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9 Marzo 2016

Aziza Brahim ABBAR EL HAMADA

2016 - Glitterbeat Records
[Uscita: 04/03/2016]

Saharawi   #consigliatodadistorsioni   

 

azizaSecondo album per la Glitterbeat Records per la cantante saharawi Aziza Brahim, voce di un popolo che da decenni vive il dramma dell'occupazione straniera da parte del Marocco e dell'essere costretti a vivere da rifugiati. La vita di Aziza è stata costellata dalla fuga e dal nomadismo alla ricerca di un rifugio, ma sempre sognando un ritorno alla propria terra, ma per quanto riguarda più dettagliate notizie sulla biografia della musicista vi rimando alla recensione apparsa su Distorsioni del suo disco precedente “Soutak”. Del resto chi ha dimestichezza con gli artisti che provengono da quell'area geografica che sta tra Mauritania, Algeria, Mali, Niger, sa che il tema dell'esilio, della lontananza è centrale nella loro poetica, esperienza vissuta spesso in prima persona; l'esperienza artistica diventa così la voce della sofferenza e del dolore di popoli che subiscono sopraffazioni e ingiustizie.

Abbar El Hamada” cioè “Attraverso l'Hamada”: il titolo rimanda a quel territorio roccioso che si trova nel sud del Sahara algerino, il luogo dove sono stati ricacciati i saharawi espulsi dalla loro terra: «Per me è un titolo che sintetizza il nostro destino come paese nel corso degli ultimi 40 anni. Stiamo soffrendo un'ingiustizia che ci condanna a cercare di sopravvivere in un ambiente fra i più inospitali come l'Hamada». Ma se è vero che l'impegno politico è molto presente nei testi, l'interesse principale è ovviamente l'altissima qualità della musica proposta da Aziza Brahim, un'artista capace di fondere in sé molteplici esperienze e tradizioni musicali che trovano meravigliosa espressione in canzoni dalla forte carica emozionale, vibranti di una vita vissuta intensamente che diventa fonte primaria di ispirazione. 

 

aziza2Accanto a lei c'è ancora una volta Chris Eckman (The Walkabouts, Dirtmusic, Distance, Light & Sky e boss della Glitterbeat), profondo conoscitore della musica subsahariana, la cui sensibile produzione esalta le intense capacità vocali di Aziza Brahim. Percussioni e batteria sono affidate ai senegalesi Sengare Ngom e Aleix Tobias, il maliano Kalilou Sangare e lo spagnolo Ignasi Cussò alle chitarre, il bassista è lo spagnolo Guillem Aguilar, mentre in uno dei brani più belli, Mani, un blues desertico, ipnotico e dolente, suona il grandissimo chitarrista Samba Touré. Il disco è stato registrato a Barcellona, città dove la musicista ormai risiede.

Il tono delle canzoni di Aziza è sempre pacato, riflessivo, quasi intimo, come a voler unire tensione politica e sofferenza personale, ma proprio per questo il suo canto ha una straordinaria forza capace di toccare le corde più profonde e sensibili. Impossibile rimanere insensibili davanti al rotolante blues Calles De Dajla, al pathos del canto corale comunitario intonato nella notte sahariana conaziza3 Intifada o al già citato Mani. Così come non si può che restare meravigliati dall'eleganza spagnoleggiante e folk intrisa di nostalgia e senso dl distacco di El Canto De La Arena o dagli influssi caraibici di  La Cordillera Negra. Chiude l'album un'altra perla, Los Muros, che prende spunto dal muro di sabbia che il Marocco ha innalzato per impedire il ritorno dei saharawi alla loro terra. Un canto di dolore, rimpianto, dall'andamento circolare e magnetico a ricordarci il diritto dei popoli alla libertà e a una vita dignitosa. Ascoltare un album di Aziza Brahim è un'esperienza emotiva, intellettuale e musicale che nessuno dovrebbe negarsi. 

 

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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