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24 Gennaio 2014

Addio a un regista sottovalutato Carlo Mazzacurati

2014

  Carlo Mazzacurati                       1956 - 2014

 

È sempre difficile considerare un autore sopravvalutato o sottovalutato: bisognerebbe stabilire secondo quali parametri e se si tratta di gusto personale o collettivo. Eppure oggi che Carlo Mazzacurati ci ha lasciato, è evidente come i tributi post mortem siano molto più cospicui di quelli ricevuti in vita. Mazzacurati è nato a Padova il 3 marzo 1956. Come Truffaut iniziò nel mondo dei cineforum,  fu tra gli animatori di Cinema Uno, il cineclub dell’Università fondato da Piero Tortolina. I suoi amori si dividevano equamente tra la NouvelleVague, i classici americani e la grande commedia all’italiana, tutte queste lezioni erano state apprese perfettamente e si fondevano nel suo cinema: lo sguardo da autore e le regole del genere, l’alternanza di comico e drammatico, la compassionevole descrizione di ogni personaggio. Sottovalutato, dicevamo. Eppure il suo primo film “Notte italiana” (1987) fu accolto con entusiasmo dalla critica, che vide in questo film e nell’esordio di Daniele Lucchetti un nuovo inizio per il Cinema  italiano, in quegli anni ridotto al lumicino.  In questo film, una sorta di noir delicato e poetico, ambientato nelle periferie del Nord-Est, Mazzacurati rivelava la sua dote migliore: scoprire il lato drammatico di attori comici, in questo caso Marco Messeri, come poi farà con Roberto Citran ne “Il prete bello”, dal romanzo di Parise, con Silvio Orlando ne “Un’altra vita” e soprattutto con Antonio Albanese in “Vesna va veloce”.

 

carlo mazzacuratiNotevole poi era la sua capacità, più unica che rara negli anni ’90 in cui il cinema nostrano raramente usciva dalla piattezza o dal dilettantismo, di scrivere e dirigere i personaggi secondari, sempre scegliendo perfettamente i caratteristi o i debuttanti giusti (curiosità: per il ruolo dell’attore trombone in “La passione”, pensando a un non attore di cinema aveva scelto Piero Pelù, che poi non risultò disponibile e venne sostituito da Corrado Guzzanti). Pochi suoi film hanno ricevuto premi: “Il toro”, con una grande prova di Diego Abatantuono, Leone d’Argento a Venezia, e poi alcuni premi della critica per “La giusta distanza”, grande ritorno dopo un paio di opere sottotono (ma non brutte), analisi impietosa del razzismo nella provincia italiana in cui si rivela la bella Valentina Lodovini. Inoltre è cosceneggiatore di “Marrakesh express”, premio Oscar accolto in Italia con scetticismo come sta avvenendo col successo internazionale de “La grande bellezza”.

 

Autore che generalmente si era espresso in film drammatici o agrodolci rivela gran talento comico ne “La passione”, esilarante vicenda di un regista dimenticato che si trova a dover dirigere una rappresentazione sacra utilizzando un ladro (un grandissimo Giuseppe Battiston) nel ruolo di Cristo. Un film esilarante, che nel finale esprime una profonda carlo-mazzacuratispiritualità, assente nel lavoro di tanti intellettuali pseudocristiani o atei devoti. Qui abbandonava il suo amato e criticato Nord Est per la Toscana tanto amata dai turisti inglesi. Benché fosse uomo timidissimo e schivo Mazzacurati ha spesso interpretato con grande ironia e autoironia piccoli ruoli nei film di Nanni Moretti, su tutti l’indimenticabile critico (del Manifesto?) che Nanni tortura leggendogli le sue stesse recensioni in “Caro diario”. Fortunatamente ci lascia ancora un film da vedere, “La sedia della felicità”, ritorno al Nord-Est con la deliziosa Isabella Ragonese. Ma soprattutto una decina di film belli e importanti da rivedere e riscoprire.

 

Alfredo Sgarlato

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