R. Stevie Moore LO-FI HI-FIVE…A KIND OF BEST OF
[Uscita: 4/06/2012]
# Vivamente consigliato da DISTORSIONI
Una carriera lunga quasi mezzo secolo, iniziata prestissimo a 15 anni nella natia Nashville e proseguita fino ai giorni nostri nel più radicale rifiuto dei canali commerciali e affermazione di indipendenza, libertà artistica e rigido Do It Yourself. Ma anche una incredibile e straordinaria prolificità, impossibile tenere il conto delle migliaia di canzoni realizzate e dei “dischi” pubblicati, le virgolette sono dovute al fatto che la stragrande maggioranza delle produzioni di Stevie Moore sono su cassette e Cd-R distribuite da lui stesso attraverso il suo sito e long playing e cd, anche questi in gran parte autoprodotti, sono quasi tutti raccolte di brani lì precedentemente pubblicati. Campione del DIY e del lo-fi più rigoroso Robert Stevie Moore sta ora conoscendo il primo momento di notorietà grazie ad uno sponsor come Ariel Pink che ha dichiarato il suo debito verso Moore e si è adoperato per farlo conoscere ad un pubblico più vasto, poi Wire gli ha dedicato due mesi fa la copertina e uno split con The Vaccines in occasione dell’ultimo Record Store Day hanno fatto il resto.
Adesso il boss della O Genesis Tim Burgess ha dato alle stampe questa compilation da lui stesso curata che pesca 14 perle nella sterminata discografia, più di 500 album si dice, di Moore. Quelle di Moore sono fondamentalmente canzoni pop, ispirate soprattutto al periodo d’oro della british invasion, Beatles su tutti, ma questa straordinaria tradizione è riletta con le lenti deformate e schizzate di Moore; suoni sbilenchi, intrusioni elettroniche, voci alterate, cori di derivazione zappiana, singolari suoni e rumori percussivi, registrazioni casalinghe che Moore stesso definisce no-fi radicalizzano e sporcano il pop, ne eliminano gli aspetti graziosi, piacevoli per rilanciarne l’aspetto di rottura, sporco, sovversivo. E’ musica energica che dà linfa alle melodie pop, irriverente con i suoi bizzarri coretti, voci di bambini, interruzioni brusche, continue deviazioni dalla ‘retta via’. Spirito anarchico, vero fuorilegge del rock, bastano queste 14 tracce per darci l’idea che ci troviamo davanti a un musicista sincero e originale, degno del nostro rispetto e della nostra stima.
Tra l’altro non aspettatevi incisioni pessime e arrangiamenti scarni e poveri, il disco suona bene e gli arrangiamenti godono di una strumentazione varia e ricca, quello che Moore rifiuta è il lusso scomposto e costosissimo degli studi di registrazione e dimostra anzi che si può realizzare un eccellente prodotto anche con mezzi limitati e la creatività e la fantasia del DIY. I brani che danno inizio alla raccolta sono significativamente intitolati Pop Music, un piccolo gioiello di psichedelia pop con i fiati in primo piano, e Show Biz Is Dead, con la voce alterata dal megafono a sottolineare il sarcastico testo sul ritmo ipnotico del basso. Fra le altre si segnalano lo scanzonato pop di Why Should I Love You, la tormentata Dutch Me con sinth e drum machine, il surf pop romantico alla Beach Boys di Here Comes The Summer Again e le sue splendide melodie, il punk roco e alcolico di Hurry Up, la zappiana Finday Any, la folle, vulcanica, indefinibile Little man che unisce romanticismo, ironia, epopea rock, prog. Adesso non resta che esplorare l’immenso universo di R.Stevie Moore, in fondo queste non sono che 14 delle sue canzoni!
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