Gli Putridissimi - Luther Blissett “S/T” Split Tape
Uno spirito scapestrato attratto irrimediabilmente dall’improvvisazione e dall’anarchia, incapace di contenere irruenza e impulsi spazianti dalla ferocia al grottesco. Questo è il manifesto musicale anomalo quanto originalissimo de Gli Putridissimi. In questo brevissimo split con i Luther Blissett il trio barese ci offre due pezzi strumentali giocati su cacofonie e divertissement, riuscendo a passare con estrema disinvoltura dalla velocità sfrenata di un power rock reso barcollante da deliqui di feedback alla leggerezza fusion più bizzarra e ibrida. Terrori nei boschi è un crescendo che si apre sulle note alte di sax e finisce per sprofondare in una melma convulsa di stridori e dissonanze urticanti e contorte che poi finiscono per ricongiungersi con l’armonia iniziale del sax in una specie di rituale dimostrativo acuto e perverso. Paludi Ghiacciatissime è un altro riuscito esempio di istrionismo rocambolesco che intreccia armonia ritmica e miasmi abrasivi.
Il jazz core deviato dei The Lounge Lizards e dei Naked City unito all’avant rock fantasioso e salmastro di James Chance and the Contortions, tra bassa fedeltà e stacchetti orchestrali di avanguardia meticolosamente arrangiati e variegati. Che ci sia dentro l’acume e la sagacia di personaggi bizzarri e incontenibili come Superfreak ed esponenti dei Bokassà, già incontrati per l’etichetta Lepers Produtcions, la dice lunga sull’invasione del punteruolo rosso e sui metodi che troveranno Gli Putridissimi per fronteggiarlo! Lo stacco offerto dai Luther Blissett, giocato sulla linea di basso profonda, riprende il filo conduttore più torbido ma anche quello più eclettico, tribale e dissacrante iniziato dai primi. Sperimentali, cupi, deliranti i Luther Blissett amano sporcare di enfasi drammatica il loro suono rendendolo pastoso e torbido. Avant rock, sentori di jazz deviato grind, scorie noise.
Dopo le due ottime prove che già avevano attratto la nostra attenzione, l’omonimo del 2010 e “Bloody Sound” del 2011, i bolognesi confermano con questi due pezzi la loro verve di improvvisatori oscuri quanto affascinanti. Passano al tritacarne gran parte degli stilemi del rock, martorizzano il funky con bolge strumentali e passano dal frastuono al doom più funereo. Staggering è un’invettiva invasata alla No Means No che si erge tra sporadici colpi di ride e sibili di sax. Scaffolding è una perforazione di basso che incede tra rumori metallurgici e un sax cigolante. Il declamato biascicante e ringhioso mi fa pensare al pathos e alla lucida follia di Foetus. Breve ma intensa questa imperdibile cassettina disponibile anche in free download (lo trovate qui in calce) ma di cui consiglio vivamente l’acquisto. La confezione spartana in cartone mi ricorda vagamente certe chicche del passato poi diventate epiche (Talibam!) meglio tenersi preparati.
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