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18 Febbraio 2023 ,

Wilco Cruel Country

2023 - dBpm Records
[Uscita: 20/01/2023]

Cruel Country” dei Wilco è uno di quei dischi di cui si può scrivere solo in modalità asincrona, ovvero dopo averne razionalizzato le suggestioni. Quando si parla di musica non si tratta mai di compiere una operazione meramente intellettuale. Tuttavia, mai come in questo caso, è necessario rispettare una distanza di sicurezza da una parte emotiva che potrebbe prendere il sopravvento nel giudizio. “Cruel Country” è uscito nel maggio dello scorso anno in formato digitale e sulle piattaforme di streaming, mentre da gennaio è stato reso disponibile in formato fisico. Dall’ascolto dell’album si realizza subito come sia annoverabile tra i grandi classici dell’Americana, cosa che fa pensare al privilegio inconsapevole di chi aveva modo di vivere in contemporanea, ad esempio, la musica di “American Beauty” o “Workingman's Dead” dei Grateful Dead. Se consideriamo poi che viviamo alla fine della Storia (mutuando il titolo da un noto saggio di Francis Fukuyama), l’operazione ha del miracoloso. “Cruel Country” attraversa le infinite vite dell’uomo oltre ogni limite definito da coordinate spazio – temporali, non solo perché fotografa una band come nessun’altra in circolazione, che suona come nessuno suona più, ma perché la sua scrittura è attraversata da quella verità che ciascuno di noi custodisce. La diaspora degli Uncle Tupelo ha portato Jeff Tweedy ad intraprendere un percorso diverso rispetto a quello del sodale Jay Farrar: mentre i Son Volt sono rimasti legati alla tradizione attingendovi incessantemente, i Wilco hanno rielaborato la propria materia genetica sfidando tutti i limiti insiti nel non volersi allontanare da una casa accogliente. È indubbio che dopo una fase centrale rappresentata dal capolavoro “Yankee Hotel Foxtrot”, dal successivo ingresso nella line up di Nels Cline con la doppietta “Sky Blue Sky” e “Wilco (The Album)”, la band ha compiuto un cammino di graduale sottrazione. “Cruel Country” indica proprio l’apice di questa attitudine, ovvero un lavoro che complessivamente si regge su un impianto acustico in cui ogni musicista resta dietro o, se vogliamo, all’interno della canzone. Peraltro, anche lo stesso Cline sembra muoversi solo sui contrappunti, secondo una visione alla Bill Frisell. La poesia di tutto l’album sta dentro l’essenzialità degli equilibri fragili e umbratili dei passaggi e nella voce di Tweedy, sempre toccante. Siamo oltre i confini del folk propriamente inteso o del country, nonostante l’apparenza formale. I Am My Mother è l’opener in cui risuona tutta la sapienza di Dylan, Hints ha la malinconia che pervade senza amarezze, Ambulance è solo voce e chitarra, il peccatore che fa ritorno dopo avere avuto la sua assoluzione dalla vita. Tonight’s the Day ha una radice harrisoniana, Bird Without a Trail/ Base of My Skull è una mini suite in cui troviamo i ghirigori del compianto David Crosby sulle pareti di una casa sulla West Coast. La meraviglia di Universe è tutta nell’apertura dei synth e nella tristezza vicina a “Electro-Shock Blues” degli Eels. Many Worlds vive nell’intreccio delle chitarre, Hearts Hard To Find è una tipica ballata alla Tweedy, allo stesso modo di Story To Tell, mentre Falling Apart è il rockabilly che abbraccia il bluegrass. Che dire poi di Country Song Upside-Down, della sua leggerezza che entra sotto la pelle come una carezza. "Cruel Country" contiene la gioia, ma anche la paura, la mancanza ed un profondo senso di vivere la maturità. Un disco che è la summa di quello che i Wilco sono diventati, grazie alle strade percorse e all'autenticità di una musica diventata patrimonio di tutti.

Voto: 8.5/10
Giuseppe Rapisarda

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