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20 Ottobre 2017

Nico 1988 Susanna Nicchiarelli (Regia, Soggetto e Sceneggiatura)

2017 - Italia-Belgio

Uscita: 12/10/2017 - Genere: Drammatico, Biografico, Musicale - Distribuzione: I Wonder Pictures - Produzione: Vivo Film/Tarantula/Rai Cinema - Durata: 93 min. -

Cast: Trine Dyrholm, John Gordon Sinclair, Anamaria Marinca, Thomas Trabacchi, Karina Fernandez, Sandor Funtek, Calvin Demba - Musiche: Gatto Ciliegia vs. Il Grande Freddo, interpretazione vocale Trine Dyrholm - Fotografia: Crysel Fournier - Scenografia: Alessandro Vannucci, Igor Gabriel

 

 

nico 1988                            Trama

 

Il film racconta gli ultimi due anni della vita di Nico, al secolo Christa Päffgen, cantante tedesca e icona di bellezza degli anni ’60 divenuta famosa per la partecipazione all’album “The Velvet Underground & Nico” del 1967, noto tra le altre cose per la copertina di Andy Warhol raffigurante la famosa banana. Alle soglie dei 50 anni, con la folgorante bellezza dei giorni di gloria ormai sfiorita, Nico (interpretata magistralmente da Trine Dyrholm) si ritrova a vivere una vita lontana dai riflettori che appena 20 anni prima erano costantemente accesi su di lei. Dopo il trasferimento a Manchester, Nico intraprende nel 1986 l’ultimo tour musicale (tra Parigi, il litorale romano, l’allora Cecoslovacchia e la Polonia) della sua vita, che si concluderà tragicamente con un incidente in bici a Ibiza nel luglio del 1988. Nel viaggio al fianco del manager Richard (John Gordon Sinclair) e della band di giovani musicisti esordienti emergono tutte le fragilità della cantante, la dipendenza dall’eroina mai cessata, ma anche tutta la voglia di Christa di imporsi al di là di Nico, oltre l’icona musicale ed estetica che ha influenzato un decennio intero e di cui anche la sua musica solista (a cui la regista italiana Susanna Nicchiarelli dà ampio spazio nel film) è rimasta prigioniera. Un road-movie che racconta uno degli ultimi viaggi di Nico, alla ricerca soprattutto di sé e del rapporto materno con un figlio che da lei ha ereditato tutte le fragilità.

 

Commento

 

nico 1988 fotogrammaRaccontare la decadenza di una grande star piuttosto che il suo periodo di massimo splendore è sempre una strada tortuosa da percorrere. Ancor più se la star in questione è Nico, colei che insieme alla modella inglese Twiggy è stata la “fashion influencer” più importante degli anni ’60, proveniente direttamente dalla scuderia di Andy Warhol. Il tentativo della regista italiana Susanna Nicchiarelli, dunque, andrebbe apprezzato anche solo per il coraggio di raccontare la storia crepuscolare della “regina delle tenebre”, così come era nota la cantante tedesca al culmine del suo successo. “Nico, 1988” è un gran bel film, che porta magistralmente a compimento l’idea della visionaria regista italiana. L’immagine che la Nicchiarelli dà di Nico è quella principalmente di una donna che prova a Nico-1988 fotogrammarealizzarsi lasciandosi alle spalle il passato, uscendo dalla gabbia dorata di ricordi in cui era fin troppo facile rinchiudersi per una persona che ha vissuto la giovinezza a mille all’ora, frequentando idoli come Jim Morrison e Lou Reed. Ed è proprio la voglia di emergere dalle sabbie mobili della “cantante dei Velvet Underground” uno dei temi che la magnetica interpretazione di Trine Dyrholm mette maggiormente in risalto. L’insofferenza per l’accostamento a Lou Reed (uno dei più facili da fare per tutti) è uno dei motivi che spingono la nuova Christa al disperato desiderio di recidere il cordone ombelicale con un passato ormai lontano (rievocato grazie a un sapiente dosaggio della tecnica del flashback, dai giorni dell’infanzia in una Berlino flagellata dalle bombe ai momenti della vita newyorkese negli anni ’60), che dopo averla innalzata a musa di un’intera generazione l’ha lasciata nell’anonimato una volta che il tempo ha fatto il suo naturale corso («Quando ero bella non ero felice», dice Christa prima di un concerto in Italia, uno dei momenti di svolta nella trama).

 

nicoE non è nemmeno la lotta per venir via dalla dipendenza dall’eroina il tema centrale e fondante del film: il fil rouge che percorre sotto traccia tutto lo sviluppo della pellicola è la battaglia interiore tra la vecchia Nico e la nuova Christa. Una battaglia persa in partenza, ma che la donna (non più l’icona o la musa) vuole combattere fino in fondo senza rimpianti, usando tutte le armi a sua disposizione. Tra queste c’è la sua musica, rimasta troppo a lungo e ingiustamente all’ombra del capolavoro con la banana in copertina. Come un’epifania joyciana, è proprio la rabbiosa e debordante esecuzione della musica autografa (la bellissima My Heart is Empty, nella fattispecie) di Nico durante un concerto “abusivo” nella Praga comunista dell’86 a far scattare la molla: è la stessa Christa indolente, turbata e rassegnata a volersi riappropriare di lì in poi della personalità che Nico le aveva sottratto come in un romanzo susanna nicchiarelli Trine  Dyrholmvittoriano. Un percorso accidentato, reso bene dall’incedere lento e tenebroso della narrazione filmica, che passa attraverso il recupero di un rapporto sano e maturo con un figlio talentuoso ma affetto da gravi patologie psichiche. Un viaggio lungo e faticoso, che alla fine ci consegna una donna-artista liberatasi  da tutte le costruzioni sociali di seconda mano; non più la bionda, glaciale, perfetta modella di 20 anni prima, ma una donna vera, autentica, che al momento della morte improvvisa all’età di 49 si era finalmente riconciliata con se stessa e con la vita. 

 

Riccardo Resta

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