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8 Settembre 2012

Sixties Connection - The Byrds “Younger Than Yesterday”

1967 - Columbia Rec.

Distorsioni è lieta di pubblicare in questa rubrica l’approfondimento di una delle opere  folk-rock seminali e più influenti di tutto il decennio sixties, “Younger Than Yesterday” dei Byrds, stilato da uno dei più illustri - se non il più – addetti ai lavori e conoscitori italiani della materia: Massimo Del Pozzo, fautore e factotum dal 1989 di una delle più importanti etichette internazionali sixties-garage, Misty Lane Records e dal  1997 della sussidiaria Teen Sound Records. Buona lettura. (P.W.B.)

 

THE BYRDS: 1967, venti di cambiamento

 

byrdsIl quarto album dei Byrds si apre con un'affermazione e si chiude con una domanda. <<Così vuoi diventare una rock’n’roll star>> - <<Perché?>>. Che i Byrds fossero, nel 1966, delle star affermate, non solo sulla West Coast, ma a livello internazionale - visto che venivano da tempo definiti i Beatles d’America - non vi è dubbio. Ma delle rock’ n’ roll star alquanto atipiche, non interessate a seguire le orme di band di successo o, come si diceva allora, ‘bubblegum’, come ad esempio i Monkees, ai quali velatamente faceva riferimento il sopracitato brano di apertura di  “Younger Than Yesterday”. La competizione non era più riferibile solo alle “pop” band nate pressappoco contemporaneamente ai Byrds (Paul Revere and The Raiders, Mamas and Papas, Lovin’ Spoonful, Turtles): quando i Byrds si approcciano alla materia lavica di Younger Than Yesterday il vulcano è già esploso e i nostri si troveranno nel giro di pochi mesi a competere con i Beatles in odore di ”Sgt. Pepper” e con gli Stones, che presto scenderanno a patti con “Their Satanic Majesties Of Request”. La band si è ormai affrancata da Dylan pur continuando ad inserire un ultimo omaggio al maestro nella versione di My Back Pages. Seppur con qualche turbolenza, il volo è già spiccato e non c’è modo di tornare indietro. Il suono dei Byrds nel biennio 1965/66 aveva cambiato radicalmente l’approccio alla “materia” Rock. Sia che si trattasse di band di successo che scalarono le classifiche dei top 40 o semplicemente di gruppi che riuscirono a incidere solo un paio di singoli, il terzo album dei Byrds, “5 D (Fifth Dimension)”, aveva creato i presupposti affinché le sonorità di innumerevoli band potessero essere “legalizzate”, aprendo le porte a Los Angeles ai Love, ai Leaves, ai Buffalo Springfield e ai Doors, e a San Francisco ai Moby Grape, ai Jefferson Airplane oltre ad altri gruppi “minori” Garage-Folk-Psych.  

 

ByRDS E beatles

Le influenze musicali confluite nel suono Beat importato dall’Inghilterra, dal Jazz al Folk al Country, i primi accenni di sitar-sound ottenuto con le registrazioni degli assoli di chitarra mandati al contrario, per non parlare di quelle estetiche portate alla ribalta da McGuinn e soci, avevano lasciato il segno quanto l’apparizione dei Beatles all’Ed Sullivan Show nel 1964. I Byrds già con i primi due album avevano dimostrato che una band americana formata da musicisti di un certo spessore, seppure fortemente influenzata dai quattro di Liverpool, avrebbe avuto qualcosa di originale da dire. Un certo mutuo scambio tra i Beatles e i Byrds in realtà era già avvenuto, in maniera quasi impercettibile. Da un lato il leader Jim McGuinn aveva preso in prestito (per non più restituirla) la dodici corde elettrica di George Harrison sin dal 1964, anno in cui andò a vedere “Hard Day’s Night” con David Crosby e ne rimase affascinato, decidendo all’istante di voler formare un gruppo con il suo amico; dall’altra, George Harrison aveva mostrato da subito interesse per questo nuovo gruppo californiano, arrivando a studiare con attenzione i loro brani originali e a trarne ispirazione per If I needed someone. In seguito un altro brano, fortemente influenzato dal suono dei Byrds, Nowhere Man, ruberà a piene mani il suono della 12 corde byrdsiana. Ritenuti la prima band underground americana, i Byrds non optarono per restare in tale ambito, ma si fecero avvolgere dal successo, producendo musica con un alto potenziale commerciale, senza peraltro limitarsi né farsi condizionare da produttori o case discografiche.

