Migliora leggibilitàStampa
5 Luglio 2014 , ,

Craig Leon ANTHOLOGY OF I.F.M. VOL. 1: NOMMOS/VISITING

2014 - RVNG Intl
[Uscita: 08/07/2014]

Craig-Leon-# Consigliato da Distorsioni

 

Ma che musica avranno mai ascoltato nei loro walkman i Nommos durante il loro lungo e noioso viaggio da Sirius B verso il nostro pianeta? Certo la domanda suonerà alquanto bizzarra agli occhi dei più, eppure da quando nei tardi anni ’70 Craig Leon visitò una mostra dedicata ai Dogon, antica tribù del Mali che ha vissuto per secoli in un sostanziale isolamento, le leggende e la cosmogonia di questi ultimi hanno catturato il suo interesse. In quell’occasione Leon venne a conoscere la complessa astronomia sviluppata dai Dogon che, oltre a descrivere la venuta sulla terra dei Nommos, sorta di creature anfibie, avevano individuato nelle carte astronomiche descritte dai loro antenati stelle che gli astronomi avrebbero scoperto soltanto nel ventesimo secolo e solo grazie a potenti telescopi. Queste teorie diffuse da alcuni etnologi, oggi vengono messe in dubbio da parte di molti, ma non è questa la sede per stabilirne la veridicità. 

 

Un mistero che ha portato Leon a produrre due dischi “Nommos” “Visiting”, usciti rispettivamente nel 1981 e 1982 che ora la label newyorkese RVNG ha riunito in un unico cd, "Anthology of Interplanetary Folk Music Vol.1: Nommos/Visiting", un’edizione che è l’unica ad essere stata autorizzata da Leon e che suonacraig1 esattamente come lui avrebbe voluto. La musica di questi due dischi dovrebbe essere la risposta proprio alla craig2domanda posta all’inizio di questa recensione. Leon nei settanta è stato produttore di gente come Ramones, Blondie, Talking Heads, Suicide, Richard Hell, prima di trasferirsi a Londra e dedicarsi in seguito a prodotti più mainstream, Pavarotti fra gli altri. Ma è stato anche, ed è quello che qui più ci interessa, collezionista di sintetizzatori, con i quali ha appunto realizzato queste due opere di folk interplanetario. Nommos uscì per la Takoma di John Fahey. Le registrazioni avvennero in uno studio di Austin con l’ausilio di 3 synth e di una primordiale drum machine, la LM-1 e con la partecipazione della moglie Cassell Webb, la cui voce possiamo sentire nella lunga Four Eyes to See the Afterlife.

 

Il risultato è una corrente cosmica che sembra provenire da immense lontananze siderali, ma anche da un tempo passato e misterioso. Musicalmente non mancano riferimenti alla scena kraut, Kraftwerk e Cluster, o a Brian Eno; Craig Leon sembra però anche anticipare sonorità techno e ambient o synthpop. Il suono metallico dei synth, prevalente in brani craigcome Donkeys Bearing Cups, dà la sensazione di trovarci dentro le navicelle di Spazio 1999 o Star Trek, mentre certe sonorità acquatiche fanno sprofondare l'ascoltatore in un liquido amniotico primordiale, ricordandoci la natura anfibia dei Nommos e le loro capacità natatorie. Fra suoni tribali, drones, asprezze industrial, dolci melodie evocative, lirismo spirituale, tessiture lisergiche - viene in mente la Tonto’s Expanding Head Band - e influenze della scena punk no-wave newyorkese, si dipana un suono contemplativo e di grande suggestione. A volte lo si usa impropriamente, ma l’aggettivo seminale stavolta è pienamente giustificato.

 

Voto: 9/10
Ignazio Gulotta

Audio

Video

Inizio pagina