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26 Ottobre 2015 ,

Sonar BLACK LIGHT

2015 - Cuneiform Records
[Uscita: 16/10/2015]

Svizzera 

 

SONAR - Black Light - cover_art-SONAR-Black_LightL’etichetta americana Cuneiform è rinomata per la pubblicazione di gruppi che si rifanno soprattutto al filone Canterbury rock/rock in opposition (vedi la ristampa degli ottimi Thinking Plague da noi recensita poco tempo fa). Con gli svizzeri Sonar, giunti al terzo album “Black light”, dopo  “A flaw of nature” e “Static motion”, esploriamo un territorio diverso, quello che anni fa veniva definito “math rock”. I Sonar presentano la più classica delle formazioni rock, due chitarre, Stephan Thelen, principale compositore del gruppo, e Bernhard Wagner, Christian Kuntner, basso e Manuel Pasquinelli, batteria. Meno usuale la musica: totalmente strumentale, i quattro usano accordature aperte, accordi inusuali (tritoni, seconde minori) ed è rigorosamente bandito il ritmo in 4/4, mentre appaiono 5/8, 7/8, 11/8.

Riferimento assoluto e dichiarato i King Crimson di “Larks’ tongues in aspic”, e poi Steve Reich, lo svizzero Nik Bärtsch, e compositori di inizio ‘900 come Béla Bartók (che del resto, insieme a Stravinskij, fu dei King Crimson, ma anche di Keith Emerson, massima influenza). Alla fine il risultato è molto simile a quello dei chicagoani Don Caballero, per i quali la definizione math rock fu coniata.

 

La prima traccia, Enneagram, ha un inizio rumoristico che fa presagire il peggio, ma ben presto attacca un riff minimale di chitarra incalzato dai cupi rintocchi del basso. I brani sono tutti molto da lunghi, dai sei ai dieci minuti, molto ricchi malgrado l’apparente minimalismo, composti da continui stacchi, sincopi, cambi di ritmo. Il suono delle chitarre è pulito, e la perfezione tecnica dei musicisti incredibile, anche se mai virtuosistica, anche sonarle parti di batteria sembrano semplici all’ascolto, ma sono invece complicatissime. Chi pensa che la presenza del cantato sia un valore imprescindibile potrebbe non amare questo disco, così come chi non ama musica molto cerebrale, accusa che da sempre è rivolta a progressive e post rock; ma se non avete di questi pregiudizi Black light è davvero un ottimo sonar1album.

Non è un lavoro originale al cento per cento, le influenze dichiarate e non dichiarate sono evidentissime; però il disco si ascolta con grande interesse, la matrice rock non soccombe mai alla sperimentazione e la tecnica pregevole dei musicisti non diventa mai esibizionismo, e non potrebbe, visto le influenze minimaliste. E poi da quando si è cominciato a parlare di post rock e math rock i canonici vent’anni sono passati, anche questi generi sono storicizzati ed è giunto il momento della riscoperta e di una nuova generazione, di cui i Sonar saranno senz’altro un nome di punta.  

 

Voto: 7.5/10
Alfredo Sgarlato

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