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8 Febbraio 2018 ,

Machine Head CATHARSIS

2018 - Nuclear Blast Records
[Uscita: 26/01/2018]

Stati Uniti

 

machine headPer il nono album della sua creatura Robb Flynn (foto giù a destra) decide di non risparmiare né i Machine Head né gli ignari ascoltatori proponendo 75 minuti di melting pot metal distribuiti in 15 tracce ad alta degradabilità. Dopo aver battuto nell’arco di quattro lustri ogni sentiero del metal e di tutto ciò che in un certo momento storico si dichiarava tale, i Machine Head decidono qui di proporre una sorta di Enciclopedia delle Scienze Metallare in Compendio.  Tra una rincorsa e l’altra nel corso degli anni non sono mancati gli schietti slanci creativi, dal primigenio “Burn My Eyes” sino all’interessante rimescolio derivativo di “The Blackening” prodotto nel 2007. Probabilmente il cinquantenne Flynn ha concepito questo nuovissimo “Catharsis” dall’idea di praticare sul corpo delle sue stesse opere migliori ciò che queste avevano praticato sul corpo delle band che di volta in volta attiravano la sua attenzione (e quella del pubblico). Non vi può essere altra giustificazione per tale grondante tripudio di olezzi ribellisti, breakdown unti e altre ovvietà a caso che incrostano le orecchie financo del neofita appena iscritto al partito dell’overdrive impenitente. A dimostrazione di quanto detto consigliamo l’ascolto ai meno impressionabili dell’introduttiva Volatile, un predicozzo stantio con i Blind Guardian a ispirare e vegliare sulla corretta esecuzione del culto speed metal.

flllllNon va meglio con la title track, Catharsis, tutta volta a rendere sapida la minestra riscaldata in salsa nu-metal su cui apporre una buona spruzzata di cacio math e scioglievolezza pop quanto basta per sfornare un ritornello facile facile. E’ la migliore prova dei Machine Head in versione 2018 sia dal punto di vista tecnico che compositivo. Il resto è un pilotto atto a rimestare il fondo del paiolo come l’immancabile Bastards che utilizza movenze e armonie country per scrivere un divertissement lievemente supponente a sorreggere una affettata decadenza da sopravvissuti. Ma la farsa volge subito in tragedia con Behind a Mask, low tempo tutto chitarre acustiche letteralmente maltrattate e tese con ogni fibra a ricreare quel tipico costrutto che ha reso celebri gli Opeth. 

 

Voto: 4/10
Luca Gori

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