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24 Maggio 2015

Mia Madre Nanni Moretti

2015 - Italia-Francia

Produzione: Italia, Francia 2015; Durata: 106'; Genere: drammatico; Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Valia Santella; Fotografia: Arnaldo Catinari; Montaggio: Clelio Benevento; Scenografia: Paola Bizzarri; Interpreti: Margherita Buy, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti, John Turturro, Beatrice Mancini Uscita italiana: 16 aprile 2015; In concorso al 68° Festival di Cannes (13-24 maggio 2015)

 

Miamadre“Qui a Cannes, come nel resto del  mondo, un mio film è visto per quello che è e basta. Nessuno pensa al personaggio riferendosi alle mie idee politiche, al mio rapporto con la stampa, al fatto di essere simpatico o antipatico con i giornalisti, come succede in Italia, dove si giudica un mio film con tanti elementi in più”. Questo il commento di un Nanni Moretti commosso fino alle lacrime a Cannes dopo la proiezione del suo ultimo film, "Mia madre",  suggellata da 10 minuti di applausi. In effetti, diventato suo malgrado autore  e soggetto “politico” (note le sue partecipazioni a varie manifestazioni progressiste) per aver analizzato o anche anticipato come nessun altro la politica italiana degli ultimi 30 anni, le considerazioni del regista romano sono legittime e corrispondenti al vero, in quanto spesso nel nostro paese la sua filmografia viene strumentalizzata a prescindere.

 

Per fare solo alcuni esempi del suo fiuto nell'analizzare la realtà socio-politica italiana si possono citare: la fine del Partito Comunista e di un'intera visione del mondo in "Palombella rossa" (1989); il bellissimo documentario "La cosa" (1990) sulle sezioni del PCI durante il traumatico passaggio al PDS; il primo trionfo elettorale di Berlusconi nel 1994 e la risposta dell'Ulivo di Prodi in "Aprile" (1998); il ventennio berlusconiano tra corruzione e processi di ogni tipo mirabilmente condensati ne "Il caimano" (2006).

Mia madre è suddiviso in 3 principali piani narrativi lasciando (apparentemente?) la politica e l'attualità sullo sfondo. Nella primissima scena ci imbattiamo nell'espediente del MIA_MADRE_FTG_47_corretta_“cinema sul cinema”, già utilizzato da Moretti stesso in passato, e che ha il suo totem in "8 ½" (1963) di Federico Fellini: Margherita (Margherita Buy) è una regista impegnata nelle riprese di uno scontro operai-polizia, in un contesto lavorativo dove la proprietà è in procinto di licenziare i tre terzi del personale. Il secondo livello, quello più divertente, è costituito da tutto ciò che ruota attorno al “mondo cinema”: dalle nevrosi della regista (palese alter ego di Nanni anche in alcune battute e dichiarazioni alla stampa), all'arrivo di una star hollywoodiana come Barry Huggins (John Turturro). Infine, il senso più profondo viene esplicato dall'introspezione familiare (i rapporti tra tre generazioni), e dal dolore per la malattia di Ada. Quest'ultima, interpretata da una strepitosa Giulia Lazzarini, ha due figli, la regista Margherita e l'ingegnere Giovanni (Nanni Moretti), e una nipote adolescente, Livia (Beatrice Mancini).

 

