Dexys LET THE RECORD SHOW: DEXY’S DO IRISH AND COUNTRY SOUL
[Uscita: 10/06/2016]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Ritornano i Dexy’s Midnight Runners di Kevin Rowland, ora sotto il nome semplificato di Dexys, arrivati con questo al loro secondo/quinto album in trentasei anni (se si escludono una lunga serie di live, compilation e collaborazioni a marchio Kevin Rowland tra cui anche una con la nostra Teresa De Sio), sintomo di un personaggio ed un progetto musicale non fatto per assecondare i momentanei gusti del pubblico quanto piuttosto espressione di una ricerca sonora che solo all’apparenza può essere risultata leggera nei sui passaggi più noti. Imperdibile per la cronaca (e per i più giovani che leggono) il loro primissimo lavoro in studio del 1980 "Searching for the Young Soul Rebels", dove K.R. e c. mettevano a punto in piena epoca new wave il mood di un 'blue eyed soul' tutto britannico. Questo nuovo "Let The Record Show: Dexy's Do Irish and Country Soul" è un progetto che Rowland dice avrebbe voluto portare a termine già nel 1984, ma il gruppo si sciolse prima di averne avuto la possibilità. Si tratta di una raccolta di canzoni irlandesi che sono stati reinventate accanto ad altri brani selezionati dalla band.
Il gruppo, che comprende ora Kevin Rowland, Lucy Morgan e Sean Read, ha fatto di tutto per spiegare che l'album non è una operazione nostalgia o un passaggio di stanca come spesso accade per questo tipo di operazioni ma è da considerarsi, insieme al resto del materiale della band, come un nuovo capitolo aggiuntosi al loro percorso. Infatti anche questo lavoro risulta più ispirato di quanto non dica il titolo, passando da standard di musica irlandese quali The Curragh Of Kildare e Carrickfergus (è la storia del ritorno a casa di un minatore malato terminale cantata da un Rowland -foto a destra- perfettamente a suo agio nel ruolo di crooner, in grado di soffocare un colpo di tosse a metà, e la band che sembra trovare il giusto equilibrio con lui) a bellissime reinterpretazioni di You Wear It Well di Rod Stewart, To Love Somebody dei Bee Gees e How Do I Live di LeAnn Rimes che potrebbe essere presa a manifesto delle intenzioni del nostro.
Rowland nonostante gli anni non ha perso la capacità di trasmettere passione ed emozioni, come accade ascoltando The Town I Loved So Well di Phil Coulter, triste espressione del periodo delle repressioni britanniche degli anni ’70 con le tensioni a Derry (la celebre Bloody Sunday tanto per capirci), sapientemente inserita tra Grazing In The Grass dei Friends of Distinction e Both Sides Now di Joni Mitchell, apparentemente più leggere. Un disco che da noi passerà ingiustamente in silenzio (mentre nel Regno Unito è arrivato al decimo posto in classifica) ma che segna un ottimo seguito dopo il ritorno del 2012 di “One Day I'm Going To Soar”
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