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25 Novembre 2012

Argo Ben Affleck

2012 - USA

argo-ben-affleck"Argo fuck yourself" è proprio il caso di dire. Così, nelle battute finali del film Argo, Alan Arkin nei panni di un navigato produttore hollywoodiano, esulta per la riuscita della missione dopo un crescendo di tensione che fanno volare via le due ore di proiezione come se fosse nulla. Ben Affleck, alla sua terza opera da regista, dimostra piena maturità narrativa e grande capacità di movimento tra generi e registri espressivi diversi. Argo è il nome in codice della missione affidata all’agente della Cia Tony Mendez specializzato in esfiltrazioni. Durante la rivoluzione del 1979 a Teheran, un enorme corteo di manifestanti assalta l’ambasciata statunitense. L’Iran attacca il paese che aveva dato rifugio allo Shah, leader contrastato e odiato dalla popolazione sciita per i suoi comportamenti filo occidentali e per le efferatezze compiute contro i suoi nemici politici.

 

L’occupazione porta alla cattura delle cinquantadue persone che erano all’interno della struttura, rilasciate dopo 444 giorni di detenzione. Una crisi diplomatica che ha segnato profondamente gli USA e le modalità d’intervento in Medio Oriente. Durante l’occupazione riescono a fuggire sei dipendenti e a nascondersi in casa dell’ambasciatore canadese. Della liberazione di questi viene incaricato Mendez che progetta un “cavallo di Troia” tanto ingegnoso quanto rischioso. Argo, infatti, diventa il nome di un film di fantascienza che una fantomatica casa di produzione canadese ha intenzione di girare in Iran. Mettendo in scena una finta troupe, l’agente della CIA intende tirare fuori i sei cittadini americani. Un film a tema politico che rimanda ad alcune opere dirette da George Clooney, tra l’altro produttore di Argo, mettendo a fuoco le paure fondamentali dell’ occidente  in anni in cui le rivoluzioni dei paesi mediorientali hanno di nuovo cambiato gli assetti diplomatici in quell’area.

 

argoNon a caso l’acme della climax arriva durante la scena dell’aeroporto, elemento catartico post undici settembre. Il terrore nei confronti dell’integralista islamico kamikaze che si aggira circospetto negli aeroporti delle grandi metropoli occidentali viene ribaltato. In questa situazione sono gli americani, indicati dalla milizia come spie intruse in Iran, a vedere nell’aereo della Swiss Air che li porterà a casa un mezzo per la salvezza e non per la distruzione. Altro strumento di liberazione è il cinema, come lo era stato per “Inglorious Bastards” di Tarantino. In questo caso a salvare i personaggi diventa il “fare cinema”, ovvero quelle produzioni hollywoodiane che hanno imposto/mostrato il modello culturale americano in tutto il mondo. Una storia che ha dell’inverosimile e che assume un fascino ancora maggiore perché è accaduta realmente, perché coinvolge un maestro degli effetti speciali del cinema anni ’70 come John Chambers e l’agente della CIA Tony Mendez.

 

Mettere in scena la produzione di un film di fantascienza ispirato al Pianeta delle Scimmie per salvare i sei ostaggi bloccati nella casa dell’ambasciatore canadese a Teheran. Un viaggio dentro la Hollywood di quegli anni dominata dal sindacato degli sceneggiatori, da scaltri produttori, dal B-movie, che diviene in poche scene teatro di una commedia ben riuscita all’interno di una pellicola di altro genere, se di generi possiamo ancora parlare. Infatti se inseguimenti ed evasione legano questa opera ai tratti tipici del film d’azione “all’americana”, la tematica politica e il viaggio meta cinematografico dentro Hollywood affidato allo humor del trio Goodman-Arkin –Affleck dimostrano quanto sia complessa la struttura del film . Questa mescolanza di registri, tuttavia, non va a scapito della descrizione dei personaggi coinvolti riuscendo a non trascurare nessun dettaglio nella regia e nel soggetto.

 

argo_ben_affleckStupenda la fotografia “sporca” di Rodrigo Prieto e l’artificio della pellicola sgranata per ricreare l’effetto super8 e l’immediatezza delle immagini dei reporter di quegli anni. Un film che riflette sulla politica al di là delle posizioni conservatrici o progressiste perché colpisce con la forza delle emozioni. Ben Affleck, che ha lavorato con mostri sacri del cinema mondiale come Gus Van Sant, John Madden, Terrence Malik, dimostra di aver messo a frutto alla sua esperienza di attore trovando una propria cifra stilistica come regista. Lo aveva già dimostrato esordendo con “Gone Baby Gone” e  lo conferma a pieno con Argo.

 

Andrea Sgobba

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