Anteprima 30° Torino Film Festival: Shopping Tour Mikhail Brashinsky
30° Torino Film Festival (23 novembre – 1 dicembre 2012)
SHOPPING TOUR
Le notizie giornalistiche circolate quest’estate sulla presunta invasione di zombie che negli Stati Uniti pare abbiano ormai l’abitudine di nutrirsi di inermi concittadini devono aver fatto parecchio effetto sull’immaginario collettivo. Sarà per questo che non si può evitare di notare come al 30° Torino Film Festival ci sia una grande concentrazione di opere dedicate proprio a questo genere. Certo il tema degli zombie al cinema è vecchio quasi quanto il cinema stesso. Eppure, sarà forse per la concomitanza con le vicende statunitensi di presunta cronaca, ma la presenza massiccia di questo filone nella sezione Rapporto confidenziale del TFF 2012 non passa inosservata. Certo poi nell’idea dello zombie la metafora è forte: l’uomo (seppur morto) che mangia un altro uomo, la morte che mangia la vita, il corpo devastato che distrugge il corpo sano, insomma non è difficile incollare dei significati a questa figura cinematografica. Personalmente non sono un’amante del genere e quindi ho cercato di evitare accuratamente anche le opere più attese, come “The Lords of Salem” del regista cult Rob Zombie, noto anche in quanto ex leader del gruppo metal White Zombie, e “Christmas With the Dead” diretto da Terrill Lee Lankford, tratto da un racconto di Joe Lansdale (che ne è anche produttore) e sceneggiato dal figlio Keith.
Però del film “Shopping Tour”, proiettato nel weekend di apertura del festival, mi era stato detto da chi aveva visto la prima, “non sono proprio zombie”, “è a cavallo tra l’horror-splatter e il sarcastico”. Dunque sono andata a vederlo. E, in effetti, non sono proprio zombie i protagonisti di questo film russo indipendente, sono umani parrebbe. Tranquilli cittadini finlandesi che nel giorno del solstizio d’estate, festa nazionale del paese, per una vecchia tradizione che si rinnova per legge devono mangiare almeno uno straniero, se poi sono più di uno tanto di guadagnato. I malcapitati co-protagonisti sono un gruppo di turisti russi che si recano in Finlandia per un viaggio organizzato di shopping che li dovrebbe portare a visitare negozi e centri commerciali per dare luogo a quel rituale classico della società consumistica dal quale nemmeno i russi possono ormai sottrarsi. Il loro tour però si fermerà presto, nel primo centro commerciale che incontrano, dove diventeranno banchetto per i finlandesi presenti. Il punto di vista della narrazione è quello di un ragazzino, in viaggio con sua madre, che riprende la trasferta con il cellulare. Il punto di vista nostro, come pubblico del film, coincide a volte con quello del ragazzino, altre volte è esterno.
Il regista, Mikhail Brashinsky, assicura che non ci sono significati nel film se non quello di divertire: “il significato principale di Shopping Tour sta semplicemente nel fatto che esista, contro tutte le previsioni, e che sia stato girato con pochissimi soldi (55.000 euro) da un gruppo di professionisti autoprodottisi, stanchi di essere intrappolati nei limiti finanziari e ideologici delle major dell’industria cinematografica. Come tale, è una delle prime produzioni russe veramente indipendenti, probabilmente un’opera pionieristica per quella che potrebbe diventare una nuova tendenza nel clima politico e culturale del nostro Paese, che va sempre peggiorando. Il resto è puro divertimento, né più né meno”. E, in effetti, si ride spesso in “Shopping Tour” per l'ironia di certe situazioni e per le scene al limite dello splatter. Eppure alcuni momenti del film lasciano spazio a riflessioni più serie. La corsa all’acquisto dei russi in un paese ricco come la Finlandia che “mangia” i clienti, la dichiarazione di uno dei personaggi sulle statistiche finlandesi e sul dato reale che il paese ha poco più di 5 milioni di abitanti e una percentuale altissima di suicidi, le dichiarazioni sui comportamenti al lavoro dei finlandesi che leccano il culo il capo. Sarà puro divertimento, ma qualche metafora qua e là forse è stata sparsa.
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