Siamo a metà strada tra "La stanza del figlio" (2001) e "Il caimano" (2006). Mia madre condivide col primo - che rappresentò una svolta “drammatica” nella carriera del cineasta - la profondità, l'elaborazione di un grande dolore e lo sguardo psicoanalitico (anche se la pellicola Palma d'oro di Cannes 2001 era molto più cupa, dura e angosciante). Mentre pur essendo meno “impegnato” de Il caimano - in quanto in Mia madre Moretti lascia al conflitto socio- economico “solo” lo spazio della “finzione” - ne riprende una certa struttura riguardo quantomeno agli attori principali: il ruolo del regista affidato ad un'attrice (in quel MIA-MADRE-di-Nanni-Moretti-2015-1caso Jasmine Trinca preparava una pellicola su Berlusconi) e quello maschile affidato ad un eccentrico fanfarone (Michele Placido ne Il caimano e John Turturro adesso) nella parte del protagonista. Delineando il personaggio di Turturro Moretti si diverte a citare e rimescolare alcuni momenti del cinema felliniano. Barry Huggins è una sorta di rovescio della medaglia della Anita Ekberg de "La dolce vita" (1960). Nel capolavoro di Fellini la diva svedese, nella parte di se stessa, arrivava a Roma in aereo accolta trionfalmente da decine di fotografi e giornalisti. Barry, invece, al suo arrivo in aeroporto dorme su una panchina aspettando che Margherita lo accompagni in auto; è bugiardo (si vanta di un'inesistente film con Kubrick, etc...), ha problemi di memoria e sul set sembra tutto tranne che un grande attore (esilarante l'italiano volutamente comico di Turturro). 

 

Il fantomatico divo hollywoodiano si lancia, inoltre, in una serie di luoghi comuni sulla bellezza di Roma e sui grandi del nostro cinema, culminanti nel canto a squarciagola del motivo Bevete più latte di Nino Rota (tratta dall'episodio "Le tentazioni del dottor Antonio" diretto da Fellini con, guarda caso la Ekberg, del film collettivo "Boccaccio mia-madre-photo-551422137cd49'70" (1962). Un altro elemento che avvicina questo Moretti al Fellini del già citato 8 ½ è rappresentato dal ricorrente utilizzo del sogno e del suo intrecciarsi e confondersi con la narrazione filmica. Bellissime le scene in cui Margherita sogna ad occhi aperti incontrando i suoi cari e se stessa ragazza in fila al cinema o di ritorno nella casa materna. L'autore ha realizzato questo lavoro dichiaratamente autobiografico avendo come stella polare la madre Agata Apicella (deceduta nel 2010, ebbe un piccolo ruolo in Aprile), professoressa come la protagonista del film, e anch'essa amata e stimata dai propri alunni. Il “vero” film è condensato nelle relazioni del triangolo Ada-Margherita-Giovanni e nei risvolti delle loro reazioni, spesso impotenti ma sempre serene, davanti all'incedere degli eventi. 

 

Tuttavia il filo passato-presente (madre-figli) rappresenta per Moretti una speranza per il futuro. Futuro impersonato dalla figlia di Margherita, Livia, la quale ha un fortissimo legame con la nonna. Questo rapporto è sintetizzabile in un'immagine di struggente bellezza: quella che vede Ada, con la maschera dell'ossigeno, impartire, come se niente fosse, lezioni di latino all'attentissima nipote. Lo spettatore viene coinvolto lentamente nel mondo foto-mia-madre-12-1030x615di Ada, si commuove e ad un certo punto del racconto si ritrova a piangere quasi senza accorgersene, grazie ad una regia come al solito etica e rigorosa che non scade mai nel patetismo. Un finale bellissimo sugli occhi di Margherita suggella l'ultima fatica del cineasta romano. Un'altra regia nella carriera di un autore che, sulla breccia da quasi 40 anni, non ha mai sbagliato un colpo. Un regista che quasi da solo ha traghettato il cinema italiano durante il periodo più buio della sua storia (gli anni '80) portandolo dalle ceneri della commedia all'italiana e del grande cinema che fu ai giorni nostri. Un periodo, quello attuale, che vede se non la rinascita dell'industria cinematografica, sicuramente il ritorno di bei film, spesso in giro per i più importanti Festival, e la rinascita dei grandi registi. Tre di loro hanno concorso nella categoria per il miglior film all'ultimo Festival di Cannes: i “giovani” Paolo Sorrentino e Matteo Garrone insieme al “vecchio” ormai maestro Nanni Moretti.

 

Gaetano Ricci

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