NichelOdeon Claudio Milano: L’Urlo rubato agli Dèi
Claudio Milano: talento proteiforme e visionario
La parte riservata alle avanguardie artistiche nel nostro Paese, attualmente, è ben ristretta. E non per una scelta consapevolmente esoterica o, per così dire, ingenita al concetto stesso di avantgarde, ma per una acclarata insufficienza culturale, drammatica, in tempi di esasperata e conformistica plutocrazia e di denegato riconoscimento delle pulsioni artistiche più autentiche e originali. Il caso del progetto NichelOdeon è sommamente emblematico, al riguardo. Un progetto multimediale sospeso tra musica, teatro, installazione artistica, al cui centro è contemplata la figura di Claudio Milano, geniale vocalist, compositore e performer, il cui contributo al panorama dell’avanguardia italiana è ancora ben lungi dall’essere apprezzato in misura adeguata. Claudio, a dire il vero, è artefice di altri progetti che fanno dell’interdisciplinarietà il loro stigma artistico: ricordiamo InSonar, progetto apertissimo a svariate e prestigiosissime collaborazioni (Pat Mastelotto e Trey Gunn, già alla corte del Re Cremisi Robert Fripp, Nik Turner, taluni componenti dei leggendari Area) e in compagnia della brava scrittrice e artista belga Erna Franssens, Adython, concept per voce e musica sperimentale, in cui il talento proteiforme e visionario di Milano rifulge in tutta la sua poliedrica potenza.
L'Urlo Rubato
NichelOdeon, tuttavia, è il progetto principale, attorno al quale ruota la poièsis peculiare dell’artista. La cui carriera, però, ha un antecedente di gran livello, sostanziantesi nell’ottimo “L’Urlo Rubato”, disco autoprodotto uscito a suo nome nel 2002. Sorta di opera musicale punteggiata di inserti teatrali, il cui nucleo più significativo si innesta genialmente sull’Amleto shakespeariano rivisitato dall’autore, su cui aleggiano i Lari familiari di Jules Laforgue, Antonin Artaud e Carmelo Bene, e in cui la voce di Claudio (dai più accostata a quella del grande Demetrio Stratos, ma solo, a nostro avviso, come la necessaria appendice di una boa luminosa da introiettare come necessario riferimento, e da doppiare in fretta, verso dimensioni di autonomo dispiegamento di multiforme talento) troneggia all’apice già della maturità espressiva e dà un’impronta originalissima e pirotecnica all’insieme. Le altre due sezioni del disco riguardano una piccola pièce dal titolo Ma le serve di Genet?, al cui interno figurano cover di livello eccellente di Jacques Brel, Ne me quitte pas, Luigi Tenco, Vedrai, Vedrai; e Building up a cathedral from me, psicodramma in musica, composto nel 2000. Il tutto, musica interagente con un’idea di teatro concettuale, con la sapiente regia di Marco Rossi.
NichelOdeon: Cinemanemico
Nel 2007, prende corpo il progetto NichelOdeon, sulla base di precedenti composizioni di Claudio Milano, talune sfocianti in apparizioni in chiave multimediale in prestigiose rassegne artistiche a livello internazionale, come la Prima Biennale di arte contemporanea di Mosca, nel 2005, o il V Festival di Teatro di ricerca della Repubblica Slovacca, nel 2004. I NichelOdeon nascono attorno un primigenio nucleo di musicisti di eterogenea provenienza culturale e musicale: lo stesso Claudio Milano; Francesco Zago e Maurizio Fasoli degli Yugen; il jazzista Riccardo Di Paola. Da una performance dal vivo, scaturisce il disco autoprodotto “Cinemanemico”. Opera di affascinante impatto, essa coniuga agli ormai usuali stilemi di suono avanguardistico un tessuto di indubbia ascendenza ‘progressive’, dove la grande voce di Milano può dispiegarsi in tutta la sua vastissima gamma di sfumature cromatiche e scale fonetiche. Dall’urlo belluino al tono deliquescente e crepuscolare, dal tono incendiario di un’ugola temprata da “efesti” impazziti allo sciabordio di onde sonore scivolanti come liquida armonia in paesaggi onirici. Brani come La Mosca Stregata, Malamore E La Luna, La Torre Più Alta, Ciò Che Rimane, Il ladro Di Giochi, ne sono testimonianza inoppugnabile. Brani dal fascinoso sapore progressive contrappuntati dalla voce di Claudio su un tappeto sonoro di eccelso livello fabulatorio. La lettura, infine, di brani tratti da “L’arte in cucina e la scienza del mangiar bene” di Pellegrino Artusi, rende ancor più originale e variegato il disco.
Il Gioco del Silenzio
Nel 2009 la formazione viene radicalmente riformata, con l’ingresso di musicisti provenienti dai più svariati ambiti musicali, al fine di favorire una più che virtuosa interazione tra generi. Ed ecco: Luca Passavini, Francesco Chiapperini, Andrea Murada, Andrea Illuminati, Lorenzo Sempio, Max Pierini, sempre con l’illuminante presenza creativa di Claudio Milano. Il gruppo così rinnovato, con l’aggiunta della bellissima voce di Carola Caruso, incide per la Lizard Records l’album da studio “Il Gioco Del Silenzio”, nel 2010. A parere di chi scrive, si tratta del loro capolavoro, ottima fusione tra pulsioni sperimentali e scansioni meramente progressive, con uno splendido impianto armonico dal quale traluce, come un unico sciame stellare, ora ferale ora suscitatrice di benevoli spettri musicali, la voce maestosa di Claudio.
Pleonastico cercare a tutti i costi modelli di riferimento, Stratos, Hammill, la realtà è che la ricerca di nuove possibilità vocali è in Milano instancabile e, diremmo, teleologicamente orientata a trovare il suo virtuoso doppio “artaudiano”, una indefessa azione di escavazione dell’Io fino al raggiungimento temporaneo di un Nirvana espressivo, mercé la totale scarnificazione dell’ugola. Disco maturo nell’insieme, che riecheggia qua e là momenti di esecuzioni live precedenti, qui raffinati alla fiamma di un cesello artistico coniugato con somma naturalezza, con picchi di assoluta genialità, a partire da brani quali Fiaba, Claustrofila, Amanti In Guerra, Ombre Cinesi. E continuando su questa scia, coda di una cometa sonora brillante nel nucleo di fuoco delle costellazioni, Il Giardino degli Altri, Se, Lana Di vetro, e la stupenda e conclusiva Ciò Che Rimane.
Adython
Il progetto NichelOdeon, arricchitosi anche di un dvd live dal titolo “Come Sta Annie?”, continua con la recente pubblicazione di un album live, “No” (2012, Clinical Archives) stampato su Cd in cinquanta copie numerate e autografate dal leader, e per altra via distribuite in free download sul sito di Claudio Milano. Del 2012 è anche l’uscita, per l’etichetta dEn, di “Adython”, album di preziosa ricerca vocale e di supreme esplorazioni del suono, realizzato da Claudio con la splendida collaborazione dell’artista e scrittrice belga Erna Frannsens, composto di due lunghi frammenti, L’Oracolo Di Delfi e Adython, per sola voce , sax ed electronics. Un modo ulteriore per mostrare, qualora ve ne fosse ancora bisogno, il talento proteiforme e incontenibile di Claudio Milano, uno dei migliori esponenti del movimento artistico d’avanguardia in Italia, alchimista della phoné come pietra filosofale di una concezione del mondo che, riecheggiando le alate parole del Bardo, si trama della materia di cui sono fatti i sogni.
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