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16 Dicembre 2017 , , ,

Major Parkinson BLACKBOX

2017 - Karisma Records-Creative Eclipse PR
[Uscita: 27/10/2017]

Norvegia

 

A tre anni dal rilascio del sorprendente “Twilight Cinema” i norvegesi Major Parkinson ritornano a far capolino sulla scena discografica con il nuovo lavoro Blackbox e lo fanno con una line-up abbondantemente rinnovata. Sono i chitarristi Øystein Bech-Eriksen e Sondre Skollevoll, la violinista Claudia Cox ed il percussionista Sondre Veland i volti nuovi della formazione originaria di Bergen che vanno ad affiancare il trio dei veterani (il vocalist Jon Ivar Kollbotn, il bassista Eivind Gammersvik ed il tastierista Lars Christian Bjørknes) sopravvissuto a un vero e proprio smembramento della band avvenuto all'indomani della pubblicazione dell'album del 2014. Prodotto da Yngve Leidulv Sætre questo quarto lavoro di studio appare ispirato e - nella miglior tradizione Major Parkinson - difficilmente inquadrabile in un genere ben definito. La timbrica cavernosa di Kollbotn si muove teatralmente in mezzo a orditi sintetici dai connotati eighties, intuizioni progressive, decadenti ambientazioni industrial e derive scanzonatamente pop. 

 

Ad alleggerire le trame sinistre dell'album ed i cupi declami del frontman interviene efficacemente - in quattro tracce - la tonalità cristallina di Linn Frøkedal, già voce di Misty Coast, The Low Frequency in Stereo e The Megaphonic Thrift. Nove tracce quindi che sin dall'elettro-opener dal retrogusto new wave Lover, Lover Me Down! dispensano fantastici fotogrammi sonori all'interno dei quali si dissipano filastrocche epicamente gotiche (Blackbox), rintocchi pianistici crepuscolari (Strawberry Suicide) , rarefatti orditi cosmici (Isabel: A Report to an Academy), velleità pop sinfoniche (Madeleine Crumbles) ed un duetto Kollbotn-Frøkedal (Baseball) che sembra fuoriuscito da una performance musical-teatrale. Una commistione stravagante e spuria che nel suo incedere utilizza indistintamente corni ed archi così come sintetizzatori e altre diavolerie elettroniche; un destabilizzante melting pop che sbanda tra Cave ed Ultravox, The Mars Volta e Tangerine Dream, cabaret e cinema senza annoiare ed esalta le esplosive espressioni di una band particolarmente originale e fuori dagli schemi che sembra essersi giovata dell'apporto offerto dagli innesti dell'ultim'ora. Una complessa Blackbox dalle mille risorse che necessita indubbiamente di qualche ascolto prima di essere ben metabolizzata. E forse apprezzata. 

 

Voto: 7/10
Alessandro Freschi

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