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15 Aprile 2012

Umberto Palazzo L’eterno moto del ripartire


UMBERTO PALAZZO INTERVISTAA  MINISTORY

Provando a riguardare dall’inizio il percorso artistico di un personaggio come Umberto Palazzo, ci si rende subito conto di quanto la sua sensibilità estetica e musicale sia sempre stata in anticipo sui tempi e slegata da ogni dettame o influenza predominante. Il suo modo di recepire gli stimoli più progressisti e la capacità di imprimergli sempre un’impronta personale e fuori dalle righe si dimostra chiaramente dal fatto che già nei primi anni ’80, quando in Italia il fervore del post punk era ancora qualcosa di lontano e ideologicamente sfuggevole, lui di ritorno da un viaggio a Bristol e finalmente a contatto con nuovi fermenti e nuove creatività, poteva chiaramente percepire la barriera di preconcetti e di oscurantismi che stagnavano nel nostro Paese. Inizia così a suonare e farsi le ossa negli Aut Aut, ispirandosi alla primissima ondata new wave che stava dilagando in Inghilterra quando ancora da noi il fenomeno era perfettamente sconosciuto e assai prima che finisse per diventare un hype di costume e di omologazione abilmente sfruttato dall’industria discografica.

 

Si trasferisce a Bologna in pieno attivismo culturale e studentesco e continua la sua ricerca stilistica  e progettuale militando in altri gruppi quali Ugly Thing e Allison Run fino a dare vita e incipit, con la fondazione dei Massimo Volume, ad uno dei più originali progetti di rock alternativo mai tentato e gettando le vere fondamenta della concezione underground e sperimentale targata made in Italy. In un momento storico in cui la scopiazzatura e le influenze contaminavano e di fatto limitavano in qualche modo la libera espressione e la fioritura di stili autentici e nuovi lui riesce ad imporre all’attenzione generale una rilettura personalissima ed esclusiva, un riflessione profonda e stigmatizzata della società e dell’uomo urbano dei suoi tempi. Poi mai sazio e mai appagato da tutto ciò che anche solo pallidamente assomiglia all’idea di stasi, rimette tutto in discussione, butta fugacementeUmberto Palazzo INTERVISTA qualche nuova idea nella sua valigia dei sogni e riparte per un'altra avventura formando Il Santo Niente. Alla luce di un notevole bagaglio di esperienza e con una lucida capacità - acquisita direttamente sul campo - di saper discernere seguendo il suo fiuto e la sua indole di instancabile esploratore, riesce a proporre lavori pregevolissimi come “La vita è facile”,Sei na ru mo’no wa na’i” e “Il fiore dell’Agave” e contemporaneamente ad ampliare gli orizzonti della ricerca e della sperimentazione con il side project de Il Santo Nada.

 

Da perfetta mina vagante dell’universo rock, come lui stesso ama definirsi, naviga controcorrente riappropriandosi di sonorità delle origini, andando ad attingere con sapiente tocco di esperto alle più svariate influenze: musica popolare, colonne sonore, albori del rock e avanguardia, tutto smontato e riassemblato con l’illuminazione sconfinata di una mente onnivora e versatile in continuo movimento. A questo affascinante viaggio speleologico nell’essenza visceral-ontologica della musica, Umberto Palazzo ha affiancato anche l’attività di dj, di produttore e di promotore di eventi live con la direzione artistica del locale Wake Up. Tutta questa frenesia senza mai perdere il suo piglio di geniale fenomeno ai margini dei riflettori, senza cedere alla logica del successo o della cresta dell’onda da cavalcare, magari arrivando a qualche necessario compromesso che ne smussasse i lati più bizzarri ed estrosi, tanto è vero che nel suo pieno momento di gloria gioca al rilancio spiazzando tutti con un disco solista autoprodotto "Canzoni della notte e della controra" in cui regnano atmosfere dilatate ed oniriche, la poetica indossa le vesti delicate e sublimi del minimalismo e delle radici, il fervore e l'inquietudine si posano soavemente su riflessioni introspettive e spazi rarefatti e lattiginosi.

