Migliora leggibilitàStampa
18 Settembre 2023

Sigur Rós Átta

2023 - Krunk Records, BMG Recordings
[Uscita: 16/06/2023]

La musica dei Sigur Rós suona per anime incompiute o in attesa di uscire dal confine ideale di quei luoghi in cui sono state felici e che nel tempo sono diventati inospitali. In qualche modo la scrittura della band islandese si è sviluppata attorno ad un fermo immagine spazio-temporale, ad una spirale di vita cristallizzata nel groviglio di una energia in potenza, come una sorta di stadio prenatale del cosmo. La stessa vocalità di Jón Þor Birgisson lambisce frequenze che potrebbero appartenere ad esistenze primordiali di esseri immersi nella placenta materna, raggomitolati nella stessa posa della creatura raffigurata nel sophomoreÁgætis Byrjun”. Eppure, in questa strategica fragilità risiede tutta la potenza visionaria dei Sigur Rós e della loro assoluta coerenza artistica. La formazione attuale vede, insieme allo stesso Jón Þor Birgisson e Georg Hólm, il rientro dopo undici anni del tastierista Kjartan Sveinsson, cosa che, nell’economia del nuovo lavoro, ha giocato un ruolo non da poco. “Átta” è l’ottavo album di una discografia che non patisce particolari esiti alterni, semmai qualche grado di scostamento rispetto all’asse portante costituito proprio da “Ágætis Byrjun” ed il successivo “( )”. Uscito in streaming il 16 giugno ed in formato fisico l' 1 settembre, “Átta” è costituito da otto movimenti in cui prevale l'elemento sinfonico sviluppato attorno al concept di un pianeta diventato una tabula rasa, senza vita ed alcuna prospettiva di umanità. Questa volta i nuovi brani, nati durante il lockdown, sono privi dei consueti bagliori elettrici e con sporadiche parti ritmiche (vedi le pulsazioni di Klettur); le registrazioni sono state eseguite negli Abbey Road Studios la cui resa magniloquente - quasi sempre solo voce, archi ed inserti di tastiere - è dovuta all'apporto della London Contemporary Orchestra, parte integrante di ogni traccia e, in alcuni casi, presenza forse un po' ingombrante. Il risultato rappresenta una sorta di sviluppo naturale per una musica che da sempre possiede una propensione spirituale e cinematica. L’iniziale Glóð è pura estasi di voci in reverse attorcigliate in un agglomerato impalpabile di anime danzanti sul ciglio di un precipizio; con Blóðberg si entra in un territorio desolato definito da una musica che mantiene la sacralità di un requiem post-apocalittico. Skel è una sonata cameristica con al centro una linea armonica che segue il cantato onomatopeico di Jónsi. Colpisce la drammaticità di Mór e la sua epica interpretazione del declino, al pari delle sospensioni oniriche di Fall e dei suoi leggeri rintocchi di piano. In chiusura 8 apre lentamente alla luce con un crescendo di intensità che promette la salvezza a patto di immaginare un nuovo umanesimo. Quando al minuto 5.04 dell’ultima traccia la musica sembra spegnersi, si avverte solo il riverbero di note lunghe e la sensazione di un battito che rallenta. Se i Sigur Rós hanno già sperimentato la perfezione o qualcosa di simile, oggi rielaborano quella stessa materia emotiva con un approccio diverso, saturando quegli spazi che prima avrebbero lasciato vuoti per essere riempiti di sogni. Probabilmente per essere più felici dovremmo imparare a parlare della bellezza attraverso la grammatica di lingue inventate. Come l'hopelandic. 

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

Audio

Video

Inizio pagina