 

Chris Hillman, Mike Clark, David Crosby, Jim McGuinn … Gene Clark

Dal punto di vista estetico erano stati tra i primi ad aver sperimentato frontiere più personali ed originali nella scelta degli abiti rispetto ai più canonici completi delle band Merseybeat o agli standard estetici dei gruppi surf e rock ‘n’ roll americani. Oltretutto, l’atteggiamento “freddo” del gruppo sul palco o davanti all’obiettivo aveva consacrato i Byrds come l’epitome del look “cool” della West Coast. Il bassista Chris Hillman era una statua impassibile, rivolta verso il proprio amplificatore, insensibile a qualsiasi vibrazione byrdssoyoupotesse provenire tanto dall’audience quanto dagli altri membri del gruppo. Mike Clarke, il batterista, era da sempre oggetto di desiderio del pubblico femminile. Più degli altri membri catalizzava l’attenzione grazie al tipico aspetto da bel ragazzo californiano, senza alcun bisogno di muovere la testa come Ringo Starr (abitudine che fu invece adottata dal leader Jim McGuinn), o attirare l’attenzione con trovate pirotecniche. David Crosby, dal canto suo, quasi vulnerabile all’inizio, aveva intrapreso un percorso radicalmente diverso, sia nell’atteggiamento sul palco che nel look sempre più ‘coraggioso’: indossava vistosi cappelli e, aspetto non insignificante per un gruppo che fino ad allora usava portare il caschetto, iniziava a farsi crescere i capelli oltre spalle e a sfoggiare un paio di grossi baffi vittoriani.

 

Per quanto riguarda il leader, James Joseph McGuinn III (che di lì a poco avrebbe cambiato il suo nome in Roger, dopo il coinvolgimento spirituale con la religione Subud) a parte i vecchi occhiali rettangolari e una serie di atteggiamenti un po’ artefatti,  il suo interesse era decisamente incentrato sulla serietà del lavoro di gruppo più che negli atteggiamenti da rock star. Gene Clark (già fuoriuscito dalla band all’epoca di Younger Than Yesterday) compositore, cantante e suonatore di tamburello, pur non essendo membro fondatore del gruppo, era stata la figura mistica della band. Con il suo sguardo intenso, perennemente vagante nel vuoto, Gene era quello che potremmo definire il Brian Jones del gruppo, il jolly che arricchì in modo significativo i  primi album dei Byrds. QuandoByrds+67_9Younger+Than+Yesterday lasciò la band, stressato da pressioni interne (nonché dalla sua paura di volare, in netta antitesi con la passione di McGuinn, intuibile già dal nome della band) i nostri persero il punto focale che, al centro del palco, bilanciava l’asse chitarristico Mc Guinn-Crosby, oltre ad essere la penna prolifica che aveva alimentato buona parte della prima produzione artistica dei Byrds.