 

L'INTERVISTA

 

ROMINA BALDONI (DISTORSIONI) - Che idea hai Umberto del concetto di musica indipendente? Tu che in qualche modo ne hai vissuto da protagonista le vicissitudini e che continui a confrontarti con un ampio panorama emergente, puoi dirci a tuo parere cosa è cambiato tra ieri e oggi, soprattutto in ambito italiano?

Umberto Palazzo INTERVISTAUmberto Palazzo - Quello che è cambiato è il significato che si dà alla parola. Attualmente vuol dire 'vorrei essere su major, ma non posso perché non ne ho i mezzi'. Un tempo la parola aveva a che fare con l’integrità artistica, la preminenza assoluta della qualità sulla quantità, il rifiuto dei compromessi, la diffidenza per tecniche di marketing disoneste, l’onestà totale del progetto. Insomma quelle cose retrò che oggi fanno sorridere con un pizzico di compatimento verso chi ancora ci crede.

 

Trovo che nel nostro paese, più che altrove, i rari fenomeni di rottura e di cambiamento in ambito musicale abbiano poi finito per perdere di autenticità e di stimoli profondi. In poche parole l'essere alternativi è stato abilmente strumentalizzato dai mass media finendo per divenire una posa parodistica e superficiale. Cosa ne pensi? Credi che in tutto questo la nostra tendenza ad adagiarci ad un certo conformismo un po’ lassista ci abbia relegato ad un ruolo marginale nella scoperta e nella valorizzazione dei talenti musicali?

L’essere alternativi è stato strumentalizzato prima di tutto da persone all’interno dell’originario schieramento degli alternativi. Ci sono molti esperti di marketing e pochi interessati alle motivazioni dell’arte fra quelli che muovono le fila dell’indie italiano. E’ raccapricciante sentire questi tipi agghindati da perfetti hipster parlare come dei perfetti promotori di attrezzi da palestra. Mi danno i brividi e mi fanno paura.

 

In questo senso mi pare (ancora una volta precorrendo i tempi) che nel tuo ultimo lavoro solista hai voluto operare una decostruzione del concetto di indie music. Ovvero quando l'indipendenza è diventata una regola per cui ha perso di essenza, quando l'involucro ha finito per custodire il vuoto o rappresentare una facciata posticcia, tu hai compiuto una specie di involuzione, riscoprendo le origini del linguaggio per ritrovare nuovi spunti evolutivi.

Non potrei dirlo meglio di quanto non l’abbia detto tu. Dico sul serio.

 

Umberto Palazzo INTERVISTAUn citazionismo molto sottile e metaforico è ravvisabile in "Canzoni della notte e della controra", penso al tono fortemente critico che Lina Wertmuller riuscì ad intessere nel suo film "I basilischi" a cui tu in più punti ti richiami (il Sud, la controra, la musica di Ennio Morricone) o varie similitudini melodiche tra la canzone Terzetto nella nebbia e una canzone molto bella di Nick Cave cantautore. Lo considererei un omaggio della maturità a ciò che più ha ispirato la tua formazione e la tua crescita.

In realtà ho comprato quel disco di Nick Cave dopo aver registrato Terzetto nella nebbia, ma di quel disco ascolto solo The Weeping Song. Non ho mai notato quel pezzo e devo dire che non mi piace per niente, è un gospel piuttosto banale. Ma non mi sto giustificando, il mio disco è tutto un gioco di citazioni. Adoro disseminare citazioni in quello che faccio. La cosa veramente buffa è che nel pezzo successivo c’è una serie di scopertissime citazioni dello stesso Cave, assolutamente volute e nessuno se n’è accorto. Altra cosa buffa: per la stessa identica linea melodica sono stato accusato di aver plagiato Lucio Dalla. Mettiamola così, ho plagiato Nick Cave per vendicarmi che avesse plagiato Dalla. Orgoglio italiano e bolognese.

 

Non può mancare la domanda che ogni tuo fan inevitabilmente ti deve rivolgere: come sarà il futuro de Il Santo niente e de El Santo Nada?

Sto lavorando ad entrambi i progetti, ma non so mai prima come saranno i miei dischi, anzi so per certo che non saranno come li immagino ora. Il concept nasce sempre col tempo. E’ molto pericoloso attenersi ai propri piani, si rischiano figuracce immani. Meglio affidarsi alla fantasia e all’istinto.

