The Dark Horses Everyone’s Alone
[Uscita: 02/11/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
Perdi di vista per qualche anno uno dei tuoi selvaggi rock performers preferiti e pretendi, all’uscita di un nuovo album, di trovarlo identico a quando lo avevi lasciato !? No, le cose non funzionano così, in barba a tutti i fans ed a coloro che vorrebbero ‘cristallizzati’ i loro rockers in una bolla atemporale, eternamente uguali a se stessi; forse vale la pena rompere le balle e ricordare ai più refrattari (anche a me stesso) un’ennesima volta che ‘panta rei’ e ‘all things must pass’: nella musica, nel rock come in tutte le espressioni artistiche è una legge ineluttabile che non pochi continuano a non voler accettare. L’ultima volta che ci avevo dato giù di brutto con Tex Perkins e le sue ‘bestie acciuccate di bourbon’ era stata la visione del live “Low Life In Spain” (Munster Records, 2007), eccezionale DVD la cui uscita aveva sancito nello stesso anno lo scioglimento dei rockers maudits australiani Beasts Of Bourbon.
Stiamo parlando dell’act garage punk australiano senza dubbio più viscido e vizioso partorito dal mai troppo benedetto aussie rock degli ’80, responsabile di otto album - di cui due live - sporchi e fradici d’alcool, psychobilly e country deviante tra il 1984 ed il 2007, a cominciare da quello storico “The Axeman’s Jazz” che scombussolò non poco le viscere e scosse le vene anche di chi era assuefatto agli eccessi degli Stooges e dei Cramps. Nelle sue fila hanno militato artisti fondamentali per la scena punk underground australiana come Kim Salmon, Boris Sujdovic (entrambi ex Scientists), James Baker, Spencer P. Jones, oltre a Brian Hooper, Charlie Owen, Tony Pola. Ritrovo nel 2012 un aitante Perkins dall’accentuato Johnny Cash appeal, Beasts Of Bourbon ormai trapassati da un lustro: ricordo il suo sguardo minaccioso e sordido di anni prima, e scopro che nel frattempo è diventato malinconico e romantico.
Memore solo dei Cruel Sea, l’altra band con cui ha inciso addirittura otto album tra il 1990 ed il 2003, prendo atto che non è stato di certo con le mani in mano negli ultimi anni, soffiando l’alito creativo pesante di alcolista (o ex alcolista) oltre che su cinque album solisti, su numerosi progetti artistici quasi sempre durati solo (per il momento) lo spazio di un album: Tex, Don & Charlie (con Charlie Owen e Don Walker), T’N’T (con Tim Rogers), Tex Perkins & His Ladyboyz, Band Of Gold (con l’altra vocalist Rachael Tidd), la soundtrack del film “Beautiful Kate” con Murray Paterson sino ai Dark Horses, con i quali sigla questo secondo lavoro “Everyone’s Alone”, dopo il debutto omonimo uscito per la Bang! Records nel 2011. Perkins in questi lavori ha privilegiato e fondamentalizzato in modo certosino un’ ispirazione di songwriter country, alla riscoperta di artisti quali Merle Haggard, Kris Kristofferson. John Prine, Gene Clark, le radici americane che i brani squassanti e grezzi dei Beasts Of Bourbon lasciavano solo trasparire attraverso rabbia e noise.
La fissa country di Perkins è stata di recente galvanizzata dalla figura del grande Johnny Cash, sino a rivisitarne la musica - a colpi di Ring of Fire, I Walk the Line, Folsom Prison Blues, Sunday Mornin’ Coming Down, Get Rhythm, A Boy Named Sue … - e le tragiche vicende in uno show di due ore che ha e sta portando in giro con Rachael Tidd e The Tennessee Four; il tutto è stato immortalato nel DVD del 2011 “Tex Perkins & the Tennessee Four - The Man In Black: The Johnny Cash Story” (Live at Palais Theatre, Melbourne in September 2010). Ma il nostro eroe con questo “Everyone’s Alone” e sotto l’egida Dark Horses cambia ulteriormente divisa, mischia le carte e sfodera doti insospettabili di elegante songwriter e nostalgico balladeer, mettendole ad essiccare al sole implacabile dello sconfinato deserto australiano e 'tagliandole' con l'amatissimo country. Tra queste dodici songs solo You Already Now e A Real Job appaiono pallidi (se non pallidissimi) ricordi delle orge sonore dei Beasts Of Bourbon, e solo strumentalmente; siete avvertiti: dovete passare un impietoso e radicale - ma non obbligatorio - colpo di spugna sulle loro gesta difficilmente dimenticabili, per apprezzare le crepuscolari malinconie vocali di Perkins che dominano quest’album (Who Do You Think You Are? (You Can't), Halo, Uneasy Feeling, Filthy Beauty), nelle quali il songwriter sfodera orgogliosamente nuovi registri e mood interpretativi, pacati e fascinosi.
Siamo dalle parti del Mark Lanegan più lirico, del di Tex connazionale Nick Cave, quello raccolto ed intimista di “Boatman’s Call”, ma anche dei Giant Sand più meditabondi e desertici. La bestia eternamente ebbra e stravolta ha lasciato con gli anni il posto al ripiegamento interiore, alla riflessione esistenziale, ma anche ad un artista molto più sensibile ai richiami delle sirene del mainstream, che riesce nondimeno a salvaguardare dignità ed identità. Pregevolissimi anche tre strumentali da deserto aborigeno (Dark Ride (Dawn), Open Ended, Dark Ride (Dusk)) che imprimono ad “Everyone's Alone” un sapore intenso di score. Dark Horses sono tra gli altri Charlie Owen (Beasts Of Bourbon, New Christs), Joel Silbersher (Hoss, God) and James Cruickshank (Cruel Sea): ne sapremo di più – se tutto va bene - dallo stesso Tex Perkins cui abbiamo inviato un’intervista; al momento è in tournèe ma non disperiamo, restate sintonizzati su Distorsioni: nel frattempo magari “Everyone's Alone” può riuscire a sedurvi … anche se siete ancora nel 2012 degli irriducibili Beasts Of Bourbon addicted.
Tracklist:
1. Uneasy feeling
2. Halo
3. Dark Ride (Dawn) -- strumentale
4. Everyone's Alone
5. Open Ended --- strumentale
6. Stay (Where You Are)
7. Dark Ride (Dusk) -- strumentale
8. You Already Know
9. Filthy Beauty
10 A Real Job
11. Who Do You Think You Are? (You Can't)
12 Sleep (Deep and Long
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