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16 Maggio 2013

Il leone d’oro alla carriera William Friedkin

2013 - U.S.A.

bugCon queste parole Alberto Barbera ha  motivato l’assegnazione del Leone d’oro alla carriera a William Friedkin: "Friedkin ha contribuito, in maniera rilevante e non sempre riconosciuta nella sua portata rivoluzionaria, a quel profondo rinnovamento del cinema americano, genericamente registrato dalle cronache dell'epoca come la Nuova Hollywood. Dopo aver scardinato le regole del documentario con alcuni lavori televisivi impostisi per lo sguardo asciutto, spietato e imprevedibile, Friedkin ha rivoluzionato due generi popolari come il poliziesco e l'horror, inventando di fatto il blockbuster moderno con Il braccio violento della legge (1971) e L'Esorcista (1973). E' stato poi autore di film in anticipo sui tempi come Il salario della paura (1977), Cruising (1980), Vivere e morire a Los Angeles (1985) e Jade (1995), alcuni dei quali solo in seguito ampiamente rivalutati come autentici capolavori".

 

Ha ragione Barbera quando dice che Fredkin è un regista molto spesso dimenticato. Si è soliti infatti ricordare il regista americano, un po’ frettolosamente, soltanto per i suoi due capolavori degli anni Settanta, “Il Braccio Violento della Legge” e “L’Esorcista”, due film che hanno riscritto la storia di due generi (il noir e l’horror), facendoli, per così dire, ripartire da zero, ricostruendoli sulla base di una tradizione assodata ma portati forse al loro apice (almeno nella loro concezione classica, ma con aperture già contemporanee). Ma il Friedkin grande regista non è solo quello di questi due film, e non è solo quello del cinema di finzione. Partiamo dunque dalla non-fiction. Friedkin è stato un grande documentarista. Per citare almeno un titolo non si può che menzionare lo splendido documentario-intervista a Fritz Lang (“Fritz Lang Interviewed by William Friedkin”, del 1974), maestro dell’espressionismo tedesco, emigrato durante il Nazismo negli Stati Uniti (come moltifriedkinesorcista suoi colleghi: Lubitsch, Wilder, Murnau, Preminger, Siodmak, Zinnemann) dove diede un enorme contributo al cinema hollywoodiano tra gli anni Quaranta e Sessanta.

 

Una lunga conversazione col regista tedesco, tra biografia e ricostruzione della carriera (mirabolante la ricostruzione della rocambolesca fuga dal regime hitleriano, avvenuta in tutta fretta dopo che Goebbels lo aveva convocato per farne il regista “ufficiale” del Terzo Reich) in cui Friedkin lascia libero spazio all’ormai anziano collega e maestro, che nel rivivere la propria vicenda di regista scrive una pagina assai densa di storia (del cinema e non solo): un protagonista del Novecento, del cinema classico, che in una sorta di cerimonia di passaggio della consegne, lega la sua esperienza a quella della nuova Hollywood (e non è un caso che un altro film-intervista a Fritz Lang sia stato realizzato, circa un decennio prima, da Godard: il passaggio cinema classico-nouvelle vague-New Hollywood è completo). Quando si pensa al cinema della “Nuova Hollywood” il nome di William Friedkin forse non viene alla mente per primo.

 

Eppure il regista diede un contributo fondamentale alla rinascita del cinema americano tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta. Il suo nome si affianca a quelli di altrettanti maestri che diedero vita a quella che è, si può dire, la nouvelle vague del cinema americano: Scorsese, De Palma, Coppola, Spielberg, ma anche Bob Rafelson, Sydney friedkinPollack, Arthur Penn (il cui “Gangster Story” diede l’avvio al nuovo cinema  americano). Periodo, dunque, di grande rinnovamento, dove il cinema americano si reinventava (alla luce della lezione europea della generazione precedente, ma anche dei grandi classici americani, letti finalmente con occhio cinefilo e critico), dove il “genere” riviveva di una rinnovata freschezza, e anche a Hollywood le dinamiche produttive iniziarono a lasciare spazio e libertà d’azione agli “autori” (intesi in senso europeo), capaci di far convivere la loro poetica personale insieme alle regole (fino ad allora abbastanza castranti per i registi) della macchina cinematografica degli Studios.

 

E Il braccio violento della legge è stato uno dei film cardine di questo nuovo modo di fare cinema, forse il primo vero capolavoro della New Hollywood. Assimilata la lezione di Peckinpah e di Arthur Penn, contaminata col noir europeo (francese soprattutto) d’autore e non, il film segna una svolta non solo nella filmografia dell’allora giovane Friedkin, ma di tutto il cinema americano, inaugurando la stagione dei grandi “blockbuster d’autore” che faranno grande la Hollywood di quel periodo. Stesso discorso vale per L’Esorcista (1973), film spartiacque non solo nel genere horror (genere in cui la pellicola lotta per il primo posto forse solo con “Rosemary’s Baby” di Polanski), e tra i più spaventosi mai realizzati. Anche in questo caso cinema commerciale e autoriale vanno di pari passo, il film aspira ad una narrazione di genere, ma guarda a modelli altissimi.