 

Umberto Palazzo SANTO NIENTEQuali sono i progetti dell'imminente futuro di Umberto Palazzo (nel breve termine ovviamente, altrimenti la tua proverbiale imprevedibilità ne verrebbe scalfita!)

In realtà ho scoperto che esiste un album intero di inediti del Santo Niente. Forse lo pubblicherò. Per ora l’ho mixato.

 

Ci dici almeno un paio di nomi del recente panorama musicale che per svariati motivi hanno destato la tua attenzione o ti hanno trasmesso emozioni particolari, qualcosa che ti sentiresti di consigliare?

Canali, Capossela, Fiumani, Frigieri, Teardo e Verardi mi emozionano sempre. Per il resto ho fatto il voto di ascoltare solo musica prodotta negli ultimi dodici mesi. Trovo desolante l’arretratezza e l’anacronismo degli ascolti medi del pubblico e dei musicisti italiani. I miei dischi preferiti del 2011 sono Bill Callahan, Pinch & Shackleton, Tune Yards, Fucked Up, Demdike Stare. Dei dischi appena usciti mi hanno colpito molto gli Earth e Oren Ambarchi, due dischi strumentali (tranne un pezzo di Ambarchi). Preferisco decisamente la musica strumentale.

 

Infine una domanda leggera per buttarla un pò sul ludico (la curiosità è donna), vista la partecipazione anche di tue vecchie conoscenze, hai avuto modo di ascoltare il nazional-popolare festival di Sanremo? Nell'un caso come nell'altro devi anche dirmi il perché.

Non solo l’ho seguito, cosa che faccio da sempre, ma l’ho anche commentato in diretta su facebook, con gran divertimento mio e degli amici.

"Sanremo è la cartina al tornasole del gusto e della cultura musicale dell'italiano medio. Sanremo va letto al contrario: non serve a determinare la migliore canzone italiana, ma quanto capiscano gli italiani di musica (si direbbe pochissimo), e determinare qual è il gusto medio in un determinato periodoUmberto Palazzo INTERVISTA (in genere svariate sfumature del cattivo gusto). Sì, certo, la musica non bisogna capirla, ma ascoltarla etc etc... Tutte cazzate: la musica è un linguaggio, anzi un insieme di linguaggi e come tutti i linguaggi se non lo si capisce non ha senso e risulta come un insieme di suoni disarticolati. Soprattutto la musica NON è un linguaggio universale, come dimostrano serissimi esperimenti scientifici. Guardare l'Italia alle prese con Sanremo è un fondamentale esercizio etologico di osservazione di quell'animale antimusicale che è l'italiano medio e la gara in sé non conta assolutamente nulla. Un'esperienza tragicomica, come tutte le cose italiane".

(Questa è la mia riflessione del giorno dopo Sanremo direttamente dal mio profilo).

 

Questa ultima risposta, chissà perchè, sembra qualcosa che riesce a calzare perfettamente con il mio pensiero e con tutto ciò che in questa chiacchierata con te ci tenevo a far emergere. Credo che la tua coerenza, al di là dei percorsi tortuosi che la tua creatività ha intrapreso, sia soprattutto nel tuo coraggio e nella assoluta volontà di rimanere fedele a te stesso. A tale proposito, nel ringraziarti per la tua cortesia e disponibilità, anche tutti noi dello staff di Distorsioni approfittiamo di questo spazio che ci hai concesso per divulgare ufficialmente la tua nota - apparsa recentemente sul tuo profilo facebook- e parimenti fatta propria da altre autorevoli testate. Perchè ci sembra giusto che il talento e l'arte vadano preservati, per quanto possibile, da questo genere di prevaricazione basata sugli interessi e sulla legge del più forte e del più furbo. Perchè ci sembra giusto ricorrere alla denuncia e al passaparola laddove questi soprusi riescono a passare inosservati, finendo per tagliare le gambe a chi mette ancora il proprio entusiasmo, la propria energia e la propria buona fede nel  lavoro che svolge.