 

 

 

Da Fifth Dimension a Younger Than Yesterday

Sebbene Fifth Dimension avesse artisticamente consacrato i Byrds come una band dotata di un suono nuovo e coraggioso, dal punto di vista delle vendite era risultata però una prova difficile. La band arriva quindi a partorire il successivo Younger than yesterday in un’atmosfera più tesa rispetto ai precedenti lavori. Atmosfera che vede McGuinn in una posizione scomoda, non solo da un punto di vista compositivo, ma in relazione agli equilibri interni alla band. Younger than yesterday è un album complesso, nel quale si affacciano, in maniera sempre più evidente, le lotte intestine per la leadership, e quindi riguardanti la direzione musicale che il gruppo avrebbe preso da quel momento in poi. Cominciano a profilarsi, come nuove personalità chiave, due membri fino ad allora rimasti nell’ombra: il bassista Chris Hillman e il sempre più pirotecnico chitarrista David Crosby. Il disco in questione chiude definitivamente una fase non solo personale, ma anche creativa della band di Los Angeles. Dal punto di vista artistico-compositivo, Younger Than Yesterday riflette dunque i cambiamenti legati all’avvento di un nuovo periodo: siamo dinanzi ad un album intenso, intimo, nel quale la prima psichedelia, il folk-rock (genere che, a tutti gli effetti, deve il suo successo proprio ai Byrds) ed il country-rock (le cui basi sono anch’esse attribuibili alla band) si fondono in modo magistrale.

 

 

 YOUNGER THAN YESTERDAY

              Le Songs

 

So you want to be a rock’n’roll star  (McGuinn/Hillman)

Il brano di apertura dell’album So you want to be a rock’n’roll star, satiricamente, e in qualche modo sardonicamente, oltre a prendere di mira gruppi da classifica come i Monkees, mostrava come un ragazzo qualsiasi sarebbe potuto diventare una figura di byrds singleculto nel mondo del rock ‘n’ roll semplicemente seguendo le basilari regole elencate nel testo (<<prendi una chitarra elettrica, impara a suonarla e quando i tuoi capelli sono pettinati nel modo giusto e i tuoi pantaloni sono stretti a sufficienza, trovati un agente che ti sostenga, vendi la tua anima alla compagnia (che non vede l’ora di vendere il tuo disco), e poi, in un paio di settimane, appena sarai entrato in classifica, le ragazze ti faranno a pezzi>>). La musica univa un solido riff iniziale, una inusuale ma quanto mai efficace tromba (suonata dal musicista africano in esilio Hugh Masekela) e la registrazione delle ovazioni del pubblico inglese, effettuate durante il tour britannico del gruppo nel 1965. Il beat incalzante guidato dalla chitarra 12 corde lascia presto il posto al connubio tra le scale jazzistiche di McGuinn, reminiscenti dello stile di Wes Montgomery e la tromba sognante (utilizzata in maniera così pertinente forse solo in un altro capolavoro losangelino, “Forever Changes” dei Love) senza nulla togliere alla perfezione corale delle voci, come sempre perfettamente bilanciate.

 

Have You Seen Her Face  (Hillman)

I forti richiami beatlesiani giungono nella successiva Have You Seen Her Face, brano scritto dal bassista Chris Hillman, che nel  giro di due anni non solo aveva imparato a suonare lo strumento in maniera egregia, spingendosi ben oltre la mera copiatura dello stile McCartiano e arricchendo di sfumature le già preziose tessiture chitarristiche di Crosby e McGuinn, ma che in Younger Than Yesterday si rivela pienamente in qualità di
fine compositore.

 

CTA-102  (McGuinn/R.J. Hippard)