 

friekinvivereemorirealosangelegLa lavorazione sul set fa convivere effetti speciali esagerati e spesso grotteschi (il celeberrimo vomito verde) e tecniche di lavoro attoriale di altissimo livello. Un film (horror) unico nel suo genere, che ha consegnato alla storia del cinema uno dei personaggi più inquietanti e allo stesso tempo iconici mai realizzati (nel 2000 il film fu rieditato in un director’s cut che aggiunge molte scene inedite, rimaste fuori dal montaggio originale). Negli anni Ottanta Friedkin aggiorna Il braccio violento della legge girando una serie di film d’azione e noir che lasceranno il segno nell’immaginario iconico di ogni cinefilo: "Cruising" (1980), durissima e disturbante discesa nei bassifondi di New York alla ricerca di un serial killer di omosessuali, e “Vivere e morire a Los Angeles” (1985), film d’azione pura, un poliziesco sporco, violento e stilizzato. Sempre in questi anni tornerà anche all’horror con “L’albero del male (The Guardian)”, una fiaba gotica che gioca con l’orrore quotidiano, uno dei suoi titoli oggi meno ricordati, ma tutto da riscoprire e rivalutare.

 

Gli anni Novanta sono caratterizzati da film che forse non lasciano il segno, rispetto almeno alle prove dei due decenni precedenti, e che nulla aggiungono alla grandezza del regista. Negli anni Duemila, dopo “Regole d’onore” e “The Hunted”, Friedkin torna a dietro la macchina da presa con due film che testimoniano un rinnovato vigore: “Bug” e “Killer Joe”. Tratti entrambi da piece teatrali di Tracy Letts (autore anche degli adattamenti per il grande schermo), le due pellicole riportano il regista ai fasti di un tempo, confermando (come se ce ne fosse bisogno) la sua grandezza. Bug (2006) è un horror politico e visionario incentrato sulla figura di un veterano ossessionato dagli insetti, che trascinerà la giovane protagonista in un vortice allucinatorio. La provenienza teatrale del testo rimane anche nel film, ambientato in una squallida camera di motel dell’Oklahoma: Friedkin rinuncia all’azione propriamente detta (di cui è stato un maestro) per trapiantare ilKiller-Joe movimento estremo all’interno dei personaggi, in un inedito quanto riuscito spostamento narrativo. 

 

Killer Joe (2010) è un noir sempre di ambientazione southern, storia di un poliziotto che conduce una seconda vita facendo il sicario a pagamento. Assoldato da un gruppo di redneck del sud degli Stati Uniti per risolvere le loro squallide beghe familiari, sarà travolto da una serie di eventi tra il tragico e il grottesco. Un film solo apparentemente pulp (Tarantino e i Cohen sono sì presenti ma non sono influenza primaria), che riscrive il noir con una forza e una radicalità delle immagini che trascende il genere per farsi puro cinema. Il film dimostra che il “vecchio” Friedkin ha ancora molto da dire, e ci piace pensare che il Leone alla carriera che Venezia gli tributerà se celebrerà soprattutto le glorie del passato, sarà anche di buon auspicio per la sua attività futura.

 

 

 

 

  •    FILMOGRAFIAfriedkinCruising1980
  • Good Times (1967)
  • - Festa di compleanno (The Birthday Party) (1968)
    - Quella notte inventarono lo spogliarello (The Night   They Raided Minsky's) (1968)
  • - Festa per il compleanno del caro amico   Harold (The Boys in the Band) (1970)
  • - Il braccio violento della legge (The French Connection) (1971)
  • - L'esorcista (The Exorcist) (1973)
  • - Fritz Lang Interviewed by William Friedkin (1974) -    Documentario
  • - Il salario della paura (Sorcerer) (1977)
  • - Pollice da scasso (The Brink's Job) (1978)
  • - Cruising  (1980)
  • - L'affare del secolo (Deal of the Century)  (1983)alberodelmale
  • - Vivere e morire a Los Angeles (To Live and Die in    L.A.) (1985)
  • - Assassino senza colpa? (Rampage) (1987)
  • - L'albero del male (The Guardian) (1990)
  • - Blue Chips - Basta vincere (Blue Chips) (1994)
  • - Jade (1995)
  • - Regole d'onore (Rules of Engagement) (2000)
  • - The Hunted - La preda (The Hunted) (2003)
  • - Bug - La paranoia è contagiosa (Bug) (2006)
  • - Killer Joe (2011)

 

 

 

 

 

Luca Verrelli

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