 

Comunicato ufficiale diffuso da Umberto Palazzo:

I soci SIAE sono divisi in due fasce. Una fascia A formata dagli autori più ricchi a cui toccano privilegi incredibili quali la suddivisione del "calderone" (spiego più giù cos'è) e una fascia di 20/30.000 autori e compositori ai quali viene sottratta anche una buona parte di Umberto Palazzoquello che spetterebbe loro di diritto. Come avviene ciò? Tramite la ripartizione "a campionamento" e la divisione del "calderone" solo fra soci maggiori. E' un meccanismo chiaramente iniquo, che costituisce un arricchimento senza causa dei soci maggiori e dei loro editori, che sono sempre dei gruppi economici potentissimi. Io propongo un'azione politica che porti al cambiamento di questa palese ingiustizia, tramite un nuovo regolamento e propongo che si inizi con una class action, che, anche se ha poche possibilità di vittoria in tribunale, può fare molto rumore e portare l'opinione pubblica dalla nostra parte. E' il momento giusto: si parla di modernizzare il Paese e di scardinare vecchi e ingiusti privilegi, quindi ci conviene attaccare prima che si scopra (che qualcuno s'inventi) che abbiamo qualche privilegio che non sapevamo di avere. Inoltre se saremo in tanti, oltre a far rumore, ci costerà poco.

 

Non so se tutti sapete infatti, come la SIAE ripartisce i proventi delle serate da ballo e dei concertini. In sintesi: i programmi musicali verdi, cioè quelli che compila il dj, vengono pagati "a campionamento", cioè la SIAE manderebbe ogni anno i suoi ispettori a 500 serate (si dice) e questi prenderebbero nota dei pezzi più suonati in quelle serate (in base a quale criterio vengano scelte le serate non è dato sapere, ma possiamo facilmente immaginarcelo visto che i piccoli soci non possono controllare questi controllori). Tutto il ricavato annuo di tutte le feste da ballo che si fanno in Italia viene poi ripartito fra i pezzi più suonati in quelle serate scelte in maniera arbitraria, cioè nessuno legge quei borderò verdi che vengono compilati a centinaia di migliaia. Ovviamente i brani prescelti sono famosissimi, perché suppongo gli ispettori non vadano in giro con Shazam, visto che la normativa è più vecchia dell'applicazione! Anzi sull'ultimo numero di Vivaverdi ho appena letto che l'uso di Shazam è assolutamente escluso. Quindi (pazzesco ma è così) i pezzi che vengono pagati (e si tratta di un alluvione di denaro se solo pensate a quante serate si fanno nel fine settimane nei vostri paraggi), sono solo quelli che il funzionario preposto conosce e magari il burocrate in questione è un ex carabiniere piuttosto anziano, come mi è capitato. E già fa malissimo al cuore.

 

La cosa che forse non sapete, infinitamente più grave, è che dal 2007 anche per il 75 per cento dei concerti (i programmi musicali rossi) la ripartizione si fa nello stesso modo e l'obiettivo è chiaramente quello di arrivare al 100%, cioè non dare più nulla ai piccoli soci. L'altro 25% è analizzato ad estrazione (ma basta mettere una lettera fuori da uno spazio perché il programma sia annullato e allora tutto nel calderone). La scusa: è stata scoperta un'orchestra in Campania che falsificava i programmi musicali, cioè su questi scriveva solo brani del capo-orchestra! Praticamente non si prende neanche in considerazione l'idea che ci siano artisti che suonino solo musica di propria composizione. Nell'immaginario corrotto di chi fa i regolamenti Siae esistono solo le orchestre che eseguono i successi dei supersoci. Questo va cambiato perché non è tollerabile suonare dal vivo per fare arricchire ancora di più Zucchero e Co. In generale non trovo tollerabili le ingiustizie e questa ci tocca tutti personalmente. Inoltre tutto il fiume di soldi che arriva dalla filodiffusione nei locali pubblici, la tassa sui cd vergini e altre utilizzazioni finisce nel cosiddetto "calderone" che viene ripartito fra i super-soci e sono cifre enormi. In questo caso, se ci fosse una equa divisione ci toccherebbero magari degli spiccioli, ma decine di migliaia di piccolissime quote fanno milioni di euro per poche persone che hanno solo il merito di essere già ricche. Vi pare giusto?

Romina Baldoni

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