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3 Ottobre 2018

Un Affare di Famiglia (Manbiki Kazoku – Shoplifters) Hirokazu Kore-eda

In Italia dal 13 Settembre 2018 - Giappone

Palma d’Oro alla 71.ma edizione del Festival di Cannes (2018)

 

Cast: Lily Franky, Sakura Andô, Mayu Matsuoka, Kirin Kiki, Jyo Kairi, Miyu Sasaki, Kengo Kora, Chizuru Ikewaki, Sôsuke Ikematsu, Yôko Moriguchi, Moemi Katayama, Yuki Yamada, Akira Emoto, Naoto Ogata – Genere: Drammatico – Durata: 121 minuti - Distribuzione italiana: Bim    

 

 

locandinaUna famiglia di taccheggiatori sarebbe la traduzione del titolo originale, “Manbiki Kazoku”. Quello internazionale è, infatti, semplicemente “Shoplifters” (taccheggiatori), ma la famiglia e le sue omertà sono sicuramente il tema centrale del film. Un tema ricorrente per il regista, Hirokazu Kore-eda, di cui l’anno scorso in Italia abbiamo visto “Ritratto di famiglia con tempesta” (2016) e andando indietro di anno in anno, “Little Sister” (2015) “Father and son” (2013), “I wish” (2011) e “Still walking” (2008). Non ci stupiremmo se “Un affare di famiglia”, premiato quest’anno in coro unanime a Cannes con la Palma d’Oro, chiudesse questo ciclo tematico. Il film, se non dovesse accadere, resterà un punto di arrivo difficilmente superabile. Diversi sono gli elementi che nella continuità segnano un traguardo, lasciandoci, dopo averlo visto, con uno strano senso di pienezza raggiunta, ma ancora a chiederci il perché e il percome.

 

La trama, i personaggi e i suoi interpreti

Shota (Jyo Kairi) è un ragazzino addestrato dal non più giovane Osama (Lily Franky) (foto a destra), per rubare nei negozi, piccoli taccheggi dell’arte di arrangiarsi, rimediare una cena a buon mercato, avere qualche abito in più e così via. Osama e Shota ci appaiono come padre e SCENAFILM_LilyFranky+JyoKairifiglio. Tornando a casa scoprono Yuri (Miyu Sasaki), una bambina affamata e abbandonata sul balcone, e decidono di soccorrerla portandola con loro. Quando la riportano a casa, scoprono che Yuri è vittima di maltrattamenti e decidono di tenerla con loro prendendosene cura, ma senza denunciare nulla alle autorità. Osama intanto ha un incidente sul cantiere edile e scopriamo così la sua condizione di operaio precario, privo di alcuna tutela. Ora, sospeso dal lavoro senza alcuna ricompensa, dovrà impegnarsi di più a rubare. Così anche Yuri viene addestrata, suscitando la gelosia infantile di Shota, che alla fine si affezionerà invece a lei come ad una vera sorella. Tutti i componenti di questa SCENAFILM_MayuMatsuoka+MiyuSasakifamiglia vivono di espedienti, come Aki (Mayu Matsuoka, nella foto con Miyu Sasaki), giovane studentessa che inizia a lavorare in un peep show per contribuire anche lei al bilancio famigliare.

Al centro vi troviamo nonna Hatsue Shibata (Kirin Kiki, foto sotto a destra). È lei ad aver creato, non volendo vivere e morire in solitudine, questo nucleo famigliare, in realtà privo di qualsiasi legame biologico. La sua piccola pensione fa da base per il sostentamento di tutti, ma Osama non è suo figlio e Shota non è il figlio di Osama, così come la sua compagna Nobuko (Sakura Ando, foto sotto a sinistra e destra) non è né madre né moglie. Per lungo tempo il tema dominante del film è come la SCENAFILM_MayuMatsuoka_KirinKikimigliore famiglia sia quella dove i figli si scelgono i genitori, e i nonni figli e nipoti. Nella loro indigenza, la falsa famiglia Shibata ne è un esempio. Vivendo ai margini della società si sono aiutati l’un l’altro. Solo Aki è davvero la nipote di Hatsue, ma sino alla fine non capiremo se anche lei non faccia parte di un piano per ricattare il padre, il vero figlio di nonna Hatsue, che insieme alla moglie vive in una bella casa a due piani. Ed è questo il primo indizio di qualcosa che ribalterà interamente la percezione quasi idilliaca di questa falsa famiglia, povera ma armoniosa. Lasciamo agli spettatori il gusto di scoprire da soli come ci si arriva, ma alla fine tutto sarà smontato e dovremo chiederci se siamo stati così ingenui da non averlo capito prima, o se siamo noi a cadere nella trappola dei pregiudizi ogni volta che giudichiamo qualcosa che sfugge alla norma.

