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22 Gennaio 2012

Digitalizzazione ed editoria: il futuro é già qui !?


Qualche giorno fa ho trovato per terra, vicino casa mia, il depliant cartaceo di un magazine della mia città (Bari): istintivamente l'ho raccolto per dare uno sguardo e il titolo di un articolo ha attirato la mia attenzione: 'Sesto Potere, la rivoluzione digitale cambia l'editoria'. Mi  sono scattati automatismi mentali, congetture sugli scenari che si prospettano, dal momento che in qualche maniera  sono coinvolto anch'io perché ormai faccio con Distorsioni quello che ho sempre sognato, e che sino a qualche anno fa rimaneva solo un'ipotesi di vita: scrivere sì di rock, quello che ho sempre fatto,  faccio e continuerò a fare,  ma anche 'editare' (?!), pubblicare i manufatti altrui, che  dà una sensazione 'forte' come poche. Non si tratta di onnipotenza 'nietzschiana'  quanto di un entrare dalla porta principale nei parti mentali, nelle affabulazioni dei collaboratori, di coloro che hanno riposto in te fiducia incondizionata, e questo  ingigantisce un senso di responsabilità che prima non avresti mai sospettato poter provare. Bisogna individuare necessariamente  una via di mezzo, che da una parte sia rispettosa dei prodotti critici di chi ti ha dato quella fiducia, dall'altra rappresenti un'ottimizzazione mediatica per gli utenti, o  più semplicemente per chi é solo  di passaggio, e per cinque, dieci minuti concentri la sua attenzione su quella recensione, quell'approfondimento, quell'intervista.

 

Ma tutto questo risponde a quel concetto tradizionale di 'editoria' così come l'abbiamo intesa sino all'altro ieri, immaginando fumosi (almeno sino all'entrata in vigore della famosa legge) uffici con individui piegati su tomi cartacei, in splendido isolamento, convinti sino in fondo di essere dei fortunati 'predestinati' con la missione di rendere realtà le fottute speranze di scrittori e giornalisti frustrati a vita?  No, per nulla proprio: io non conosco i reali contenuti dell'articolo annunciato dal suddetto depliant cartaceo,  quindi lasciatemi libero di dare una personale interpretazione al concetto in ballo; che una rivoluzione digitale nella pubblicazione dei parti intellettuali della gente senza eccessivi filtri sia pienamente in atto già da un pò é un dato di fatto incontrovertibile, una rivoluzione che trasfigura, sconvolge 'sfacciatamente' e con convinta arroganza il cuore dell'editoria 'tradizionale',  in fase decisamente agonizzante. Stiamo parlando di  un processo di trasformazione che parte dai social network  (Facebook prima di tutto), che sono diventati dei giganteschi (dispersivi secondo alcuni)  contenitori di idee, stati d'animo, tranci di vita, appunti sinaptici che tutti insieme - come saggiamente fa notare Maurizio Pupi Bracali, lo scrittore di noir savonese che collabora con Distorsioni - fanno la vita di un individuo.   Tutto ed il contrario di tutto.

 

A questa glabra particellizzazione  esistenziale e comunicativa virtuale,  curva temporale che non chiude mai i battenti,  estemporaneità galoppante che uccide appunto anche le vitali, naturali dimensioni cicliche  quali il giorno e la notte, sono sacrificati  i cari, vecchi approfondimenti critici e contenutistici, che abbiamo tanto amato, dei cartacei? No, per nulla proprio: o meglio sta a noi, appunto ai nuovi  estemporanei 'editori' virtuali della rete, attuare efficacemente, giorno per giorno, senza aspettare oltre neanche un minuto,  una transumanza contenutistica che sia già operativa e solida quando i cartacei ad uno ad uno scompariranno, fase che é  (purtroppo?!) già in atto. Comprensibile lo smarrimento degli addetti ai lavori  dell'ambiente rock specializzato - o  di volenterosi principianti, laureati di fresco alla Bocconi o alla Sapienza, o reduci da stage e corsi specializzati giornalistici - che sino all'altro ieri continuavano a puntare (forse mentendo a se stessi?) sul cartaceo, e che ormai sono spalle al muro, sopraffatti da una crisi che non risparmia nessuno: qualcuno ha sposato la causa dei cinquanta euro a pezzo facendone una crociata, qualcuno reclama compensi economici che non sono mai arrivati.

 

Chi scrive aveva già tentato negli 80 del secondo millennio la carta 'cartacea' (ripetizione assolutamente voluta), assaggiandone  con larghissimo ma profetico anticipo, la coppa amara del fallimento, gli 'immensi' limiti e sine qua non legati al reperimento continuo e soprattutto 'costante' di spazi pubblicitari per ammortizzare spese di gestione.  Cosa ci riserva allora il futuro? L'abbattimento tanto auspicato (almeno da chi scrive!) dell'ennesima corporazione, quella dell'Ordine dei Giornalisti, chiusa, bigotta ed autoctona come quelle dei farmacisti,  dei notai, che non vogliono perdere, proprio in queste ore, manco un'oncia della loro dorata condizione? La  sua liberalizzazione, così come  quella degli editori, a vantaggio di una - utopistica sino a qualche decade fa - potente, contraddittoria certo, ma democraticissima  trasversalità web?  Può darsi che il suddetto ormai 'famoso' articolo  'Sesto Potere, La rivoluzione digitale cambia l'editoria'  offra scenari diversi da quelli da me prospettati, qui però qualche ipotesi abbiamo provato a farla: da subito si riprende a lavorar sodo  con la mia  amata armata Brancaleone (mi gioco quel che volete, qualcuno si sarà di certo espresso in questi termini  tra gli addetti ai lavori 'ufficiali', qualcuno  a pensarci bene l'ha già detto 'subliminalmente') affinchè il futuro sia già il 'presente'.

Pasquale 'Wally' Boffoli
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