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16 Agosto 2012 , ,

Apache Dropout Bubblegum Graveyard

2012 - Trouble In Mind Records
[Uscita: 07/08/2012]

apache dropout bubblegum graveyard# Consigliato da DISTORSIONI

 

Il mio collega Luca Sanna  recensendo nella rubrica di Distorsioni Oggetti Smarriti “Apache Dropoute “Radiation EP”, i due documenti sonori usciti nel 2011 degli Apache Dropout - trio proveniente da Bloomington, Indiana - ha usato termini del lessico rock più o meno imparentati tra loro: lo-fi, garage, punk, nel tentativo di identificare il genere suonato dalla band. Il proseguio musicale quindi più naturale che ci si aspetta da questo nuovo lavoro più corposo degli Apache Dropout, 12 brani a fronte dei precedenti tre e sei, è in quel senso lì, anche se il bizzarro titolo “Bubblegum Graveyard”  qualche punto interrogativo lo fa sorgere. Niente di più intenzionalmente allusivo da parte Sonny Alexandre/Blood (guitar/lead vocal), Nathan Warrick/Anu Nath (bass), e Lord Fyre (drums): Bubblegum Graveyard tutto è meno che un lavoro ortodossamente lo-fi, garage e punk. Certo l’incipit ed riff di Katie Verlaine suonano smaccatamente garage-punk (la seminale Gloria) come aromi psichedelici sopraffini assediano i sensi in Quaaludes ’68, un titolo ‘drogato’ sin troppo allusivo. 

 

Ma ad un vaglio più attento i tre appaiono animati soprattutto da intenti dissacratori, sarcastici, ma anche decadenti, cominciando dall’esilarante copertina ‘horror’ fumettistica, vale la pena spenderci qualche riga: un cimitero, in primo piano ‘lady Death’ con tanto di falce e palloncino bubblegum tra le labbra rimescola una poltiglia assortita di dolciumi, tra le lapidi di Emil J.Brach e Milton Hershey, due grossi produttori americani coevi di canditi e cioccolatoapachedropout morti verso la metà del ventesimo secolo. Sullo sfondo una moltitudine di zombies avanza con l’acquolina in bocca. Attitudini e richiami alla bubblegum music degli anni ’60 e ’70 (Sweet, Tommy James & The Shondells, The Ohio Express) disseminati nei brani saltano agli occhi, soprattutto se la vostra età anagrafica vi ha permesso di vivere quegli anni, nella costruzione di refrain e motivetti facili facili (Ghost Stories, Archie’s Army, The Fried Stranger). 1-2-3 Red Light è la cupa cover di uno degli hit ed il nome del secondo album dei 1910 Fruitgum Company, forse il bubblegum group per eccellenza dei ’60, quelli della sputtanatissima Simon Says tanto per intenderci.  

 

Ma il bubblegum evocato dagli Apache Dropout, che in alcuni momenti si imbelletta anche con il glam dei T.Rex (Candy Bar),  è tutt’altro che spensierato: lo resuscitano forse in un disperato slancio di riappropriarsi di una verginità emotiva e musicale perduta. Ma ci mette poco a soccombere, a diventare un’inquietante creatura mutante succube dei toni vocali dolenti e stravolti di Sonny Blood e delle sue liriche allucinate, a metà strada tra il Richard Hell psicolabile di Love Comes in Spurts ed il Jim Sohns ingenuo peter pan degli Shadows Of Knight. Soccombe la bubblegum-music degli A.D. - ed è seppellita in questo cimitero  - sotto la chitarra sconquassante di Sonny Blood e delle sue urla isteriche in Carryin’ Fleas, è uccisa dallo stomp-blues crampsiano di Robbin’ The Bank, dalle fumanti chitarre detroitiane-Motor City di Quaaludes ’68  e Lady Blood, dal fuzz sparato a mille nella demenziale cantilena I-80. Insomma si sarà capito, ce la mettono tutta i tre per confondere le idee, e mentre con intuizioni ed istinto felicissimi mescolano tutto in un ribollente calderone, sfornano uno dei dischi più intriganti e geniali dei primi due terzi del 2012.

 

Pasquale Wally Boffoli

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