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5 Maggio 2014

No Strange Prima che l’arte dilegui


ezzu                               INTRO

 

Un gradevole colloquio con i No Strange, storica band torinese della scena psichedelica, e in particolare con i due leaders indubbi, Salvatore “Ursus” D’Urso e Alberto Ezzu, in occasione della  recente uscita del notevolissimo nuovo album, “Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti”, in doppio cd/lp, rispettivamente per le etichette Psychout e Area Pirata. Per la cronaca nella versione cd sono presenti, altresì, taluni brani del repertorio primigenio del gruppo, e due frammenti dal vivo dall’ottimo impatto sonoro. 

 

 

L'INTERVISTA

 

Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, partendo dal vostro notevole ultimo album, vorrei chiederti in che cosa è cambiato, dai vostri esordi, l’approccio mentale nella concezione e nella stesura dei nuovi brani, in relazione a un contesto socio-antropologico-culturale radicalmente mutato, nel frattempo?

Alberto Ezzu - Cos’è mutata? L’età! E basta. Meno capelli ma, sembrerebbe, più consapevolezza. La modalità di approccio musicale, però, è la stessa, mutata è solo la tecnologia. Nel frattempo io ho lavorato per anni a musiche per documentari e questo mi ha permesso di acquisire una strumentazione che mi ha aiutato a concepire i due nuovi lavori (Cristalli Sognanti e Armonia Vivente) con una tranquillità, rispetto al risultato, diversa dai primi album. Ma tu, Rocco, chiedi dell’approccio mentale…e questo presupponeNO STRANGE INTERVISTA FOTO alcune precisazioni. Il nostro modo di concepire la psichedelica è variato negli anni. Sia io sia Salvatore abbiamo un’età anagrafica che ci ha permesso - grazie ai fratelli più grandi - di ascoltare e confrontarci con la psichedelia in maniera diretta nonostante fossimo molto giovani negli anni fine ’60 primi ‘70, e questo ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta dei suoni. Personalmente, in casa mia si ascoltava musica lirica e classica grazie ai genitori, e rock e canzoni d’autore grazie a fratello e sorella più grandi. Per questo motivo ho avuto un orecchio a 360 gradi. Il primo disco che ho acquistato era di musiche per organo di Bach, ma in casa ascoltavo anche De André e i Pink Floyd, oltre a Puccini e Beethoven. Andavo, con lo stesso Salvatore e un manipolo di amici, ad ascoltare i concerti di musica elettronica al conservatorio di Torino, Enore Zaffiri, Domenico Guaccero, e la musica contemporanea di Luigi Nono, Gyorgy Ligeti, Luigi Dallapiccola e Krysztof Penderecki al Piccolo Regio. E poi, di sera, ai maxi concerti al Palazzetto dello sport, con Franco Battiato, Aktuala, Area, Banco ma anche Soft Machine, Frank Zappa, Gentle Giant…insomma, quando parlo di 360 gradi spero si capisca cosa intendo! Questo caleidoscopio di suoni, ovviamente, ha giocato un ruolo fondamentale nei gusti. L’approccio alla musicoterapia ha poi aperto un mondo inaspettato sulla qualità dell’ascolto e questo è quanto spero si senta nei dischi nuovi: musica nata per essere ascoltata, di seguito, senza interruzioni, più volte, assaporata, interiorizzata. Lo so, questo è in forte controtendenza con l’attuale modo di sentire la musica, con youtube e mp3 che velocizzano e banalizzano, ma molti ragazzi giovani dicono di ascoltarci e di amarci, e questo, per me è, un grosso successo!

 

 

NoStrangeBlahBlahSalvatore, dei vostri riferimenti musicali tutto o quasi è stato detto: Corrieri Cosmici, Pink Floyd, beat psichedelico, folk, musiche orientali. Tutto vero, e tuttavia mi pare di intrasentirvi anche un qual certo riferimento alle sonorità iterative di un Terry Riley, e a esponenti del cosiddetto minimalismo, dal Glass di “Einstein On The Beach” allo Steve Reich di “Music For 18 Musicians”. Ti trovi d’accordo?

