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7 Aprile 2020

First Reformed Paul Schrader

2017 - Killer Films

Regia di Paul Schrader. Cast: Ethan Hawke; Amanda Seyfried; Cedric the Entertainer; Michael Gaston; Mahaleia Gray. Genere: Drammatico. U.S.A., 2017; Durata 108 minuti.

Sceneggiatore e regista cantore di molti indimenticabili anti-eroi, volendo anche giustizieri, Schrader ci racconta il tumulto interiore di un uomo che soltanto in apparenza ha trovato nella fede un medicinale per i propri fantasmi. Ex cappellano militare, si ritira nell'intensa preghiera in una piccola parrocchia luterana.
Prova a guidare il gregge dei suoi fedeli con sermoni di speranza, ma nel segreto della sua stanza alcol e sensi di colpa per la morte del figlio in Iraq erodono il suo fegato ed il suo spirito. Inizia nevroticamente a riempire le pagine di un diario con le parole che non riesce più a dire al Dio cui ha giurato eterno amore. Nel suo cammino (catartico?) si imbatte in un ecoterrorista, Michael Mensana, che frequenta la First Reformed.
Su preghiera della moglie incinta, anch'essa parrocchiana, prova a sedare gli istinti nichilisti di un uomo i cui occhi raccontano un'irreversibile disperazione, una voglia di vivere frantumata dalle ingiustizie che spesso ha tentato invano di combattere.
Michael vorrebbe che la moglie abortisse per evitare al pargolo l'eredità di un mondo senza speranza. Toller non sa darsi pace per aver mandato suo figlio al macello, convincendolo ad arruolarsi nell'esercito. Le storie dei due interlocutori si incastrano a perfezione nella profondità del primo incontro. "Can God forgive us?" chiede l'ambientalista poco ortodosso al Reverendo Toller all'interno di un dialogo memorabile, che riecheggia come un monito verso i responsabili dell'inquinamento globale.
Il reverendo Toller sembra reggere bene il confronto, rintuzzando la rassegnazione del suo interlocutore con gocce di redenzione, con qualche pennellata di tinta rosea all'orizzonte. Per quanto il nostro pianeta sia imperfetto, volendo anche immondo, lanciare nell'etere una nuova vita è sempre un dono e mai una colpa. Il rimorso per aver condotto il sangue del proprio sangue fuori dal raggio dell'emisfero, invece, è un tarlo che divora inesorabilmente. Lo slogan risulta convincente per lo spettatore e sembra far vacillare l'estremismo disfattista di Michael. Purtroppo, l'effetto lenitivo è illusorio.
Gli eventi precipitano rapidamente e il Reverendo Toller viene risucchiato in un turbine di perdizione. Sembra somatizzare gli impulsi autodistruttivi del giovane che non è riuscito a salvare, non riesce più a distinguere il bene dal male, la parola di Dio dalla mistificazione di chi la professa, la bellezza del giocattolo creato in sette giorni dagli ingranaggi compromessi dalla mano dell'uomo. Come posso donare il corpo ed il sangue di Cristo se non riesco a tutelare la sua creatura? Come posso guardarlo negli occhi, rivolgermi a lui, se conosco chi deturpa la sua opera e non faccio nulla per arginarne il male? Questi interrogativi sembrano attanagliare il prelato in acuta crisi d'identità, che non riesce più a comprendere il suo posto nel mondo e trova come unici punti di riferimento la bottiglia ed il bagno (forse il teatro migliore per fare i conti con la propria decadenza fisica e morale). Ai tormenti di padre Toller fanno da contraltare la rigidità e l'apparente inscalfibilità dei colleghi di culto con cui si trova a dover convivere.
Nessuno può conoscere con esattezza il disegno divino - ricordano dalle alte sfere del potere temporale - e un qualunque parroco di provincia non può certo avere l'arroganza di ergersi a depositario del messaggio cristologico. "Del resto, persino Dio una volta ha distrutto il pianeta per 40 giorni e 40 notti", recita l'alibi sconcertante di chi ha svenduto il proprio credo al vil denaro. Ad un certo punto del film torna alla mente il monito finale di Svevo alias Zeno Cosini: "Forse soltanto con una catastrofe inaudita ritorneremo alla salute". Pensa qualcosa di simile anche un padre Toller sul punto di imboccare la via del non ritorno. Ma non è necessariamente così. Esistono epiloghi diversi dell'Apocalisse, sentieri alternativi ad una nuova Via Crucis, copricapo più comodi rispetto alla corona di spine. Come l'unica indenne dalla cecità di Saramago - nell'explicit del capolavoro lusitano - sa lanciare un messaggio di speranza quando apre gli occhi e vede ancora distesa la sua città, una forza forse più potente del Tanathos tende un'estrema ancora di salvezza al reverendo. Che si liberi dalle lesioni del cilicio? Che trovi la forza di perdonarsi e perdonare? Un'emozionante viaggio nei meandri dei conflitti interiori, tra accattivanti onirismi e spietata realtà . Accompagnati da un reietto comune, meno roboante di quel Travis Bickle creato da Schrader insieme a Martin Scorsese, ma anch'esso segnato dalle stigmate del degrado sociale. Un affresco tremendamente attuale, spesso spietato, ma che sa scorgere la bellezza di un tramonto dai colori rosacei anche su un angolo di mondo ridotto a discarica dell'uomo.

Voto: 7.5/10
Alessio Fugazzotto

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