In CTA-102, invece, si manifesta chiaramente la passione sempre più forte di McGuinn per la scienza, l’astronomia e in generale la sua curiosità per l’inusuale, il mistero, la ricerca del nuovo, (dalla velocità dei Jet all’uso di strumenti musicali come l’Oscillator, e in seguito dei primi sintetizzatori Moog). In questo brano, l’iniziale spensieratezza e l’atmosfera cristallina create dalle chitarre jingle-jungle lascia spazio ad un’inquietante voce aliena, creata ad hoc con il semplice (ma geniale, per l’epoca) uso delle cuffie come microfono: un filtro che distorceva il suono allontanandolo come se provenisse da unbyrds have you seen her face single segnale radio perso nell’universo, catturato dagli UFO. E se non furono gli UFO a sentire il brano in questione, ci fu sicuramente un giornalista radio all’ascolto, che nell’Astrophysical Journal premiò la “creatura” di McGuinn citando il gruppo in un articolo, cosa che rese i Byrds più certi nel loro lento ma costante progredire verso gli spazi siderali, che avrebbero finalmente esplorato nel successivo album, il loro capolavoro psichedelico, “The Notorius Byrd Brothers”CTA-102 si chiude con le parole <<Potrebbe esistere vita su altri pianeti>>, frase, a mio avviso, significativa, se pensiamo che forse non più solo inconsciamente le aspirazioni dei singoli musicisti necessitavano di un’alternativa al di fuori del gruppo, una valvola di sfogo delle tensioni accomunate negli ultimi tempi. Il nido originario stava per essere distrutto dall’interno, e in breve i Byrds avrebbero preso il volo verso altri pianeti.

 

Renaissance Fair  (Crosby/McGuinn)

Il primo contributo di David Crosby all’album arriva con Renaissance Fair, brano ispirato dalla sua esperienza al festival omonimo, sponsorizzato da una radio locale di Los Angeles. Si tratta di una delle migliori composizioni di Crosby fino a quel momento, il quale si dimostra fantasioso e in grado di costruire un’ambientazione adeguata allo spirito rinascimentale sia liricamente che musicalmente. Una visione estatica e delicata, vivida ed idilliaca di un’esperienza fuori dal tempo. Difficile non vibrare all’ascolto del cantato <<I think that maybe I’m dreaming>>; da notare poi  l’intervento melodico del basso sempre più raffinato di Hillman.

 

Time Between  (Hillman)

E’ proprio Hillman a firmare l’attacco sonoro successivo, la splendida Time Between, sua prima composizione in assoluto. Un sorprendente esordio se si considera la naturalezza Byrdssia nel testo che nello svolgimento sonoro della song. Senza la partecipazione dell’ottimo chitarrista Clarence White, unico nel suo genere a far suonare una chitarra Telecaster come una steel guitar, il brano avrebbe perso quel tocco di maestria che lo eleva sopra la media del classico country-western, rimanendo comunque una buona traccia dal beat incalzante. Grazie a Time Between, White muove quindi i primi passi nella famiglia dei Byrds, pur restando ancora per qualche tempo un timido frequentatore (entrerà in pianta stabile solo nel 1968, prima dell’uscita dello stesso Hillman dal gruppo).

 

Everybody Has Been Burn Before  (Crosby)

Ciò che segue è a mio avviso uno dei brani più belli in assoluto dei Byrds, firmato dalla sempre più prolifica penna di David Crosby: Everybody Has Been Burn Before, una dolcissima ballata dal canto vellutato, interpretata in maniera toccante, dotata di una sensibilità femminile che arricchisce la canzone e la rende decisamente affascinante. Anche in questo caso la fusione tra Folk, Pop e Jazz è talmente intensa da rendere difficile una definizione in grado di distinguerne i confini. La Rickembacker di McGuinn tesse una trama solista da brivido che si intreccia alla perfezione con il gioco melodico del basso di Hillman. Lo stesso Crosby ne rimase entusiasta, trattandosi di una composizione scritta molto tempo prima dei Byrds, ricca di un feeling da nightclub dei tardi anni cinquanta-primi sessanta e molto cara all’autore, che la canta in effetti con un timbro delicato e femminile, desideroso di condivisione.

