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15 Giugno 2020 , ,

Wilma Archer A Western Circular

2020 - Domino Recording
[Uscita: 03/04/2020]

Chi si avvicinasse frettolosamente a questo disco potrebbe pensare: un'altra interessante novità prodotta da una donna. Invece no, Wilma Archer è uno degli pseudonimi usati da Will Archer, non ancora trentenne produttore e polistrumentista di Newcastle, noto anche come Slime. Come molte produzioni recenti "A Western Circular", terzo lavoro di Archer, primo come Wilma, è un disco estremamente vario, e in questo ha la sua forza e il suo limite. Si apre con la title-track, un breve strumentale che dopo un inizio rumorista evolve in una partitura minimalista per archi. Quindi un altro strumentale, Scarecrow, bel brano jazzato in un lento tempo dispari, chiaro omaggio a Frank Zappa, nel solo di chitarra come in certi vocalizzi. In Last Sniff fa la prima comparsa la voce, quella del rapper MF Doom, ma la canzone è quanto di più lontano dall'hip-hop da classifica, il violoncello è lo strumento portante. Ancora archi per Killing Crab, tra barocco e Residents. Nuova sorpresa con The Boon, inizio soffice, chitarre quasi folk, poi una voce calda, quella di Samuel T. Harring, vicina a quella di Terry Callier, accompagnata da una partitura insinuante di fiati, il soul incontra il Brasile. La calda voce di Harring, in coppia con Laura Groves interpreta anche Decades, uno dei vertici del disco, soave ballata soul impreziosita da una splendida sezione di fiati che unisce Michael Nyman e i misteri canterburiani e da raffinati giochi ritmici. Altri gioielli sono la notturna Ugly Feelings (Again), a dispetto del titolo felice strumentale jazzato con sax e batteria in evidenza e l'incalzante Cheater, altro arrangiamento perfetto nella sua fusione di stili, affidata alla voce di Sudan Archives (pseudonimo di Brittney Denise Parks, cantante e violinista di Cincinnati). Si può discutere a lungo, e con poco costrutto, su quando la musica contemporanea abbia smesso di dire qualcosa di nuovo per riciclare il passato: così le musiche degli anni '90, trip-hop, e post-rock soprattutto, hanno fatto del riciclo creativo di materiali anche opposti tra loro la propria cifra distintiva. Wilma Archer si pone sul quel filone, con un disco che fonde jazz, soul e neoclassicismo, le chitarre rock coi fiati e l'elettronica. Si potrebbe rimproverare all'autore di non avere un unico stile, anche se il contrasto tra i generi su cui si fonda ogni canzone potrebbe essere in sé il suo stile, ma nell'insieme questo disco è assolutamente riuscito, godibilissimo, tra i migliori che abbiamo ascoltato in quest'inizio d'anno, che se è stato terribile per molti aspetti almeno sul piano discografico ci sta dando molte soddisfazioni.

Voto: 8/10
Alfredo Sgarlato

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