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1 Settembre 2018

75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia – 1a parte

29 Agosto - 8 Settembre 2018

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                 29 - 30 - 31 Agosto 2018 

 

Si chiude il primo fine settimana al Lido sotto il segno della Mostra del Cinema più famosa al mondo, Venezia 75: approfittando del sabato e della domenica, il direttore Alberto Barbera cala i suoi assi più glamour e le sue ospitate più forti (Lady Gaga, Spike Lee, David Cronenberg, Thom Yorke, Luca Guadagnino). Senza dimenticare che il bagaglio cinefilo di quest’anno è più ricco e variegato che mai.

 

 

La Mostra ha aperto con "Sulla Mia Pelle", il film di Alessio Cremonini che racconta gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi, doloroso protagonista di una storia che 54103ancora oggi non ha concluso il suo lacerante calvario. Il film è scarno e scabro, sa dove fermarsi per non cadere mai nel patetico e dove chiudere (anche letteralmente) le porte per non indicare; ma soprattutto ha un parterre attoriale di primissimo ordine, a partire da un Alessandro Borghi in stato di grazia che diventa il suo personaggio in una straordinaria performance mimetica. Per passare poi a Max Tortora e Jasmine Trinca, comprimari di lusso, lei ovviamente una conferma, lui sorprendente nella sua efficacia silenziosa e mai esondante. Peccato che però alla fine Sulla Mia Pelle diventi un film boomerang: troppo fresca la ferita dell’attualità, troppo a ridosso delle persone la prova dei personaggi, per un’opera che, man mano che procede, pur senza volerlo, diventa ricattatoria specialmente su quella sequenza finale, dolorante ma superflua. Il film è stato il primo della sezione Orizzonti.

 

 

220px-First_Man_(film)La selezione ufficiale ha invece aperto con "The First Man" e "The Mountain", due film a modo loro irrisolti. L’opera con Ryan Gosling, che racconta di Neil Armstrong, è fin troppo patinata e non riserva nessuna sorpresa di regia, non riesce mai ad essere veramente coinvolgente. "The Mountain" di Rick Arvelson è un'altra sorta di biopic, questa volta sul dottor Fiennes che girò nell’America degli anni ’60 proponendo i suoi metodi estremi sul trattamento medico delle malattie psichiatriche, ovvero elettroshock e lobotomia. La pellicola si porta dietro due attori bravissimi (Jeff Goldblum e Tye Sheridan a confronto) per una storia che parte benissimo ma poi deraglia rovinosamente, sempre indecisa su che direzione prendere e in quali territori inoltrarsi.

 

 

Altra storia invece con "The Favourite" e "Roma": il primo, dello stesso Yorgos Lanthimos che quest’inverno è uscito con lo splendido "Il Sacrificio Del Cervo Sacro" e The_Favouriteche sta inesorabilmente e fortunatamente incrementando la sua produttività, da tre film in undici anni a quattro in cinque, è un meraviglioso duello a tre nelle stanze di palazzo. Ambientato nel 1702 e il 1707 durante quella che viene definita la prima guerra dei tempi moderni, fra Francia e Inghilterra, mette in scena la regina Anna, donna fragile e incredibilmente suggestionabile nonché dai gusti sessuali ambigui, e le sue due dame di compagnia, Lady Sarah Churchill e Abigail Masham, entrambe spietate e senza scrupoli nel contendersi i favori della sovrana senza esclusione di colpi. Dialoghi affilati come rasoi, scenografie sontuose: "The Favourite" è l’ennesimo capolavoro di un regista che utilizza il paradosso per mettere in scena il perturbante, con situazioni feroci e uno sguardo entomologico sull’uomo.

 

 

roma_jpg_191x283_crop_q85"Roma" è invece tutto il contrario, ma ugualmente un’opera epocale. Ispirata all’infanzia dello stesso regista Alfonso Cuaròn, Roma è il nome di un quartiere di Città del Messico nel quale seguiamo le vicende di una famiglia dell’alta borghesia attraverso il punto di vista della domestica Clea. Movimenti di macchina morbidissimi, carrelli, piano sequenza e attori in stato di grazia: Roma è un capolavoro intimo e sentito, con almeno una scena da antologia (la gita al mare nel prefinale) e un bianco e nero digitale e perfetto.

 

 

 

Sono poi arrivati: il nuovo film dei Coen ("The Ballad Of Buster Scruggs": sei episodi Netflix ambientati nel West, dove però il gusto sornione dei fratelli registi sembra essersi perso in un mood lezioso e autoreferenziale, offrendo momenti di lucidità che però The-Ballad-of-Buster-Scruggssi perdono in un deja-vu autoriale); l’esordio alla regia di Bradley Cooper: "A Star Is Born", sorprendente nel suo essere dichiaratamente mainstream eppure perfetto in tutto: ritmo, attori, musica, mentre Lady Gaga si prepara a vincere il suo primo Oscar per la miglior canzone originale, Swallow; l’ultima opera di Assayas "Double Vies-Non Fiction", sorta di divertissement straparlato che indaga e riflette in modo mai banale sulla contemporaneità, sulla dicotomia vecchio-nuovo, mettendo a confronto analogico e digitale senza dare soluzioni ma offrendo suggestioni e punti di vista.

 

 

suspiria-posterInfine il tanto atteso al varco "Suspiriadi Luca Guadagnino, remake del capolavoro argentiano del 1977. Sfrontato, coraggioso, esondante, strabordante, maestoso, sanguinolento, magnifico: il film del regista di "Chiamami Col Tuo Nome" altro non è che la continuazione del percorso dell’autore sulla natura ambigua dell’amore. L’Amore utilizzato questa volta per manipolare: che sia terrorismo (sullo sfondo, c’è la Berlino della banda Bendeer-Meinhof), una congrega di streghe, una madre da rinnegare o un’altra da ricevere, "Suspiria" parla agli angoli più bui del sentimento e ne tira fuori la parte putrescente. Fondendo mirabilmente art noveau, Nazismo e Pina Bausch capolavoro.  

 

Gianlorenzo Franzì

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