 

Thoughts and Words  (Hillman)

Ritorna Hillman con la sua migliore composizione nell’album: se i Beatles avevano realizzato un ottimo adattamento dello stile Byrdsiano in If I Needed Someone, i Byrds omaggiano alla luce del sole lo stile dei Fab Four con Thoughts and Words, ottimo connubio tra pop romantico e sognante da una parte ed una lisergica riflessione sulleyounger_poster relazioni umane dall’altra. Arricchita dalla chitarra di McGuinn mandata al contrario (da un’idea del produttore Gary Usher, già noto per storiche produzioni in ambito Surf), questa perla pop-psych conferma le abilità di Hillman come compositore emergente nel gruppo, al pari di David Crosby, ribadendo come il solo ruolo di bassista fosse decisamente riduttivo e mostrando che Hillman avrebbe potuto contribuire attivamente alla stesura compositiva già nei tre album precedenti se non fosse stato oscurato dalla luce del fuoriuscito Gene Clark e del fondatore Jim McGuinn.

 

Mind Gardens  (Crosby)

Giungiamo così all’unico brano fortemente criticato presente in Younger Than YesterdayMind Gardens, sicuramente il più ostico dell’album. Il suo carattere atonale e l’uso rimarcato delle chitarre mandate al contrario difficilmente convincono ad un primo ascolto, e per quanto lo stesso Crosby, autore del brano, abbia cercato più volte di spiegare che troppa attenzione era stata data all’aspetto musicale, quando a suo avviso si sarebbe dovuta dare più importanza alle parole, Mind Gardens resta in un limbo tutto suo, una composizione outsider incapace di raggiungere l’obiettivo del suo creatore. L’intento di Crosby non era infatti certamente quello di farla recepire come un “raga-rock”, ma questa è la definizione che in fondo meglio se ne può dare. Per chi volesse approfondire l’ascolto, è sicuramente consigliabile la versione alternativa, inclusa come bonus nell’edizione di Younger Than Yesterday pubblicata dalla Sony/Legacy nel 2009, una versione di certo più godibile e rilassata che presenta la voce di Crosby nettamente più gradevole, rendendo così giustizia ad un parto difficile che aveva diviso i membri del gruppo già in prima istanza, costringendoli a dover includere nell’album un brano che metteva a dura prova l’ascoltatore, il critico, nonché i musicisti stessi.

 

My Back Pages (Dylan)

A seguire, l’ultimo omaggio al maestro Zimmerman, la cover di My Back Pages in cui il passaggio dal tempo a tre quarti ad un più ballabile quattro quarti e l’inclusione di un byrds my back pagesmemorabile assolo di chitarra di McGuinn, ci porta sull’altra sponda, quella frequentata dalla nuova generazione Pop. Una scelta di brano significativa, in quanto la cover già in Dylan rappresentava il congedo dalla scena folk unito al recupero di un suono decisamente più “giovane”, o quantomeno più vicino alle vibrazioni elettriche del rock. Il testo stesso della canzone diventa ispirazione per il titolo dell’intero album Younger Than Yesterday: <<Ero molto più vecchio prima, sono più giovane adesso di allora>>. Nelle mani dei Byrds, My Back Pages simboleggia la coscienza della caducità del mondo del rock così come il ricordo dell’essere stati innovatori, creatori del genere definito come “folk-rock”. Se Dylan si era deciso a raggiungere questi giovani debuttanti sul palco del Ciro’s poco più di un anno prima, un valido motivo doveva esserci stato, e per averlo fatto Dylan stesso, piacevolmente sorpreso dall’ascolto della sua Mr. Tambourine Man, riletta elettronicamente ma con garbo e rispetto, voleva dire che l’intuizione dei “tempi che stavano cambiando” aveva funzionato su entrambe le sponde, quella dell’autore originale e quella dei coraggiosi interpreti. La torcia era passata di mano in mano, rimbalzando ed influenzando reciprocamente maestro ed alunni.

 

The Girl With No Name  (Hillman)

Avvicinandoci alla conclusione dell’album, troviamo un’altra perla firmata dall’intraprendente Hillman, The Girl With No Name. Il brano, in realtà dedicato a Girl Freiberg, narra di una relazione fallimentare. Se si esclude l’andamento dal beat sostenuto, ci troviamo in puro ambito country-western, ed è ancora l’amico Clarence White a guidarci, impreziosendo il pezzo con colori metallici degne del miglior steel guitar sound a ovest di Nashville, attraverso fantastiche peregrinazioni oniriche altrimenti perse tra la Highway 61 e l’ancor più classica Route 66.

