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22 Dicembre 2020

Hawkwind Light Orchestra Carnivorous

2020 - Cherry Red Records
[Uscita: 16/10/2020]

Riguardo a questo orrifico 2020, anche i signori dello space-rock, seppur sotto l’usbergo di una ‘società in nome collettivo’, Hawkwind Light Orchestra, ma pur sempre Hawkwind, nelle loro proteiformi declinazioni, hanno voluto dire la loro in musica. Ed ecco “Carnivorous”, anagramma di ‘Coronarivus’. In principio, avrebbe dovuto essere un album solistico del mentore galattico Dave Brock, in seguito sono stati cooptati Richard Chadwick e Magnus Martin alla guida dell’aeronave, per destinazioni sconosciute. Di noto, tuttavia, vi sono le coordinate sonore del progetto, in pretto stile space-rock, come d’altronde consueto alla band albionica che solca le contrade cosmiche da mezzo secolo. Ed è sempre un bel sentire, invero. Quindici tracce, per un’ora e undici minuti di eccellente rock spaziale. A partire dall’incipit, segmento programmatico sin dal titolo, Expedition To Planet X, una sorta di prodromo strumentale a un viaggio interstellare con destinazione incerta. Afferente ai canoni più usuali adottati dagli Hawkwind, appare certamente la tirata astrale di Dyna-mite, chitarra in corsa nelle praterie siderali e percussioni simili ai motori di un’astronave in fase di decollo. Di superba fattura è senz’altro la traccia successiva, Void Of Wasteland, strumenti in articolazione ebbra di suggestioni alla Alfred E. Van Vogt, viaggio nell’infinito senza ritorno possibile, mentre più vicina alle sonorità di Master Of The Universe sembra essere la linea spezzata di Repel Attract, sezione ritmica ossessiva tastiere elettroniche in grande spolvero su una voce incisa nella criptonite. Da rammentare, tra le altre tracce dell’album, perle quali: Human Behaviour (No Sex Allowed), con la chitarra che s’invola per strade costellate di stelle infuocate in rapida caduta; Lockdown (Keep Calm), sorta di nenia spaziale per astronauti dimenticati nel vuoto universale; la splendida e monumentale The Virus, dieci minuti di immersione nello spazio senza stelle della mente a ritmo di rock; l’elegiaca e melanconica ode ai pascoli galattici di Forgotten Memories, con intrecci di chitarra degni dei tempi d’oro, prima che la giostra psichedelica di Higher Gound, arrestandosi al centro dell’universo, faccia da suggello a un album dalla notevole fattura artistica. Che lo Spazio profondo ci accolga.

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

Audio

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