Sonar with David Torn VORTEX
[Uscita: 30/03/2018]
Svizzera #consigliatodadistorsioni
Avevamo conosciuto David Torn ai lontani tempi del suo primo album “Best Laid Plans” (ECM 1984) ed era stato subito innamoramento; viceversa confessiamo che mai avevamo avuto il piacere di ascoltare il quartetto svizzero Sonar che in questo quarto album "Vortex" ingloba tra le sue fila proprio il chitarrista americano. E se tre chitarre vi sembrano troppe (i Sonar basano il loro sound su due chitarre elettriche accompagnate da basso e batteria) basterà ascoltare l’album per ricredersene totalmente. Il fatto è che Torn avrebbe dovuto essere soltanto il produttore, poi si sa come vanno le cose… uno entra in studio, magari si porta dietro la chitarra, e poi una nota qua, un accordo là, si finisce per essere protagonisti al pari di Stephan Thelen e Bernhard Wagner, i due chitarristi titolari del gruppo (i due strepitosi musicisti alla sezione ritmica sono Christian Kuntner al basso elettrico e Manuel Pasquinelli alla batteria).
Ecco così che tra le ipnotiche trame chitarristiche del duo che intersecandosi mirabilmente e ritmicamente tessono, ricamano e cuciono matematici pattern e texture progressive si inserisce magicamente la solista di Torn, a volte lacerante (Red Shift), altre liquida e sognante (Waves And Particles), altre volte rumorista come in Lookface! o ancora vorticosa e carica di tensione drammatica come recita il titolo (Vortex) del brano e di tutto l’album. Trattasi quindi di art rock all’ennesima potenza in questi sei splendidi brani, il cui più breve supera i sette minuti, rock sperimentale con le influenze math date dalle scansioni metronomiche delle due chitarre che si sovrappongono schematicamente mentre Torn svisa con note allungate e stridenti aiutato, a volte, da qualche marchingegno elettronico (live-looping and manipulation) che “sintetizza” e modifica il suono della sua solista. Per più di una volta (Part 44, Monolith, Waves And Particles e la stessa Vortex) ci ritroviamo magnificamente anche dalle parti dei King Crimson più “disciplinati”, ed è un assoluto piacere ascoltare Torn, Thelen e Wagner frippeggiare alla grande, il primo solisticamente e i secondi salendo e scendendo le scale matematiche e progressive che i fan crimsoniani ben conoscono e apprezzano. Se il progressive rock strumentale e sperimentale è destinato ad avere un’evoluzione, questo album ne è un fulgido esempio.
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