Salvatore D’Urso - Il nostro intento è sempre stato quello di esplorare la musica senza troppi limiti, poiché fin da ragazzini (io ed Alberto ci conosciamo da più di 40 anni) abbiamo assorbito culture e stili anche differenti tra loro: nel nostro bagaglio personale ci sono certamente tutte le componenti da voi citate, ma sono talmente tante che, alla fine, nessuna di queste risulta più importante o più rilevante di un altra. Il nostro modo di comporre i brani è già di per sé molto particolare ed eclettico…in genere si parte da un mio testo a cui vi si aggiungono, man mano che l'opera si sviluppa, le idee che formano il tessuto sonoro e persino la scelta della strumentazione. Un altra delle componenti fondamentali dei nostri pezzi è l'uso corale delle voci (non di una sola, ma di un piccolo insieme di voci) come veri e propri strumenti, per cui anche se di fatto sono riscontrabili tutte le influenze musicali già dette, non esiste alcun tentativo di imitazione o di sterile riproposizione di un modello: in questo senso, che è soprattutto ricerca e approfondimento del "viaggio interiore" (di cui già parlavano i saggi ed i pensatori più antichi) la nostra opera va considerata psichedelica. Avanguardia e tradizione ci interessano in egual misura e spesso le accostiamo, per cui i nomi che citavamo sono sicuramente tra i nostri riferimenti più evidenti. Ciò che tengo a precisare, inoltre, è l'importanza dei testi che, nonNoStrangeBorgoD'Ale a caso, sono in larga maggioranza in lingua italiana: questo perché è importante che le parole fuoriescano dalla mente e dal corpo, allo stesso modo. Difficilmente potremmo esprimere una poetica del genere in un idioma che non ci appartiene all'origine o che conosciamo poco…anche se in certi punti utilizziamo sia l'inglese che altre lingue (più per la fonetica in sé, comunque). Qui in Italia si fa tanto parlare di questo presunto "contrasto" tra la lingua italiana ed il rock in generale, ma poiché le nostre radici non sono impiantate solo nel rock ma spaziano anche oltre, la cosa non ci crea nessun problema...anzi, sembra quasi (a giudicare dai riscontri nel panorama estero) che anche per il resto del mondo sia un vantaggio (anche perché tradurre qualunque linguaggio, oggigiorno è molto più facile di quanto lo fosse prima dell'avvento di internet).

 

 

Alberto, mi piacerebbe sapere quali siano i vostri riferimenti letterari, filosofici, culturali “lato sensu”. Te lo chiedo perché, ovviamente, la tramatura filosofica s’innerva profondamente sia nello spazio testuale dei vostri brani che nella tipologia di sonorità.         

no strange ezzuAlberto Ezzu - La musica dei No Strange, fondamentalmente, la arrangio e la compongo io, i testi no, non sempre. Ma anche la musica deriva da contesti letterari e poetici particolari e la filosofia che sottende tutto il lavoro si rifà a momenti storici e culturali precisi, anche se esteticamente non sempre così decisivi. Credo sia chiaro che autori come Hesse, Kerouac, Ginsberg, Thoreau aleggiano, ma nella mia biblioteca personale ci sono anche molti classici, da Goethe a Tolstoj a Pirandello ma anche giapponesi, che amo molto, come Mishima, Tanizaki, Kawabata…e anche Murakami… senza però tralasciare Pavese. Ho avuto la fortuna di aver conosciuto e frequentato uno tra i maggiori poeti contemporanei, Camillo Pennati, signore ormai agé che, per il proprio rifiuto sistematico delle modalità filomafiose di molta cultura contemporanea, verrà probabilmente rivalutato solo alla morte – che gli auguro lontanissima! Grandissimo poeta, Pennati, nelle pieghe della propria delicatissima poesia, assurge a ruolo di sommo maestro di contemplazione. La musica che compongo si avvale di modalità legate principalmente alla musica elettronica e concreta anti litteram (Maderna, Berio, Stockhausen, Schaeffer, Curran). Naturalmente, la forma più semplice da cui parto è sempre quella della canzone, forma che amo tantissimo, ma con sforbiciate di suono e colore timbrico che più assomigliano al collage. Forse, se proprio dovessi trovare un autore al quale avvicinarmi – pur con le dovute differenze – sarebbe Brian Eno. L’amore adolescenziale – che mi segue ancor oggi – è La Monte Young, per la purezza e la radicalità del proprio operare, ma credo sia stato Alvin Curran e i suoi Giardini Magnetici ad avermi scavato l’anima e condizionato nel profondo…

