Pirlo/Biasi/Maniscalco BELLOW’S TRAINING
Insieme dal 2011, il trio di jazzisti giunge a questa prima, ambiziosa, pubblicazione: il titolo dice già tutto e fornisce il baricentro sul quale mantenere l’equilibrio fin dai primi secondi della prima traccia Simon Demon, forse una delle migliori composizioni in mezzo al già buonissimo materiale di questa “esercitazione per fisarmonica”. Una sorta di "Lark’s Tongues in Aspic Part One" dove l’organo tascabile sostituisce chitarre e archi. La fusione tra free jazz e il prog-rock collettivamente improvvisato dei King Crimson - quelli del periodo 72-74 per intenderci – è la vera chiave di volta dell’opera, ancor più del tentativo (riuscito) di rilanciare la fisarmonica nella cultura jazzistica.
Il basso elettrico contende qua e là il trono dello strumento solista, come in At Sloppy Joe's e nel fine intreccio minimale di Bellow’s Training, ma il simbolo di un certo tipo di folk nostrano torna prepotentemente protagonista nella superba Teruel e in U07, altra traccia all’altezza di artisti già affermati e di un album d’esordio dal grande valore. La batteria si è aggiunta ad un duo pre-esistente ed è comunque riuscita a ritagliarsi il suo spazio, a riempire vuoti ove ne fossero o ad accompagnare l’esplorazione di strade sconosciute, piene d’istintività. Ma i silenzi, sia chiaro, la fanno da padrone, stanno là a far da sfondo, anche nel passaggio fra sacro e profano di Quarta Casa: l’umore dell’ascoltatore è spesso coinvolto dal loro alternarsi con le sezioni ritmiche e la strana atmosfera creata da Pirlo – a volte allegra, altre decisamente tetra, angosciosa -, che effettua continui cambi di ritmi esecutivi con la sua fisarmonica prossima a raggiungere il gotha degli strumenti classici anche grazie a questo pregevole lavoro.
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