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11 Maggio 2012

Dirtyfake ‘La band che suonò verso la fine …’


Forse qualcuno ricorderà: nel  marzo del 2011 recensii su Distorsioni "TumorRow" dei romani Dirtyfake. Personalmente rimasi molto colpito dalla qualità di quel disco autoprodotto. Pur conoscendo la band e avendone apprezzato, nel tempo, la costante maturazione stilistica nonchè la perenne ricerca di superamento dei propri limiti, onestamente non mi  aspettavo tanta grazia. Mentre scrivo queste note, a breve, ci sarà l' uscità di un nuovo EP (release e relativo party di "Shallow dephts": 12 Maggio 2012). Così ho pensato di fare quattro chiacchiere con Fabrizio "Byron" Rampotti, leader e voce della formazione.

 

L'Intervista

 

Andrea Fornasari (DISTORSIONI) - Fabrizio, ci parli un po' del percorso artistico della band?

Fabrizio "Byron" Rampotti - Partiamo dalle ultime note del grunge e anticipiamo (almeno in Italia) quello che sarebbe venuto dopo, un indie rock di stampo wave inglese. Non abbiamo mai guardato quello che c'era attorno a noi ma sempre quello che c'era dentro. Se il gruppo fosse stato più stabile forse ci saremmo tolti qualche sfizio in più ma siamo sempre andati avanti. Ad ogni modo si può dire che i Dirtyfake abbiano cominciato a fare sul serio dal 2007; un anno dopo presentavamo da Mondadori la compilation della NagualDirtfake Tumorrow che raccoglieva il meglio, a detta loro, della scena indie alternative italiana e il nostro video con Olga Shuvalova. Da lì in poi abbiamo suonato con Kid Congo and the pink monkey birds (conoscere Brian Tristan, uno che ha suonato con Nick Cave, ex Cramps ed ex Gun Club, sapere che il giorno dopo era in tour con addosso una maglia dei Dirtyfake, ci ha riempito di orgoglio!), Love in elevator, The no hay banda trio, Pivirama e tanti altri; siamo persino finiti su Raidue nel cuore della notte, poi negli Stati uniti è uscita la raccolta "Indie underground vol.8", ma di tutte queste compilation nessuno ha mai visto un soldo, infine l'album “TumorRow” che è piaciuto a critica e pubblico...

 

Mi racconti qualcosa del nuovo EP?

“Shallow depths” nasce in un momento di grande confusione, personale e generale. Mi sembra che tutto sia divenuto un imponente social network, rapidissimo e vuoto. In questa velocità si perdono di vista le cose importanti ed è più difficile focalizzare il cuore delle questioni. Mi piaceva accostare la parola "profondità" a quella "superficiale" perchè è un pò come quando guardi le stelle dell'universo e pensi ai batteri che hai dentro. Anche tu per loro sei uno spazio da conquistare. Questa stratificazione è affascinante, è come se fossimo batteri sul corpo di un dio. Nella stessa maniera io raggiungo basse profondità di pensiero, o sono superficialmente profondo, ma lo sono meno di altri, tutto dipende dalla consapevolezza. Nel disco abbiamo infilato in maniera nascosta anche la superficialità delle mode, della rete, della cultura. Non che sia contro il progresso o il web, diciamo che mi dà da pensare il modo in cui si viene spinti ad utilizzarlo in maniera banale, il web fa ancora parte della realtà e non il contrario.

 

Le tematiche trattate dalla band devono essere lette come "personali" oppure esiste anche una volontà di comunicazione verso l' esterno? Isolazionisti o dentro la società?

I testi sembrano quasi tutti personali, ma oggi ogni gesto è politico. La cattiva politica è il veleno che ci sta uccidendo lentamente. Nel brano chiamato La vita è una severa maestra il testo sembra stia raccontando di un tipo che vuole semplicemente suicidarsi ma nel ritornello il personaggio decide di portare con sè chi lo sta dissanguando. Lo so che è brutto suggerire la violenza ma chi è nato prima lo sfruttatore o lo sfruttato?

 

 Lo possiamo definire, tutto sommato, un messaggio politico (inteso anche come forma di resistenza) o lo vedi più come una sorta di testamento mutante di persone che "suonano verso la fine"? Mi spiego: come potrebbe interpretarlo un giovane ascoltatore, secondo te?

Non potendo sistemarci i capelli in maniera emo perdiamo tutto lo "zoccolo" giovanile. Anche quelli più simili a noi ci mettono troppo per decidere che camicia indossare. Se sia un bene o un male non lo so, ma di certo si è già spostato il problema dalla sostanza alla forma.