 

 

Salvatore, un tema che mi pare centrale nella vostra attività di musicisti e compositori è la coerenza, non l’atrofia o la cristallizzazione, invero, in ordine al riferimento più a valori creativi interiori  che all’adeguamento a schemi etero indotti, né, tantomeno, alla rincorsa di una finta modernità. Sei d’accordo? Naturalmente, questa coerenza comporta un’inevitabile restrizione a livello di visibilità commerciale.

no strange oraSalvatore D’Urso - Secondo noi questo deriva dal fatto che, come dicevo prima, non diamo maggior peso ad una componente piuttosto che ad un altra, poiché tutto viene a formarsi come un gioco ad incastro: la musicalità unita alla poetica, le visioni grafiche unite al modo di presentarci dal vivo ecc... Coerenza, per noi, non vuol dire forzare le cose, fino al punto di apparire come una specie di astrazione intellettuale...non abbiamo nessuna intenzione di fare i seriosi o di erigerci a maestri del "verbo psichedelico" (come forse qualcuno ha male interpretato in passato), ma affrontiamo tutto in modo assolutamente naturale e ludico, con una certa ironia che è facile intravedere tra le righe. La visibilità commerciale non è mai stata tra le nostre ambizioni principali, altrimenti non ci saremmo mai occupati di certi linguaggi: di fatto la musica dei NO STRANGE e tutto ciò che ad esso vi si collega, resta per noi un divertimento...benché non disprezziamo tutte le soddisfazioni (anche in termini di popolarità) che questa ci ha sempre donato. I nostri dischi, nel corso di questi 30 anni di attività, hanno avuto buoni risultati di vendita e diffusione...purtroppo meno in patria che in altri paesi, sicuramente più no strangericettivi ai discorsi poco canonici e non omologati alla massa (come può essere il nostro). Da questo punto di vista possiamo dirci più che soddisfatti: io personalmente rifarei tutto quello che finora è già stato fatto e non mi andrei mai ad aggregare alla serie di vecchi musicisti (o EX musicisti) che minimizzano e rinnegano le proprie esperienze. Magari, rivedendo molte cose con gli occhi odierni, potremmo registrare tutto meglio o rivedere alcune questioni strettamente tecniche, ma non tradiremmo mai l'impianto e la struttura di base dei nostri suoni, che restano comunque un'espressione vitale e non addomesticabile in alcun modo.

 

 

Alberto, nella vostra carriera vi è una netta cesura di ordine temporale. Lo iato tra i No Strange fino ai primi anni Novanta e quelli del nuovo millennio di quali esperienze personali e musicali si è sostanziato? Cos’è successo in questo lungo intervallo di tempo, in termini di sperimentazione di nuove vie espressive? Ce ne vuoi parlare?

