XX Agglutination Metal Festival Carcass, Entombed A.D., Belphegor, Elvenking, Buffalo Grillz, Eversin, Sinheresy, Lehmann 23 agosto 2014, Senise (PZ)
Cosa è l’Agglutination festival? Domanda difficile. Si potrebbe liquidare la risposta facilmente, definendolo un festival metal che si tiene in provincia di Potenza e che è giunto nel 2014 alla ventesima edizione. Ma in questa definizione verrebbe a mancare tutto quello che c’è dietro l’organizzare un festival di altissimo livello in una regione come la Basilicata, un anno di preparazione per poche ore di concerto. Sta di fatto che l’Agglutination, per merito dell’organizzatore storico Gerardo Cafaro e dei numerosissimi collaboratori si è trasformato con gli anni in uno di quegli appuntamenti dovuti e imperdibili con il metal a sud Italia, un po’ per la collocazione geografica, al centro della Basilicata ma in grado di convogliare appassionati da Puglia, Calabria e Campania, un po’ per le band di fama mondiale che nel corso degli anni ne hanno calcato il palco. Overkill, Destruction, Vicious Rumors, Virgin Steele, Marduk, Mayhem, Dark Tranquillity, Vision Divine, Dismember, Vader, Cannibal Corpse, scelte musicali bipartisan in grado di soddisfare ogni tipo di gusto. Per festeggiare il ventennale dell’Agglutination, la scaletta gioca un nome di assoluto rilievo, per la prima volta in a sud Italia i Carcass. Oltre un migliaio i presenti e interessante la scaletta dei gruppi presenti.
LEHMANN-SINHERESY-EVERSIN
Persi per motivi di tardo arrivo i primi due gruppi, i Lehmann ed i Sinheresy. Agli ultimi, a giudicare dai due brani ascoltati sulla strada dal parcheggio allo stadio di Senise, c’è da riconoscere un debito stilistico non indifferente con i Lacuna Coil. Giudizio sospeso per loro, e dopo il classico cambio palco è il momento degli agrigentini Eversin. Hanno un fan club con tanto di striscione che li ha seguiti e un sound che fa presa sul pubblico, thrash moderno che ricorda gli ultimi Artillery e Nevermore con qualche apertura più tendente al prog metal. Buona tecnica e presenza scenica, li si attende alla prossima prova con il successore del loro ultimo lavoro in studio “Tears From The Face Of God”. Ed è con i Buffalo Grillz che il pubblico inizia a muoversi seriamente: emerge prepotentemente la vera bestia nera del festival, il fondo in brecciolina del campo sportivo di Senise. Il palco è sottovento e gli sforzi dell’idrante della protezione civile non riescono a evitare le folate di polvere tipo deserto, che rallegreranno lo show dei Buffalo e delle band a seguire.
BUFFALO GRILLZ-ELVENKING
Al debutto con il nuovissimo batterista, i Buffalo si riconfermano una letterale macina grind, precisissimi, ironici, devastanti. Brani tratti dai due lavori in studio, Grind Canyon e Manzo Criminale ed una serie di inediti. Enrico “Tombinator” Giannone resta sempre un grandissimo frontman, non da meno Cinghio, Gux e il nuovo acquisto Mizio. Tenere alta l’attenzione del pubblico dopo tanta violenza è un lavoro estremamente difficile per gli Elvenking e riuscito loro solamente in parte. Oltre quindici anni di carriera e sette album in studio e una scaletta basata per metà sull’ultimo lavoro in studio The Pagan Manifesto, uno spettacolo molto accurato, dai costumi di scena agli arrangiamenti alle armonie vocali, power metal ben fatto e strutturato che però si scontra con la realtà di una serata in cui il pubblico è li per generi musicali molto più aggressivi. Primo intoppo della serata, per problemi imprecisati i Belphegor sono in ritardo quindi per assicurare la loro performance tocca invertire la posizione in scaletta con gli Entombed A.D..
