Franca Rame La donna, il teatro, l’impegno civile
Non ho mai avuto la fortuna di vedere dal vivo uno spettacolo di Franca Rame. Ma ho i dvd di Mistero Buffo e di altri suoi spettacoli che ho visto e rivisto molte volte. Come uomo di teatro e autore di monologhi, ho sempre apprezzato chi si muove da solo sopra un palco senza altre armi che non siano la propria voce, il proprio corpo e un testo di valido spessore artistico. E Franca Rame, nata nel 1929, aveva tutto questo. Donna bellissima, di una bellezza che mai ha evidenziato con abbigliamenti o comportamenti discutibili, aveva cominciato, in quanto figlia d’arte, a calcare le scene fin da bambina e dopo la trafila delle compagnie teatrali più prestigiose dell’epoca (Tino Scotti, Marcello Marchesi) e l’interpretazione di alcuni film dove spesso interpretò il ruolo della bella bionda svampita, l’incontro con Dario Fo, a metà degli anni cinquanta, è quello che le cambia la vita.
La compagnia teatrale Nuova Scena che i due creano unendo le rispettive forze e talenti assume subito un aspetto politicizzato riferito ai partiti e ai movimenti dei lavoratori e degli studenti della sinistra italiana. Dopo aver cambiato il nome della compagnia con il più appropriato La Comune, Franca Rame, diretta dal marito, sposa le utopie sessantottine abbandonando i teatri tradizionali per esibirsi nei luoghi di lotta popolare: le sezioni di partito, le fabbriche, le sedi sindacali e le scuole occupate. Risalgono a quel periodo opere importanti quali Morte accidentale di un anarchico, Non si paga, non si paga, Il Fanfani rapito. Ed è alla fine degli anni sessanta che la Rame abbraccia il movimento femminista divenendone un simbolo e una bandiera nel mondo dell’arte e del teatro. Da quel momento scrive lei stessa i testi che interpreta, imperniati su una satira feroce della società borghese, che si muovono tra il drammatico e l’umoristico con risultati artisticamente eccellenti. Tutta casa, letto e chiesa è uno di questi; testo mille volte rappresentato che riscuote immediato e grande successo, a cui seguono Grasso è bello! e La madre, Sesso? Grazie tanto per gradire, Coppia aperta, anzi, spalancata.
Odiata e presa di mira dai movimenti antagonisti della destra, non solo estrema, nel 1973 Franca Rame vive la peggiore esperienza che può capitare a una donna. Un gruppo di fascisti, la rapisce, la sequestra, la picchia e la violenta ripetutamente per ore all’interno di un furgone guidato fino a un luogo isolato. Quell’esperienza traumatica che avrebbe messo al tappeto chiunque, a Franca Rame anche per elaborare il trauma subìto, dà la forza per realizzare e scrivere, sebbene alcuni anni dopo, un testo teatrale di una crudezza e di una commozione da far accapponare la pelle. Impossibile restare insensibili e impassibili di fronte al racconto spietato della violenza subìta. Lo Stupro, questo è il titolo del testo diventa (purtroppo) uno dei cavalli di battaglia dell’attrice milanese rappresentato centinaia di volte. Parallelamente alla carriera artistica la Rame porta avanti con coraggio e costanza le battaglie politiche in cui crede. Fonda il movimento Soccorso Rosso Militante che si occupa di raccogliere fondi per il sostentamento dei detenuti politici di sinistra incarcerati per le loro idee e le loro azioni, dei quali molti sono attori e altri artisti e non terroristi armati come stampa e simpatizzanti di destra hanno sempre cercato di far credere.
E se a Franca Rame viene attribuita l’invenzione della famosa frase: “Dietro a ogni grande uomo c’è sempre una grande donna” mai nel suo caso fu più vero: se Dario Fo era l’attore, il giullare, lo scrittore, l’affabulatore che sappiano, la Rame era la spina dorsale della compagnia, non solo burocraticamente ma ideologicamente; consigliera, stratega e organizzatrice dell’opera teatrale del marito. In tempi più recenti Franca Rame era stata eletta senatrice nelle fila dell’Italia dei valori se non ché dimettersene dopo qualche tempo scontrandosi con le realtà burocratiche dello Stato che non le permettevano un agire senza problematici vincoli istituzionali. Franca Rame è stata una colonna imprescindibile del teatro italiano e la più importante esponente di quello basato sull’impegno civile in difesa dei più deboli e degli oppressi, una donna in cui convivevano la grande professionalità lavorativa e la semplicità della signora della porta accanto scevra da divismi e orpelli autoreferenziali. Ci ha lasciato un’eredità esemplare di civiltà e di impegno che non bisognerebbe mai dimenticare. Altri hanno dimenticato: venticinque anni dopo dallo stupro di cui era stata vittima Franca Rame il reato è caduto in prescrizione e i colpevoli non sono mai stati puniti.
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