 

Pensi che la musica, al di là dei generi, debba cercare di trasmettere una certa idea e credi che sia ancora possibile? Oppure vedi la questione come semplice intrattenimento, più o meno cerebrale?

La musica che abbiamo vissuto noi e i nostri padri ha concluso il suo ciclo. Al momento non ci sono soldi per i faraoni. C'è qualche rudere che raschia il barile ma per costruire il mito serve una concezione di tempo diversa da quella che si è imposta. Servono stanze senza facebook aperti, senza iPhone accesi, serve solitudine e un disco da scartare ... e quella deve essere la sola plastica percepibile. Se fiuto la finzione, cestino.

 

A chi si rivolgono i Dirtyfake con la loro proposta musicale?

Diryfake IntervistaIo li ho sempre desiderati all'interno dell'underground ma poi mi sono accorto che l'underground che conoscevo era morto e sepolto. La verità è che non lo so. Sai il gioco di specchi di Emidio Clementi tra Carnevali e Rimbaud: ‘ Dire qualcosa mentre si è rapiti dall'uragano, ecco l'unico fatto che possa compensare di non essere io l'uragano!’ Ecco, non mi interessa molto chi ascolta, vorrei però che ripassasse quel ciclone, quella forza che solo la controcultura riesce a creare...

 

Pensi che il disagio interiore, chiamiamolo così, sia sempre collegato (in stretto rapporto quindi) con l' ambiente che ci circonda? Oppure credi che sia assolutamente soggettivo e impermeabile al mondo esterno?

Credo sia soggettivo ma non del tutto impermeabile. Esistono attitudini che possono peggiorare con un certo clima. Le persone tendono a lamentarsi sempre, in qualunque periodo storico e di qualunque cosa. Poi però quando ripensano al passato la loro valutazione è più positiva. Tra passato, presente e futuro, è il presente quello che se la passa peggio. In parte perchè non siamo in grado di leggere i nostri tempi in maniera distaccata.

 

Quali libri hai letto ultimamente? Quali i tuoi autori preferiti?

I nomi sono i soliti, le rockstar francesi dell'ottocento sono sempre quotate, di recente ho rispolverato due giganti come Cortazar e Mandelstam e nutro una stima feroce per Alan Moore, il padre di quel capolavoro chiamato "V for Vendetta". Gli invidio una forza che nessun Orwell, Huxley, Dick è riuscito a scatenare sulla società. Quando vedo che il gruppo di Hacker Anonymous o semplicemente degli anarchici in Grecia usano la maschera del protagonista per esprimere il loro sdegno, mi emoziono.

 

Conoscendo il tuo amore per il Cinema ti rivolgo la stessa domanda declinata al grande schermo!

Su due piedi mi vengono in mente tre titoli: “Taxidermia”, “Black Swan” e “Enter the void”, se si ha un pò di stomaco il primo è di certo il più visionario.

 

Come nascono le canzoni dei Dirtyfake?

Così come nasce la vita, dal caso e dal caos. Le muse non si affittano.

 

Quali le principali influenze musicali? I vostri gusti sembrano prediligere sonorità anni novanta, ma è evidente e si percepiscono chiaramente anche altri "amori", dal blues al jazz, wave, psichedelia

Cambiando spesso la formazione (otto in quattordici anni!) è normale percepire la varietà, i gusti dei musicisti appena arrivati. Siamo molto liberi in questo perchè ci piace l'eclettismo. Io sono sempre più attratto dal vecchio blues e dal jazz

 

Esiste una "scena" romana? Oppure ce ne sono diverse e comunicano poco fra loro?

Grande domanda. Ne è esistita una, ed era quella hardcore punk. Di recente hanno persino prodotto un documentario. Quando assemblerò le mie ore di concerti di band romane emergerà una visione più ampia. Direi che ci sono troppe band, quindi è normale che non ci si conosca tutti.

 

So che ami scrivere e la letteratura in generale: perchè hai scelto di comunicare attraverso la musica? Pensi che, volendo, si possano conciliare con successo le due passioni?

Facevo troppe cose, dovevo sceglierne una. I Dirtyfake avevano potenzialità e scelsi di concentrarmi sulla band. Ma credo che con un buon booking dietro le spalle, un cantante possa "stranamente" divenire un grande scrittore.

 

C' è qualcosa che vuoi aggiungere?

Sì: noi siamo fieri di non possedere il fattore x!

Andrea Fornasari

Video

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