Elisa Montaldo FISTFUL OF PLANETS – PART I
[Uscita: 12/12/2015]
#consigliatodadistorsioni
Collezionare suggestioni e trasformarle in una manciata di note. Ancor meglio, in una manciata di pianeti. La talentuosa tastierista dall'anima progressive Elisa Montaldo (fondatrice de Il tempio delle clessidre e preziosa presenza in progetti targati Vly, Narrow Pass, Ianva, Daedalus, Thought Machine e Spettri) riesce nell'impresa di incastonare musicalmente una serie di intense sensazioni raccolte in quest'ultimo periodo trascorso, per motivi professionali, lontano dalla sua Gavi Ligure. “Fistful of planets – Part I” prende forma tra gli innevati paesaggi del Tonale e le soleggiate colline del Chianti e viene registrato (come evidenziato nei credits) grazie all'affezionato studio portatile, battezzato confidenzialmente Wandering Comet. Difatti è durante le pause dal lavoro, in stanza d'albergo, che Elisa dà libero sfogo all'improvvisazione e usufruendo della tecnologica attrezzatura da viaggio tramuta in suoni elettronici, campionature e soprattutto melodie le atmosfere e gli stati d'animo che la circondano.
Sono dilatati i rintocchi nella quiete rassicurante del brano di apertura In the cold white desert ed anticipano le liquide oscillazioni dell'ovattata Senza parole. Nel passaggio folk To gather fa il suo ingresso in punta di piedi la diafana timbrica di Elisa a sostegno delle melodiose vibrazioni dell'autoharp mentre Eclectic Rocks che segue si rileva un avvolgente ed ipnotico intermezzo dominato da volitivi tagli di piano e riverberi lontani di chitarra. Karl Demata dei Vly irrompe con il sound metallico del suo dobro nella cavalcata dalle tinte country Blackgrass II, brano da lui stesso composto ed unico dell'album non a firma Montaldo. Appare una visione profumata di celluloide l'elegiaca Vodka e limone eseguita al glock piano così come una sussurrata interpretazione intrecciata a incantate melodie colora la rarefatta e nebulosa sagoma del salice piangente di Weeping willow.
Le elucubrazioni artificiali e nostalgicamente cosmiche di Robot madness arrivano a porre il loro sigillo sulle emozioni dispensate da questa interessante opera prima.
Otto raffinate gemme sonore (dieci se si includono le due bonus tracks di chiusura Notturna e Danza esoterica di Datura estratte dalle due produzioni de Il tempio delle clessidre) all'interno delle quali si respira una sincera espressività compositiva, libera da schemi predefiniti, dettata da un pathos tanto autentico quanto personale. Un auto-ritratto musicale in cui vengono ribadite le assolute doti tecniche e compositive dell'artista genovese, abile nel superare, per l'occasione, anche l'insolita prova di eterea vocalist. Un sofisticato debutto dedicato ad anime appassionatamente sognanti.
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