Jake Aaron JAKE AARON EP
[Uscita: 20/08/2015]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
La passione per la musica Jake Aaron l'ha presa da suo nonno ed è quanto di più eterogeneo sia possibile immaginare per un bambino inglese. Da quando il piccolo Jake decise di dedicarsi alla chitarra, la sua stella polare divennero invece due nomi e due brani: Embryonic Journey di Jorma Kaukonen e The Claw di Jerry Donahue. Musica d'oltreoceano, musica con la “M” maiuscola nella migliore tradizione del cantautorato anglosassone. Sta poi al critico dare una conferma - The Claw non è quel che si suol dire una passeggiata nella brughiera! - o cercare altri punti di riferimento, così, tanto per cercare ancora una volta di “definire la musica”. Ascoltavo questo bell'EP e mi dicevo, “cosa ha risvegliato nella mia testa questa manciata di canzoni?” Alla fine di una lunga riflessione: la folgorazione e la successiva ricerca su uno scaffale dei numerosi dischi dei Blue Aeroplanes, una band di Bristol che non ha avuto la fortuna che pure avrebbe meritato. Il suo poeta/leader, Gerard Langley, scrive versi molto belli di suo ed è in grado di catturare quelli di poeti come Sylvia Plath e Wystan Auden. Non male per un “cantante rock”, che ne dite?
Sull'onda degli esperimenti letterari di Patti Smith, Grant Lee Phillips e Michael Stipe, i Blue Aeroplanes tentarono di uscire dal circuito indie – “Swagger” e “Beatsongs” sono dei veri capolavori – ma la loro esposizione mediatica, centrata su dei videoclip fantastici, purtroppo durò poco. Ecco cosa frullava nella testa del vostro critico mentre nel lettore giravano le cinque canzoni di Jake Aaron, seguite a ruota da quelle degli Aeroplanes. I paragoni reggono, anche se l'impianto sonoro che il nostro ha disegnato è molto più asciutto ed essenziale (una band contro un solista). Si tratta di cinque brani squisitamente folk, a volte in solitario (High Rolling), altre corroborati da basso, discretissime percussioni e chitarra solista (1790, Record Player, Dalston Kingsland, Constitution Blues, mirabile talkin' folk song). E se queste sono rose, avremo presto un nuovo giardino da amare. Non è giusto che ad apprezzare le cose belle siano sempre e soltanto i soliti quattro.
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