Migliora leggibilitàStampa
16 Gennaio 2022 ,

SDH Can – D

2021 - Autoproduzione
[Uscita: 01/12/2021]

Si concedono persino una ballata lenta, (Graphomaniac), benché splendidamente acida e sulfurea, i SDH, gruppo reatino di super nicchia del quale ci siamo già occupati ripetutamente su queste pagine a concludere (quasi) questo ottimo, nuovissimo e breve album “Can – D”. Il resto invece è tutto buon vecchio punk, un punk furioso e immarcescibile che arriva direttamente dal passato datato 1977 e dintorni. Ascoltandolo viene in mente quella bibbia punk che fu il doppio album antologico “Hope & Anchor Front Row Festival” con tutti quei gruppi “minori” (The Saints, 999, Pirates, Tyla Gang, Roogalator, ecc.) tra i quali i SDH non avrebbero certo sfigurato. Ecco quindi le chitarre abrasive e sferraglianti di Surfin’ On My Phone o di Piss And Moan, caratterizzata da un riff micidiale e accattivante, che creano un muro del suono granitico e incrollabile. Scandagliando ed immergendosi in profondità in questo agitato mare punk ecco però che piccole e piacevoli sorprese seminascoste e sottotraccia affiorano all’ascolto più attento: Pat In The Pot, benché guidata e sorretta da un basso tonitruante nasconde (neanche tanto) una sorta di giro folk da pseudo giga irlandese prodotto da un suono metallofono simil gamelan indonesiano, Don’t Dare e Walking With The Devil hanno addirittura l’orecchiabilità e la vicinanza con certe cose dei Motorhead, Crashed ricorda la trasversalità sghimbescia di un Ian Dury che proprio punk non era ma tant’è. E ancora Balls al di là della veemenza punk si rivela come un rock’n’roll futuristico (punk’n’roll) trascinante e ipercinetico. Il “quasi” parentesizzato poco sopra si riferisce invece a una nona e ultima traccia non riportata in copertina e quindi senza titolo dove la band di Rieti si cimenta in una sorta di cavalcata americana pseudo-country-punk che potrebbe essere stata composta da un Leonard Cohen dopo una cena a base di funghi non del tutto commestibili ma psichedelicamente significativi. Valore aggiunto la bella copertina surrealistic/pop di Ila Pop (Ilaria Novelli) già autrice di quelle degli album precedenti. “Can-D” è album tosto e senza concessioni al mainstream che, riuniti in un salotto punk, i nomi sopra citati nonché Lemmy Kilmister potrebbero applaudire alla grande insieme a noi.

Voto: 7/10
Maurizio Pupi Bracali

Video

Inizio pagina