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16 Giugno 2012

MAGENTA 4 maggio 2012, Caselle di Sommacampagna (VR)


magentaAnche i non appassionati di musica ricordano, oggi, quell'ondata di bands inglesi che, contaminando il rock più sofisticato con reminiscenze classicheggianti e barocche, diedero vita a un fenomeno musicale negli anni battezzato come “progressive rock”. Nomi come Genesis, Yes, Emerson Lake and Palmer, ancora oggi sono sulla bocca di tutti. I più attenti ricorderanno anche una seconda ondata, esplosa all'inizio degli anni '80 e capitanata dai Marillion, che ebbero buon riscontro di pubblico e diversi passaggi televisivi. A quei tempi nomi come Pallas, Pendragon e Twelfth Night erano abbastanza presenti sulle riviste specializzate e non era raro vedere sui primi canali musicali che apparivano in Italia persino i video di bands più melodiche come IQ o It Bites. Questo fenomeno, etichettato come “New British Prog Rock” riprendeva gli stilemi di bands classiche del genere puntando però di più sull'immediatezza, cercando di evitare complessità troppo esasperate e adattando le sonorità al gusto dell'epoca. Solo i veri appassionati, però, sanno che negli anni '90 è esplosa una “terza ondata” prog inglese, di certo più di nicchia, ma non per questo meno valida ed emozionante a livello di caratura delle proposte e dei singoli musicisti. Nomi come Arena, Galahad, Landmarq hanno fatto battere ancora forte il cuore degli amanti del genere.

 

E a questa corrente sono decisamente ascrivibili i Magenta: la band gallese guidata dalla bellissima Christina Booth, cantante dalla voce potente e apparentemente inestinguibile, con 11 anni di attività e una buona dozzina all'attivo (tra album di studio, EP, live, DVD e raccolte) è ormai consacrata a un vero e proprio ruolo di gruppo-guida in questo filone grazie a una produzione musicale sempre di altissimo livello. All'inizio di maggio per la prima volta nella loro carriera i Magenta hanno toccato l'Italia, per un'unica data nel piccolo ma moderno e accogliente centro polifunzionale di Caselle di Sommacampagna, alle porte di Verona. Il merito di questo importante evento per gli amanti del prog va al Club “Il Giardino”, realtà veronese da anni dedita alla divulgazione di questo genere di musica, con un carnet di concerti all'attivo a dir poco invidiabile. magenta liveE un grazie particolare va a Giamprimo Zorzan, vero deus-ex-machina del Giardino, che ha trascorso sette mesi tra scambi di e-mail con i musicisti della band fino a trovare la quadratura del cerchio. Proprio Zorzan, nella sua presentazione sul palco, pur con una piacevole e pungente ironia, dipinge un quadro preoccupante sulle sorti del prog-rock e della musica in Italia in generale: la crisi si fa sentire, il pubblico si muove di meno, gli sponsors privati iniziano lentamente, uno dopo l'altro, a tirarsi indietro, così come gli enti pubblici, e alla fine spesso tocca all'organizzatore rischiare di tasca propria, con la certezza quasi matematica di non veder rientrare l'investimento fatto in nome della Cultura con la C maiuscola e dell'Amore per la Buona Musica (sempre con tutte le maiuscole del caso!).

 

