Various Artists BALKAN EXPERIMENTAL SURVEY – POST INDUSTRIAL CULTURE
[Uscita: 18/01/2018]
Balcani
Ben trentadue brani per altrettanti artisti provenienti dalla vasta e multiforme area balcanica, dalla mitteleuropea Slovenia fino alla mediorientale Turchia. Un'area geografica ricca di storia e di culura, con una vita politica turbolenta e attraversata in gran parte ancora oggi da forti tensioni sociali, si pensi soltanto alla situazione politica turca o a quella economica e sociale greca o al ritorno di spinte nazionaliste lungo l'area della ex Yugoslavia. Ma è anche una zona in cui la natura offre panorami e ambienti diversissimi e dal forte impatto emotivo, una natura ora dolce ora matrigna, tutta l'area è ad alto rischio sismico e i fenomeni naturali sono a volte causa di sofferenza e paura. Quanto tutto questo influisca sui musicisti in questione o quanto non provenga invece da umori, sentimenti, caratteri personali è questione di non semplice risoluzione. Anche perché ci troviamo qui davanti ad artisti molto diversi tra loro per provenienza, cultura, stile, sia pur tutti assimilabili nell'ambito dell'industrial, dell'ambient, del noise o della drone music. Ce ne offre uno spaccato "Balkan Experimental Survey-Post Industrial Culture", compilation curata con grande passione da Raffaele Pezzella per la Unexplained Sounds Group, un'interessante panoramica su quel che si agita nella scena elettronica underground balcanica.
Non è facile individuare tratti comuni negli artisti dell'area o differenze fra i musicisti secondo il Paese di provenienza, ma se proviamo a trovare delle lineee molto sommarie di interpretazione allora gli sloveni ci appaiono senz'altro i più duri e cupi, da Cadlag (foto a destra), presente con un brano tumultuoso e tempestoso da apocalisse imminente ai macchinari infernali dei Conjecture agli scenari da incubo disegnati da d E e PureH. Qualche squarcio di luce offre il serbo Wolf Wrams col suo mantra oscillante fra folk e psichedelia e il contrastato ambient fra quiete e movimento realizzato con la sigla Die Tonzentrale, sempre dalla Serbia la frastornante chitarra noise di Dichotomy Engine (foto a sinistra). Più legate a una contemplazione della natura appaiono i bulgari, come il riflessivo Krāllār, Adonai Atrophia che nel suo ambient cangiante disegna una primavera priva di alcuna carineria, Dayin la cui sinfonia inquieta e disturbata sembra dialogare con i fenomeni naturali e la lunga improvvisazione fra drones, field recordings, suoni ambient di Amplidyne Effect & Toni Dmitrov. Molta oscurità nei suoni degli artisti rumeni coinvolti: l'ambient oscura e frastagliata di mir.ON, Atouk & Ziazin che ci sprofondano in suoni industrial duri e penetranti, mentre con La Plimbare ci si sente come schiacciati, impotenti di fronte a suoni che sembrano provenire ora dallo spazio ora dalle profondità scure della Terra.
C'è molta spiritualità invece nell'ambient del greco Mean Flow che sfocia verso sonorità psichedeliche, mentre drones e lirismo si combinano nella calma agitata del brano di Ilir Lluka, esponente della nascente scena elettronica albanese. Molto interessanti e intriganti i musicisti turchi, a partire dal bellissimo brano di Siberian Saga, suggestivo nell'esplorare connessioni fra il canto polifonico di Tuva, il silenzio e profondi suoni di percussioni e dall'uso del theremin da parte di Meczup (foto a destra) che ne fa uno strumento molto poco evocativo per renderlo fisico e polimorfo, strumento che con nøkken crea atmosfere lontane e minacciose. Ma naturalmente in questa raccolta c'è molto di più, in fondo è l'invito a un viaggio di scoperta personale dentro una scena musicale viva e variegata, certamente oscura e poco conosciuta, e forse proprio per questo ricca di sorprese per chi vorrà intraprendere questo viaggio dentro gli incubi, le ossessioni, le stupefacenti meraviglie di un territorio tanto affascinante quanto contraddittorio.
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