 

Una gioco di percezioni
Nessun intento sociologico, nessuna idea di volerci far scoprire cosa si possa nascondere dietro il disagio sociale e la povertà. Di fronte all’evidenza, anche noi spettatori restiamo senza strumenti per poter smentire chi voglia vederci solo una vicenda di rapimento e sfruttamento di minori, o di occultamento di cadaveri per truffe assicurative. Non ci SCENAFILM_Lily_Franky_&_Sakura_Andotroviamo di fronte a due verità, il film non ci vuole raccontare una realtà sociale per contrapporre uno sguardo dall’interno a uno dall’esterno. Se avesse voluto farlo sarebbe un film mistificante. Yuri sa benissimo chi la maltratta, Shota capirà d’essere stato ingannato solo per necessità e in cuor suo chiamerà “papà” Osama. Loro due sono i più piccoli e man mano che l’età dei personaggi cresce anche il gioco si fa più complesso. Qui ci troviamo semplicemente in una zona d’ombra di quello che sia lecito fare o meno, in un comune afflato di simpatie e reciproco rispetto. L’istinto è quello primario della sopravvivenza e dell’adattamento, dove è lecito quello che meglio funziona per il gruppo e per i suoi componenti, senza far male a nessuno o illudendosi di questo (“prendere una merce nel negozio non è furto perché non è ancora di nessuno” insegna Osama ai bambini). Scopriremo che, oltre al furto, ci saranno altri peccati da nascondere e di cui farsene una ragione. In realtà, è la sottile SCENAFILM_SakuraAndo+KirinKikistoria di ognuno di noi. Il film non svela molte di queste zone d’ombra perché nemmeno i nostri personaggi riescono sin in fondo a farlo, come noi con le nostre scelte, ed è per questo che rimaniamo solidali con loro. Anche per lo spettatore, è come se improvvisamente il mondo ci osservasse e noi restassimo senza argomenti e con tanti dubbi su noi stessi. Si tratta di un gioco di percezioni estremamente raffinato. Kore-eda non ci insegna solo a guardare, e lo fa egregiamente nella migliore tradizione del cinema classico giapponese (Yasujirō Ozu e Kenji Mizoguchi in primis), ma ci insegna anche a guardarci da fuori e osservarci.

 

Una famiglia da reinventare
Quello che è messo in discussione è quanto il mondo sia capace di contenere i nostri vissuti. La Legge non sembra dare una risposta convincente e men che mai i Media una ragione dei fatti. Non c’è tanto una critica alla coerenza dell’una o alla superficialità degli altri, quanto la loro fragilità e inconsistenza razionale. Le ragioni del cuore non trovano SCENAFILM_MiyuSasaki+JyoKairicuore nella ragione. Ciò che è naturale, compreso l’arte di arrangiarsi dei protagonisti, viene demolito dalla Legge in nome della stessa naturalità. In particolare, quello che continuamente Kore-eda ci svela è la fragilità e l’inconsistenza del nostro concetto di famiglia. Apparentemente quotidiano e dimesso, il suo è un cinema finemente politico, che tocca uno dei temi meno risolti del nostro tempo. Chi e come debbano crescere i bambini, quali debbano essere le relazioni umane che possono dare loro un ambiente evolutivo, con quale libertà e responsabilità debbano le persone costruire e far finire le loro relazioni. Non SCENAFILM_JyoKairi_LilyFranky_MayuMatsuoka_SakuraAndo_MiyuSasakic’è un conflitto tra Legge e Natura, ma una critica radicale alla ideologia del “naturale” dietro cui la Legge si nasconde, impedendo la costruzione di modelli alternativi. La falsa famiglia di nonna Hatsue non è un progetto alternativo. Loro si trovano a sperimentarne uno solo perché costretti dalle circostanze a fare deroga a qualsiasi norma sociale, pur di semplificarsi la vita. Ma questa per Kore-eda è solo una cornice, un pretesto per rendere possibile quello che altrimenti non ha nome e non ha luogo per esistere.