ENTOMBED A.D.
Risolta con notevole aplomb la questione della separazione con il membro fondatore, il chitarrista Alex Hellid e la disputa sulla proprietà del nome originale, gli Entombed A.D. freschi di pubblicazione del loro album di debutto “Back To The Front”, salgono sul palco. Chi li ha visti a Bari due anni fa in un concerto epico non resta deluso dalla loro prova. Johan Jansson degli Interment, veterano della scena death svedese riempie egregiamente il vuoto alla seconda chitarra e checché se ne voglia dire, Jansson a parte, l’attuale è una formazione con quasi dieci anni di vita, quindi non mancano affiatamento e capacità sceniche. Lars Goran Petrov resta un frontman di grande presa, e il pubblico apprezza con grandissima convinzione. Ai critici improvvisati le disquisizioni sulle piccole imprecisioni. La scaletta va sul sicuro ed equilibrato. Limitato a tre brani il contributo da Back To The Front, il resto dello show si è saldamente basato sui classici, Wolverine Blues, Eyemaster, Living Dead (unica concessione a Clandestine), Revel In Flesh, Left Hand Path ed una feroce Supposed To Rot. Bill Steer e Jeff Walker si godono parte del concerto dal retropalco con evidente piacere. La band scende dal palco sulle note di Nel Blu Dipinto di Blu, e tutti restano con il dubbio se si tratti di un “omaggio” alla nazione o di humor scandinavo.
BELPHEGOR
I Belphegor salgono con facepaint e stage set completo. Il che include inquietanti teloni, e aste microfoniche colme di ossa, teschi di capre e maschere antigas, ed il loro set scorre fluidamente, una mistura di black death metal ben eseguita che paga il suo tributo a grandi del genere come i Behemoth. Un paio di brani dal recentissimo “Conjuring The Dead”, uscito poche settimane fa (Gasmask terror e CTD), quattro da Blood Magick Necromance ed il resto dall’ampia discografia. Incontrano il favore del pubblico che però è in attesa dell’evento clou. Ed è finalmente il momento dei Carcass.
CARCASS
Dopo dieci anni di silenzio e un numero limitatissimo di concerti dal 2007 al 2012, il quartetto di Liverpool è rientrato in piena attività con la composizione e registrazione di “Surgical Steel”, primo album di inediti uscito a distanza di diciassette anni da Swansong. Abbandonata l’avventura fallimentare dei Blackstar e messa da parte la parentesi hard rock con i Firebird, Bill Steer e Jeff Walker si presentano in formazione rinnovata dopo l’abbandono di Michael Amott e Daniel Erlandsson. Bill Steer resta uno dei chitarristi più ispirati della scena metal estrema, integralmente suo il lavoro di ritmiche e soliste su Surgical Steel. Su Surgical Steel pesavano aspettative di livello altissimo; c’è da dire che il songwriting si è dimostrato all’altezza delle aspettative rivelandosi la ideale prosecuzione di Heartwork e prendendo le distanze dal filone “death’n’roll” che caratterizzava parzialmente Swansong. Impeccabili live, la scaletta si apre con Buried Dreams seguita da Incarnated Solvent Abuse. Chi si aspettava una scaletta basata per lo più su materiale tratto da Surgical Steel sarà rimasto piacevolmente sorpreso da una scelta di brani che partiva da Reek Of Putrefaction (Genital Grinder e Pyosisified) non tralasciando nemmeno Swansong (intro di Blackstar/Keep On Rotting In The Free World). Particolare l’utilizzo dei medley, tipo intro di Non Compliance seguita da This Mortal Coil e da una devastante Reek Of Putrefaction. Chiusura con Heartwork, e tristemente nessun bis. Splendido concerto, grandissimo festival e in attesa di capire perché Jeff Walker suoni da mesi con la stessa maglietta, si resta tutti in attesa della prossima edizione dell’Agglutination. Un ringraziamento particolare a Titti Angeramo.
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