-rock di nicchia con ritmiche e armonie profondamente diverse, un puzzle in cui ogni pezzo si incastra alla perfezione con gli altri.  

 

Voto: 7,5/10
Riccardo Resta

Audio

Video

Inizio pagina