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5 Settembre 2015 , , ,

Lee Ritenour A TWIST OF RIT

2015 - Concord Records
[Uscita: 22/08/2015]

Stati Uniti    

 

atwistofrit05Lee Ritenour festeggia il quarantesimo anniversario di una carriera musicale strepitosa e ripropone alcuni suoi vecchi brani – tratti per lo più da “First Course”, del 1975 e “Rit”, che è del 1980 - chiamando a raccolta strumentisti blasonati per una all stars band che ne rinnova la confezione, riproponendoli con nuovo smalto in questo nuovo lavoro su Concord Records, “A Twist of Rit”. A rispondere con entusiasmo alla chiamata è per primo un suo storico compagno di viaggio, l’ottimo Dave Grusin, che si alterna alle tastiere con John Beasley e Patrice Rushen; e poi i sassofonisti Ernie Watts e Bob Sheppard con Rashawn Ross al flicorno; Melvin Lee Davis e Tom Kennedy al basso; il percussionista Paulinho Da Costa, altra grande e celebre star, ad affiancare i batteristi Dave Weckl, Ronald Bruner Jr. e Chris Coleman. Per la prima volta si aggiungono alla lista i chitarristi Michael Thompson, Wah Wah Watson and David T. Walker e il pianista Makoto Ozone. Quest’ultimo, in particolare, con Weckl, Ritenour e Kennedy, dà l’iniziale del proprio cognome all’acronimo del titolo di W.O.R.K.n’ IT, dove il quartetto in questione si prodiga in uno dei pezzi più interessanti, bell’esempio di sophisticated jazz.

 

L’album di Captain Fingers, che, non sarebbe necessario dirlo, imbraccia la sua fedele chitarra, celebra un vero e proprio stilista della musica, che fa incontrare varie sonorità e le confeziona in un unico ottimo manufatto, facile ed ammiccante, che sotto certi aspetti potrebbe apparire datato, magari un po’ ruffiano, ma che è caratterizzato da altissima leescuola e mediato da una straordinaria professionalità. E in questo la fusion di Ritenour ha la sua ragion d’essere, la sua forza. Già nel pezzo d’apertura, Wild Rice, il ritmo di un irresistibile funky, che trasporta nelle rutilanti atmosfere anni Settanta, fa dimenticare che quell riff è un po’ démodé e che c’è qualcosa di “già sentito”.

Una dozzina di brani, invece, ti accompagna, con l’erotismo di uno slow dalle torbide atmosfere, un ritmo sincopato, le seducenti costruzioni di un acid jazz, in una festa di suoni che è fondamentalmente ciò che si definisce easy listening. È un album della crisi, si potrebbe obiettare, nel quale il nostro artista volge uno sguardo al passato per celebrarsi, mentre sarebbe più utile che mettesse il proprio talento e la propria esperienza al servizio di un nuovo sound. È ciò che ci aspetterebbe da un musicista della statura di Lee Ritenour. Poi ci si concentra sulle prestazioni, individuali e di gruppo, di questo eccellente drappello di musicisti, che si diverte e quindi diverte, e il gioco è fatto. Buon anniversario, maestro Rit. Altri cento di questi anni. 

 

Voto: 6.5/10
Nello Pappalardo

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