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21 Settembre 2014 ,

The New Pornographers BILL BRUISERS

2014 - Matador Records
[Uscita: 26/08/2014]

Canada

new_pornographers_brill_bruisersLa sesta e ultima fatica discografica dei canadesi The New Pornographers, “Brill Bruisers”, possiede la stessa abbagliante evanescenza evocata sin dal titolo. In questo senso il disco mantiene esattamente ciò che promette, vale a dire circa un’ora circa di incombente leggerezza. Eppure già al primo ascolto ci imbattiamo in una atmosfera grottesca da spensieratezza obbligatoria, la stessa che si legge nel volto di alcuni dj nelle serate cariche di aspettative naufragate. Ad un livello meno impressionistico è bene notare come il power pop, genere di cui i New Pornographers sono stati tra i maggiori alfieri sin dalla loro nascita nel 1997, sia andato negli anni trasformandosi sempre più in un pop senza power molto raffinato e spensierato. E con questo Brill Bruisers il processo è portato a compimento con un uso intelligente e accattivante dell’elemento elettronico e digitale che spunta decisivo nella title track di apertura, una ouverture da opera pop smagliante. L’indiscussa abilità tecnica e il talento compositivo dei New Pornographers permettono alla band di giocare con le nostre orecchie a piacimento lasciandoci immaginare fuochi d’artificio e soddisfacenti abbuffate di gaiezza che solo pregustiamo tra un lampeggiare continuo di coretti e riff di tastiera. Con impazienza si arriva quindi a Champions Of Red Wine, un chiaro inno agli anni ’80 e al loro profeta sintetizzatore: la voce soffice di Neko Case fatica a farsi strada in tale sfacciataggine. 

 

newpornografiCi si ricompone quindi nella più sobria, matura Fantasy fools che però non lascia il segno con il suo spudorato tappeto di tastiere mid-tempo sul quale le voci di Neko Case e Carl Newman giocano a chi la sa più lunga nell’imitazione dei Fleetwood Mac. Ed è a questo punto che interviene Bejar mostrando che in fatto di imitazione creativa non è secondo a nessuno: con baldanza scrive War on the East Coast che solo per caso non figura nell’ultimo, esuberante e ipotetico album di Blondie. Sullo stesso registro si situa, in ordine sparso Born with a sound che non aggiunge né toglie alcunché a quanto appena detto, se non che Bejar illanguidisce la scrittura che si fa decisamente triste con Spidyr nella quale l’interesse si sposta su un dialogo siderale e impossibile tra armonica e sintetizzatore. Il resto del disco è Newman-newpornograpersshow che distribuisce manciate di Roxy Music (Wide eyes) con la sinistra e eteree armonie anni ’60 (Marching orders) fino ad arrivare alla sintesi con Another Drug Deal of the Heart nella quale una Case distratta soffia deliziose sciocchezze. Nell’uso della voce femminile siamo dalle parti di Vive la fete come si mostra chiaramente nella andatura elettrowave che vorrebbe invitare alla danza di Dancehall Domine e You tell me where. E arrivati alla fine però non ci siamo mossi che di qualche passo, non ci siamo divertiti tanto come veniva suggerito all’ingresso: torniamo a casa senza rimpianti e tanto leggeri che la testa è vuota.

Voto: 6/10
Luca Gori

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