 

Why  (McGuinn/Crosby)

The_Byrds_-_Eight_Miles_High_WhyA testamento di un’era che si chiudeva, Why, ultimo brano di Younger Than Yesterday, ci riporta solo in parte all’album precedente – la traccia era infatti stata inclusa come B-side di Eight Miles High, ma in una versione differente, unanimemente considerata più convincente. Why chiude il cerchio di Younger Than Yesterday in maniera egregia, regalando una composizione che è completamente, totalmente, inevitabilmente espressione del suono dei Byrds, dalla costante della 12 corde elettrica nella ritmica come anche nella solista, alla fusione tra beat e jazz e alle curatissime armonie vocali. Un restyling che permette ad un brano “vecchio” di  un anno di chiudere con il passato.

 

“Is this the end …?” - Outtakes & versioni alternative

Arrivati a questo punto di completezza e di cesura, cosa avrebbe riservato il futuro ai Byrds? Cosa si chiedeva McGuinn? I dubbi erano davvero relativi al perché si volesse a tutti i costi ricercare fama e successo come una giovane “rock ‘n’ roll star”? O piuttosto era in dubbio il futuro, scosso da sempre più forti terremoti interni alla sua band che, seppur in grado di regalare un album di simile portata, non mostrava altro che segni di un’improrogabile crisi? Questi dubbi in breve furono almeno apparentemente fugati dalla decisione di estromettere David Crosby (circa a metà delle registrazioni del lady friendsuccessivo “Notorius Byrd Brothers”) e di optare per una svolta se non drastica quantomeno decisiva verso il country e lo space-rock (altro termine musicale del quale i Byrds possono dirsi creatori, seppur involontari). Dalle session di registrazione di Younger Than Yesterday sono state recuperate alcune outtakes e versioni alternative interessanti. Da notare gli originali di Crosby It Happens each day e Lady Friend (la seconda uscì come singolo a cavallo tra Younger Than Yesterday e le registrazioni di Notorious Byrd Brothers); una versione più asciutta (con meno effetto phasing) di Old John Robertson, brano che venne poi rimixato ed incluso nell’album successivo; la già citata versione alternativa di Mind Gardens, ed infine un brano dal sapore vagamente “Garage-BeatDon’t Make Waves.

 

Notorious Byrd Brothers: gli uccelli riprendono quota

Quest’ultimo, se non portasse la firma di McGuinn e Hillman, potrebbe facilmente essere preso per un demo di una band che si rifacevano ai Byrds (e che sarebbe stato giustamente incluso nella compilation “Byrds Won’t Fly Today”, che annovera ben 18 gruppi sixties garage-folk minori totalmente ispirati da McGuinn e soci). Di lì a poco un quinto album, un best of che riscosse più successo del previsto, avrebbe chiuso definitivamente i battenti sui primi due anni di attività della band, aprendo le porte a nuove peregrinazioni, nuovi membri, nuove sonorità. E come sempre succede in questi casi, alla perdita di qualche amico lungo la strada. David Crosby prima e Chris Hillman a seguire,byrds won't fly today sarebbero fuoriusciti dal gruppo per lasciare Jim McGuinn, ora divenuto Roger McGuinn, in compagnia di Clarence White - finalmente membro ufficiale della band - e del fido batterista Michael Clarke, ultimo del nucleo originario dei Byrds ad abbandonare la nave. Il successo dei Byrds sembrava conclusosi con l’uscita di Younger Than Yesterday e del successivo singolo Lady Friend, ma il capolavoro space-(psych)-rock  “Notorious Byrd Brothers” avrebbe rimesso tutto in discussione, era solo questione di (poco) tempo perché gli uccelli riprendessero quota.

 

Massimo Del Pozzo

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