Alberto Ezzu- Per me la cesura temporale è nata prima. Ho temporaneamente abbandonato il progetto dopo il secondo disco e collaborato al terzo disco (Flora di romi) solo in veste di arrangiatore e tecnico del suono. La rinascita, nel 2008, è stata casuale anche se, una volta innescata – grazie alla nostra “mamma” Cristina Scanu –, fortemente voluta. Parlavo prima della musicoterapia, tecnica e filosofia che mi ha formato e cambiatono strange molto. Il Modello Benenzon, che seguo da parecchi anni e di cui sono Magister, permette di addentrarsi nella relazione con gli altri esseri umani e con i pazienti in maniera totale, profonda. Non mi stancherò mai di ringraziare il prof. Benenzon per quanto mi ha saputo insegnare. Non si tratta meramente di una tecnica, ma di una vera e propria filosofia. Prima della musicoterapia, però, c’è stato lo Zen del maestro Deshimaru. Mi ero interessato sin dall’adolescenza al buddhismo, anche se istintivamente sentivo lo zen giapponese un po’ lontano dalla mia sensibilità. L’incontro, anche qui, è stato casuale. Un pittore e poeta mio amico, Ezio tenryu Zanin, era stato via parecchi anni da Torino e, una volta tornato in città, ha aperto un dojo (luogo di pratica) in cui sono andato anch’io, prima per curiosità e poi per sviluppare e approfondire una strada di conoscenza…ma sarebbe meglio dire di “abbandono”. Per anni, seduto immobile di fronte ad un muro, ho messo alla prova me stesso, i miei sentimenti, le mie emozioni, i desideri, per rinascere in una nuova semplicità, capace finalmente di accettare me stesso per quello che sono e non per il desiderio – tutto mentale – di essere quello che i miei pensieri volevano che fossi. Si è trattato di un lavoro di pulizia: la meditazione “toglie”, non aggiunge e non migliora niente! Solo togliendo puoi provare a diventare te stesso. L’espressività, chiaramente,no strange dopo un lavoro simile, viene da sé, senza grandi cogitazioni o “scelte”. Scrivo una canzone perché ne sento il desiderio; con i No Strange posso dire che mi piacciono molto i testi di Salvatore e faccio di tutto affinché chi li ascolta possa assaporare le stesse mie vibrazioni…o, almeno, io ci provo. Poi c’è stato l’incontro con i Rosacroce e con il canto degli armonici, ma queste vie presupporrebbero un discorso a parte. Del canto degli armonici posso dire che esiste un progetto parallelo ai No Strange che si chiama Alberto Ezzu Lux Vocal Ensemble. Si tratta di un coro che adotta principalmente la tecnica del canto sdoppiato (canto degli armonici) inserendo di volta in volta strumentazioni classiche, antiche, orientali o elettroniche. Un disco, uscito proprio in questi giorni per la neonata Arte, Cura e Trasformazione Music&Video insieme alla più longeva Hic Sunt Leones del musicista ambient Alio Die, si intitola “Il Fuoco del 6° Armonico sulla Luce della Dominante partendo dalla Madre Fondamentale - con in mente Zarathustra” e documenta un lavoro per quattro voci difoniche e suoni elettronici nato parecchi anni fa. Seguo anche un coro di canto improvvisato, con un nome che è tutto un programma: New Neanderthal Consort. Non teniamo concerti e, ufficialmente, non facciamo terapia… ma quel che accade nelle nostre riunioni dovrebbe, un giorno, essere trascritto da qualcuno, tanto è particolare e sconvolgente.

 

 

no strange coverSalvatore, in particolare gli ultimi due album, “Cristalli Sognanti” e questo “Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti” (a proposito, complimenti anche per le copertine, che so disegnate da te), sono naturaliter dei lavori esoterici, specialmente in riferimento a questo tipo di società, sempre più tendente al gioco effimero di certi disvalori ricadenti nella superfluità. A quale pubblico ideale pensi, ove mai abbia a pensarci, nell’atto di comporre la musica dei No Strange? Un grande scrittore siciliano, Gesualdo Bufalino, immaginava un lettore che avesse il suo stesso grado di cultura, lo stesso corredo di conoscenze.

Salvatore D’Urso - Sono anche io di origini siciliane, per cui la tua citazione mi pare appropriata. Nei tempi attuali, comunque, non credo che si possa immaginare un tipo di pubblico "standard", che recepisca determinati linguaggi o che li abbia già assorbiti da tempo. Occorre che questi linguaggi siano adattati al presente, altrimenti si rischia dicristalli sognanti apparire paternalisti verso le nuove generazioni e troppo nostalgici verso i nostri stessi coetanei (che magari hanno già fatto percorsi simili al nostro). A tal proposito possiamo dire che, nei nostri concerti dal vivo, intervengono persone di ogni età e di varia estrazione sociale...anche se lo "zoccolo duro" (quello che ci segue fin dalle origini) è composto in prevalenza da nostri aficionados, ma a questi si stanno aggiungendo elementi più freschi, che abbiamo conosciuto soprattutto tramite i nuovi mezzi tecnologici.

