Migliora leggibilitàStampa
26 Ottobre 2018 ,

Anti-Flag AMERICAN RECKONING

2018
[Uscita: 28/09/2018]

Stati Uniti

 

american reckoningsIl 2018 è stato un anno particolarmente attivo per gli Anti-Flag, punk band ultra politicizzata di Pittsburgh. Dopo la pubblicazione della versione rimasterizzata di “Their System Doesn’t Work for You” (album del 1998), il quartetto capitano da Justin Sane esce con “American Reckoning”, una raccolta di brani tratti dagli ultimi due band in studio (“American Spring” e “American Fall”), riproposti in versione acustica, più qualche cover di canzoni che la band ha indicato come grande fonte di ispirazione. Un esperimento semi-inedito per il quartetto della Pennsylvania, che ha provato a seguire la scia degli amici Rise Against (usciti in estate con “Ghost Note Symphonies vol. 1”), senza però ottenere il medesimo, pregevole, risultato. Il filone rimane (non potrebbe essere diversamente) quello della “protest song”, una denuncia feroce e cruda dell’America alla deriva nell’epoca della presidenza Trump. Tuttavia, brani come The Debate is Over (If You Want It), Trouble Follows Me e American Attraction proposti in questa versione scarna, senza delle orchestrazioni a rendere il suono più corposo, perdono molta delle carica che possedevano nella versione punk originale, pur mantenendo vivo il concetto di base e il tono aspramente critico dei testi.

anti flagUn difetto presente ancora di più in When the Wall Falls, che spogliata dell’energia ska-punk di cui si nutre il brano originale finisce per appiattirsi lentamente. Fra queste riproposizioni acustiche, mezzo voto in più se lo guadagnano Racist, Set Yourself on Fire e Brandenburg Gate, che appaiono leggermente più convincenti delle altre. Ecco quindi che sono proprio le tre cover – piazzate di fila in conclusione del disco – a strappare i giudizi migliori. Intrigante è la versione punk-rock, fatta di puro power chord, di Gimme Some Truth di John Lennon, così come apprezzabili sono le interpretazioni di For What It’s Worth (Buffalo Springfield) e Surrender (Cheap Trick). Insomma, un album promosso a metà, che comunque ci consegna Justin Sane e compagni in due versioni (quella acustica e quella di “coverizzatori”) che non conoscevamo bene o che non conoscevamo affatto. Lode comunque alla scelta coraggiosa. 

 

Voto: 6/10
Riccardo Resta

Video

Inizio pagina