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29 Maggio 2017 , ,

Piano Magic CLOSURE

2017 - Second Language
[Uscita: 20/01/2017]

Inghilterra  

 

Con questo “Closure”, in modo esplicito come indica il titolo dell'album, i Piano Magic salutano ed escono di scena. Dodici dischi all’attivo, un numero spropositato di live nel curriculum, hanno fatto della band londinese una delle più longeve nel panorama underground degli ultimi vent’anni. Dalle parole del leader Glen Johnson era già tutto chiaro: «Ho dovuto stabilire in maniera molto ferma alla band, ai nostri fan e – soprattutto – a me stesso che questo sarebbe stato il nostro ultimo album e che la storia di Piano Magic sarebbe terminata il 20 gennaio 2017, esattamente vent’anni dopo la prima esibizione dal vivo». Dall’esordio di "Popular Mechanics" nel 1997, i Piano Magic hanno sfornato almeno due dischi molto importati: uno è "Low Birth Weight" mentre il secondo è l’acclamato "Disaffected". Dopo quel disco del 2005, che per quasi tutti è il loro capolavoro, tanti fan avrebbero scommesso nella loro flessione artistica. Invece i Piano Magic hanno continuato a produrre dischi e musica di ottima fattura. Mai hanno tradito il loro timbro post rock elettronico.

 

Closure esce a cinque anni dal precedente “Life Has Not Finished With Me Yet”, un' eternità se si pensa che la band ha sempre licenziato un disco ogni due anni. Come ospiti ci sono Peter Milton Walsh dei The Apartments, Audrey Riley, violoncellista che ha collaborato con i Go-Betweens e Nick Cave, Josh Hight degli Irons e Oliver Cherer dei Dollboy. La band è al gran completo, da Glen Johnson a Jerome Tcherneyan, ad Alasdair Steer e Frank Alba. Non sarà forse il loro lavoro migliore, ma la dipartita della PM-2L-webband è servita con stile. Il loro suono rimane quello, diventato riconoscibilissimo a distanza di tanti anni. “Closure” in apertura è un pezzo che entra nel repertorio migliore dei Piano Magic. Una suite lunga, un dark-rock intenso e di suggestione. Proseguendo si entra sempre più nel cosiddetto, come è stato definito, ghost-sound dei Piano Magic. Un loro marchio di fabbrica. La voce di Johnson viene spesso filtrata e accompagnata da diversi da strumenti come in Living for Other People dal violino o in Exile dalla drum machine e da slide guitar. Let me introduce you è il brano più post rock con più reminiscenze dai primi dischi. Closure è piuttosto malinconico e forse non avrebbe senso se fosse il contrario. Termina con I Left You Twice, Not Once, e la strofa «I could not bear to say goodbye» fa un po’ venire il magone. 

 

Voto: 7/10
Mauro Tomelli

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