 

 

Alberto, siete stati etichettati, non a torto invero, come gruppo psichedelico. Ora, le definizioni, per comodità espositiva, servono. Tuttavia, mi pare un giudizio restrittivo nei confronti della vostra musica, che invece definirei “globale”. O psichedelica nel senso della sua radice greca, come espansiva della mente. L’uso ad esempio di strumenti non del tutto consueti nella nostra cultura musicale, duduk, tanpura, sitar, mi pare che confermi questo vostro tentativo di abbattere ogni steccato di ideologia musicale. Ne convieni?

no strangeAlberto Ezzu - Psichedelia è un termine in cui mi riconosco. Può avere implicazioni culturali ben precise, datate, ma per noi, invece, è solo un punto di partenza. “Espandere i confini della mente” mi sembra fosse una frase di Ginsberg. Noi ci riconosciamo in questo. Praticare lo zen, o la meditazione rosacrociana, o cantare la tecnica del canto armonico, fa parte di atteggiamenti prima di tutto culturali, personali, al di là di scelte estetiche. Certo, il canto degli armonici ha riscontri culturali in tutto il mondo, dalla Siberia e la Mongolia, sino al Tibet e al Sud Africa (passando per la Sardegna!) ma non è la “tecnica” in sé ad interessarmi, ma il lavoro che il cantante deve compiere su se stesso per “dividere” il proprio canto e farne risultare due melodie distinte: se cerchi di fare questo con la mente, puoi essere un buon “giocoliere degli armonici”, puoi partecipare a qualche gara di tipo circense per far valere la tua abilità, ma se accetti di sdoppiare la tua voce un po’ come se fosse un lavoro psicanalitico di ricerca del proprio ego e del proprio sé, beh, così mi interessa di più, si avvicina a quello che penso rispetto ad una ricerca personale. no strangeL’uso di strumenti inusuali (che, se guardate bene, era già presente anche nei primi due album) fa parte della mia cultura e della mia personalità. Non suono da virtuoso, ma amo gli strumenti musicali. Cerco di tirare fuori da essi quella che per me è la loro anima, anche se poi faccio fare loro pochissime note. Per questo nei nostri dischi e dal vivo compaiono strumenti come il duduk armeno e il mizmar nordafricano, il liuto, la synphonia e il micanon medievali, l’arpa gotica, l’armonium, la tanpura e il sitar indiani, ma anche gli strumenti elettronici analogici oltre a chitarre elettriche e organi hammond. Amo il suono, in generale, amo il suono della voce e degli strumenti musicali.

 

 

Salvatore, permettimi un giudizio a proposito dell’introduzione della voce femminile di Rosalba Guastella: la reputo un valore aggiunto al già validissimo impianto musicale e vocale del gruppo. Introduce una nota di ulteriore fascino espressivo, e dal vivo anche un impatto plasticamente pregnante. Ci vuoi parlare concisamente di Rosalba? Com’è avvenuto che vi siate artisticamente trovati?

albaSalvatore D’Urso - A dire il vero il promotore dell'ingresso di Rosalba nel gruppo è stato Alberto, perché lui l'ha conosciuta in veste di allieva di canto armonico (una disciplina vocale di cui lui è maestro, da diversi anni) ed inizialmente il suo apporto si sarebbe dovuto limitare a pochi ingressi, solo in determinati brani. Ad un certo punto, invece, ci siamo resi conto ambedue che questa voce era un valore aggiunto (proprio come dici te) che non si doveva limitare, in nessun caso. Attualmente lei non solo canta (e spesso canta come voce principale, non solo da corista) ma si esprime anche attraverso la danza, oltre a suonare alcuni strumenti di accompagnamento come la tanpura indiana...per cui è parte integrante dell'immagine, che si concretizza specialmente nelle apparizioni live. Essendo la più giovane di tutti noi, comunque, ha un retroterra diverso di esperienze, ma che si integra molto bene e che forse rende ancor più solare e comunicativo il nostro gioco di squadra. Assieme a noi, dal vivo e su disco, ci sono anche i fratelli Pino e Lucio Molinari alla chitarra e alla batteria, e Paolo Avataneo al basso, membri che già facevano parte della formazione live anni ‘80/’90.