 

Gli attori e i temi ricorrenti

Interessante notare come i temi ricorrenti nel cinema di Kore-eda passino attraverso alcuni personaggi chiave, interpretati sempre dagli stessi attori. Una caratteristica questa locandina_originale_manbiki_kazokuche potrebbe spingerci a vedere una similitudine con il cinema di Yasujirō Ozu, uno dei maestri assoluti del cinema giapponese, anche lui autore di un intero ciclo di film dove gli stessi attori interpretavano personaggi ricorrenti, come variazioni sullo stesso tema. Uno di questi personaggi ricorrenti di Kore-eda è quello del padre, sempre interpretato da Lily Franky. Un padre squattrinato, o finito in disgrazia, un sottoproletario, apparentemente anafettivo e puerile, e forse per questo dotato di empatie eccezionali e dolci con il mondo infantile.  In “Father and son” lo abbiamo visto essere disposto a cedere per soldi suo figlio a un’altra famiglia, così come, in “Un affare di famiglia”, non ci pensa due volte ad abbandonare Shota, da cui gli piacerebbe sentirsi chiamare “padre”, pur di non farsi arrestare. In entrambi i casi si dimostra però essere un padre insostituibile quando si tratta di insegnare ai bambini qualcosa, giocando con loro, sapendo capire i loro sentimenti e aiutandoli a crescere amando.  Ed in entrambi i film lui non è il padre biologico, ma si trova a crescere il figlio di un altro senza saperlo, nel primo a causa di uno scambio di culle. In “Ritratto di famiglia con tempesta” è uno scrittore fallito e separato dalla moglie, lei efficiente e razionale, lui cialtrone e menzognero. E ancora una volta quello che il padre può dare di meraviglioso al figlio è solo il gioco.

 

Altro personaggio ricorrente è la nonna, sempre interpretata da Kirin Kiki, e purtroppo questo non sarà più possibile. L’attrice è scomparsa poco dopo l’uscita in Italia del film, il 15 settembre scorso all’età di 75 anni. Kirin Kiki era un’attrice molto popolare e di lunga carriera in Giappone, tra varietà e televisione, ma salita alla gloria solo da anziana, proprio Cannes2018Cast_daSinistra_JyoKairi_LilyFranky_MiyuSasaki_SakuraAndograzie ai film di Kore-eda, oltre a quello nel 2015 di  Naomi KawaseLe ricette della Signora Toku” (dove la ritroviamo in coppia con la figlia Kyara Uchida, come nel precedente “I wish” di Kore-eda). Il suo sguardo è spesso una guida, come nella scena del bagno a mare di “Un affare di famiglia”. Il tema ricorrente del suo personaggio è infatti la necessità di costruirsi intorno una comunità, e in “Ritratto di famiglia con tempesta” la ritroviamo a fare in modo che il figlio e la ex nuora dormino insieme per riaverli in casa. Nello stesso film sigla con apparente cinismo la sua filosofia di vita, quando dice al figlio che la sua fortuna è stata quella di non aver mai conosciuto l’amore e di non aver mai cercato la felicità, accontentandosi di quello che la vita le offriva. Il tema della famiglia non è l’unico di Kore-eda (nella foto, premiato a Cannes 2018). Ritroviamo quello della sessualità, già in Cannes2018Regista_HirakazuKoreedapersonaggi come Aki che si mostra nel peep show, in film come “Air Doll” del 2009. All’inizio egli s’impose invece con alcuni film e documentari sul suicidio. I suoi lavori, a causa di questa insistenza sul tema del rapporto tra vita e morte, seppur premiati nei festival sia di Venezia sia di Cannes, non trovarono grosso successo di pubblico, nemmeno in Giappone. Quello del rapporto genitoriale sembra ora tornare nel suo primo film fuori dal Giappone, in lavorazione in Francia e che vede nel cast tre prime donne: Juliette Binoche, Catherine Deneuve e Ludivine Sagnier. La storia è quella di un rapporto difficile tra una figlia e la madre attrice, che sta interpretando in un film di fantascienza il ruolo di una donna che non invecchia mai. Vi ritroviamo entrambi i temi prediletti del regista e lo aspettiamo per il nuovo anno. 

 

Angelo Amoroso d’Aragona

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