Ma mentre il presentatore parla i cinque musicisti iniziano a posizionarsi sul palco, con l'umiltà e quel pizzico di emozione di una band di ragazzini alla festa di fine anno del liceo. E il pubblico esplode nel primo, caldo applauso della serata. Negli anni la formazione, inizialmente a due chitarre, ha perso un chitarrista per strada e oggi, accanto ai tre membri storici Christina Booth (voce), Chris Fry (chitarra e cori) e Rob Reed (tastiere e cori), appaiono il giovanissimo bassista Dan Nelson e il roccioso drummer Steve Roberts.chameleon In giornata a Verona si sono registrati 27 gradi e questo un po' preoccupa Christina, che spiega: ‘Noi non siamo abituati a queste temperature, fa troppo caldo per noi... Noi veniamo dal Galles, ci piace la pioggia!’. Ma la cantante taglia corto: ‘So che molti di voi non parlano inglese, come del resto io non parlo italiano, quindi parlerò poco, soprattutto canterò, ballerò e vorrei tanto che lo faceste anche voi del pubblico!’. A queste parole tutti i presenti si alzano dalle seggioline rosse ordinatamente schierate e si buttano sotto il palco in adorazione. Purtroppo il prog è un genere sempre più di nicchia e la partecipazione non è numericamente elevatissima, ma questo non sembra spaventare i cinque gallesi, già felici solo per il fatto di suonare in Italia per la prima volta: i Magenta sul palco corrono, ballano, saltano, sudano e si sbattono come se fossero in un Palasport da migliaia di persone, offrendo una prova di eccellente professionalità ma, al tempo stesso, di sincero e genuino entusiasmo e di gran voglia di suonare e divertire divertendosi.

 

Non una minima imperfezione, non una piccola sbavatura, in oltre due ore di concerto senza quasi nessuna concessione alle sporadiche divagazioni più pop e più stringate della band. Le canzoni “easy” vengono liquidate soltanto con I'm Alive (terzo brano in scaletta) e con Speechless come ultimo bis (anzi tris, dal momento che il pubblico, non numeroso ma caldissimo, li ha già richiamati sul palco due volte!). Il resto è un tripudio prog-rock di magentaalta classe incentrato sulle più lunghe suites della loro produzione e con tanto materiale dal nuovo album “Chameleon” (a cominciare dall'apertura del concerto).  Finale di prima parte con Children of the sun dal loro capolavoro “Revolutions” (un coraggioso esempio di album doppio di debutto), dopodichè la band si prende una pausa. ‘Capite, sono una donna, ogni tanto devo andare alla toilette’, scherza simpaticamente Christina. Finale dello show affidato invece a una potentissima Metamorphosis. Lungo e toccante anche il bis, aperto con l'introspettiva Anger e chiuso, come già abbiamo detto, con Speechless.  Non soltanto l'esecuzione è perfetta, ma un complimento dovuto va all'intero staff di tecnici del suono, che ha regalato una pulizia e una qualità pari a quelle di un disco: raramente in strutture non preposte in modo specifico alla musica (qui eravamo appunto in una sala polivalente) si può sentire così bene un concerto! Alla fine, però, nel piccolo centro di Caselle di Sommacampagna la temperatura è torrida e ciò si vede anche sui volti dei cinque gallesi, stanchi e sudati.

 

Ma la prestazione, contrariamente ai timori da loro espressi all'inizio dello show, non ne risente affatto, e soprattutto non ne risente la voce di Christina, che sembra quasi regalare tutti concentrati alla fine del concerto i suoi acuti più lunghi e potenti! E dopo lo show lamagenta band trova ancora il tempo per scendere dal palco, firmare gli autografi e scherzare piacevolmente con i presenti. Ma voglio concludere, cosa che abitualmente non faccio, con una riflessione personale: voi che leggete questo articolo, al di là di quale sia il vostro genere musicale preferito, sentitevi invogliati da quanto avete letto, osate di più, ricominciate ad andare ai concerti. Pensate che sia stato facile, per chi vi scrive, prendersi una giornata di ferie dal lavoro, affrontare quasi quattro ore di macchina, toccare cinque diverse regioni d'Italia (Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), ritornarsene in albergo ben oltre la mezzanotte, ripartire il giorno dopo? No, ma ne valeva la pena.  Oggi sono i fans, con la loro partecipazione ai concerti, che tengono vive le bands e le associazioni musicali e culturali che le supportano. Se ci lasciamo vincere dalla pigrizia e soprattutto dalla paura della crisi, presto concerti non ce ne saranno più e noi resteremo tutti con il rimorso di che cosa ci siamo persi. Se osiamo qualche volta di più torneremo a casa arricchiti da un bagaglio di bei ricordi che ci accompagneranno per tutta la vita.

Alberto Sgarlato

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