 

 

Alberto e Salvatore, intanto vi ringrazio, a nome di Distorsioni, per aver accettato quest’intervista; poi, un’ultima domanda, anzi…due: come vedete il futuro della fruizione musicale, in un mondo che tende vieppiù a “digitalizzarsi”? Infine, quali progetti avete per il futuro prossimo? Immagino un giro di concerti, per quanto difficile sia veicolare un messaggio musicale prezioso ma impegnativo come il vostro…E poi, più avanti, magari, un nuovo album, per gli abitatori degli spazi siderali! Grazie ancora e un saluto affettuoso da parte mia e dell’intero staff di Distorsioni.

ezzuAlberto Ezzu - Non so se i progetti ancora in nuce si possano rendere pubblici…spero di non far male a svelarti che, in effetti, abbiamo alcune idee… Si sta ragionando su di un libro, psichedelico nella forma e nei contenuti…ma anche storico, che coinvolga più persone; qualcosa abbiamo già anticipato nella copertina-album-poster dell’ultimo disco, ma staremo a vedere se e come si evolverà. Anche la forma cinema ci interessa, benché i costi del cinema “vero” siano assolutamente proibitivi, pensiamo che un format fatto per youtube a noi possa essere congeniale, ultraeconomico e, tutto sommato, interessante…del resto, non crediamo di voler veramente entrare nei circuiti cinematografici e la televisione, sinceramente, non fa per noi…(e noi per lei!) I concerti, purtroppo, sono ancora legati o a iniziative personali di sponsor illuminati (vedi Giappone) oppure relegate a squallidi conti della serva: andare sino in Puglia o in Friuli, per quanto possa rientrare nei nostri interessi, presuppone da parte di chi ci invita, almeno di prendersi carico dei costi “vivi” del trasferimento, viaggio, pernottamento etc. Insomma, cifre che a noi sembrano minime, e che anni fa sarebbero state normali, ma che oggi sembrano impossibili per chi gestisce locali. Non mi sembra ci sia più una via di mezzo: o concerti mega organizzati, con palco enorme, tre schermi alle spalle, amplificazione da stadio, oppure niente… Noi, per ora, andiamo fin “dove ci porta il cuore” (ovvero l’automobile…) e speriamo sempre in qualche amico che ci filmi in modo che il nostro concerto possa essere visto – anche se non veramente assaporato: dal vivo, ovviamente, è un’altra cosa! – in tutto il mondo.

no strange salvatoreSalvatore D’Urso - Sì, i nostri progetti sono comunque legati a questa visione che abbiamo a 360 gradi del linguaggio e dei modi di esprimerlo, che sono molti. Di sicuro continueremo a mostrarci in pubblico nelle occasioni che più ci interessano (come questa del 10 maggio, in un grande auditorium nei pressi di Vercelli) ma, come diceva Alberto, non siamo disposti a svenderci ed alimentare questa cattiva gestione della musica / cultura che stiamo vedendo in Italia. Sarà causa della crisi o si tratta solo di un pretesto per non dare dignità al lavoro di chi crea attraverso la musica, il fumetto o altre "armonie viventi" ? Non sta a noi dirlo, ma vorremmo sottolineare che, se siamo in questo "viaggio psichedelico" da oltre 30 anni, forse un motivo c'è...ed è quello che ancora ci spinge a non mollare la presa: divertendoci, liberandoci da qualunque schema mentale imposto o subito...ma senza alcun facile compromesso con la realtà che, forse (come cantava l'amico Claudio Rocchi), non è mai esistita.

Rocco Sapuppo

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