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31 Marzo 2012 , ,

Andrew Bird BREAK IT YOURSELF

2012 - Bella Union / Self
[Uscita: 6/03/2012]

Andrew-Bird-Break-it-yourself# Consigliato da DISTORSIONI

Che sia chiaro da subito: poche novità all’orizzonte. Gli ingredienti della musica di Andrew Bird sono tutti ordinati in fila e per benino per cui non mancano all’appello: i violini pizzicati e non, la voce carezzevole, le chitarre semi-acustiche e, ovviamente, il famoso fischio. C’è chi se ne farà una ragione e lascerà nuovamente perdere, e chi al contrario ama le atmosfere tipiche dell’ artista di Chicago non potrà resistervi, e si troverà nuovamente e felicemente a proprio agio.  Rispetto al lavoro precedente, il pregevole Noble Beast, c’è un pizzico in meno di immediatezza pop, anche se non mancano degli esempi notevoli in questo campo come il radiofonico singolo apripista  Eyeoneye, sospeso tra Byrds (guarda caso), certa Motown – e perché no – Spector sound, la più campestre Danse Carribe che ricorda alcune pagine del Paul Simon meno americano, e una immediatamente memorizzabile, Give It Away.

 

E’ però evidente una maggiore propensione ad atmosfere di stampo folksy, per non dire pastorali, piuttosto inedite fino ad ora. Ne sono esempi in tal verso la lunga, quasi impressionista (e un tantino pretenziosa) Hole In The Ocean Floor che rimanda alle intuizioni dei (esagero?) Fairport Convention. E’ notevole Desperation Breeds, non distante da certi Wilco periodo “Sky Blue Sky”, non a caso posta in apertura quasi a voler sottolineare la necessità di provare nuove architetture. Colpiscono nel segno anche la bella Lusitania impreziosita dal cameo di St. Vincent, e, ditemi poi quanto è bella, Lazy Projector che non sarà facile smettere di fischiettare nelle giornate primaverili. Un disco, questo “Break It Yourself”, forse non superiore ad alcune prove del passato prossimo del nostro (credo siano in tal senso preferibili sia “Noble Beast” che “Armchair Apocripha”) ma che farà però bella mostra nel suo futuro catalogo. A patto che certi impulsi sinfonici, non voglio ancora dire prog, rimangano isolati, e che il suo lato più kitch sia superato da quello più pop. E che, possibilmente, prenda a fischiare un pochino meno. 

 

                                                  Roberto Remondino

 

 

 

andrew bird break it yourselfDopo la realizzazione di un album splendido, per molti artisti risulta spesso difficile ripresentarsi con un disco nuovo che sia quantomeno all'altezza del precedente. Nel caso di Andrew Bird questo non sembra essere un problema perchè ogni suo disco nasconde una magia diversa. "Noble Beast" del 2009 è stato senza alcun dubbio uno dei momenti più alti della discografia del polistrumentisa statunitense, nonchè uno dei dischi più belli dell'anno. A quello splendido lavoro segue ora l' ottimo "Break It Yourself". Sempre in compagnia del suo inseparabile violino, il nuovo album è stato registrato con un semplice 8 tracce in uno studio improvvisato nella sua fattoria a nord ovest dell' Illinois, nei pressi del fiume Mississippi. Una passione quella per il violino coltivata fin da piccolo e proseguita nell' adolescenza al Northwestern University di Chicago dove Bird inizia ad assimilare le influenze musicali più disparate.

 

Dalla musica classica al folk, dal jazz al bluegrass, Andrew Bird assimilerà tutte queste esperienze per poi proiettarle nella sua dimensione musicale. ‘Il violino è il modo più semplice che ho di esprimere quello che mi passa per la testa. Lascio che quel suono accada in maniera del tutto inconsapevole’. Un' alchimia musicale tra le più emozionanti quella creata da Bird, che si accompagna ad una voce soffice. Giunto ormai al suo sesto album da solista il cantautore americano si mostra ancora una volta artista eclettico e mai banale, capace di una scrittura sempre fresca e accattivante, tra sonorità folkloristiche e progressioni indie. "Break It Yourself" è l'ennesimo capolavoro, nuova collezione di canzoni dove non mancano deliziose melodie  (Give It Away, Sifters, Fatal Shore),  incantevoli arrangiamenti  (Desperation Breeds, Near Death Experience Experience, Hole In The Ocean Floor), momenti eccentrici (Danse Carribe, Orpheo Looks Back) e brani facilmente fischiettabili (Eyeoneye, Lazy Projector, Lusitania). 14 episodi da riascoltare più volte senza mai stancarsi. Anzi, proprio ascoltandolo più volte "Break It Yourself" svelerà la sua bellezza.

 

                                                      Michele Passavanti

 

Roberto Remondino/Michele Passavanti

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