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1 Settembre 2013

Full Circle (Underground Folk Stories) Trees Story (1969-1970)

1969-1970 - CBS

trees

A qualcuno sembrerà curiosa una retrospettiva di un gruppo che è vissuto per soli due anni, a cavallo fra i leggendari sixties ed il decennio successivo. Full Circle (Underground Folk Stories) invece, in questo suo secondo appuntamento, vi parlerà proprio dei favolosi Trees, ed il nostro racconto promette delizie e prelibatezze da palati sopraffini. E' ancora più sorprendente che un gruppo che è rimasto per anni confinato ai margini, conosciuto soltanto dai soliti super informati di turno, abbia strappato all'epoca un contratto discografico con la nota CBS. (Ricardo Martillos)

 

INTRO

 

Come da tradizione di molte formazioni di folk inglese dei settanta  i londinesi Trees avevano come lead singer una dolce fanciulla, la divina Celia Humphris, un fine bassista e compositore come Bias Boshell, due notevoli chitarristi quali David Costa e Barry Clarke ed il batterista Unwin Brown. Il gruppo nasce per iniziativa di David Costa che nell'anno 1969 incrocia la sua chitarra con quella di Barry Clarke, a casa del quale viveva tal Bias Boshell, che era solito frequentare l'anticonformista scuola Bedales di Hampshire dove aveva fatto la conoscenza di Unwin Brown. A questo punto la band era composta in massima parte eccezion fatta per la voce solista. David chiedendo ad un suo compagno di lavoro scoprì che questo aveva un'adorata sorellina perfetta per ricoprire la parte di lead singer. Inutile dire che quella ragazza era Celia Humphris. Lei ricorda quei momenti: "Suggerirono me per l'audizione ma io ero totalmente sommersa dai miei studi di scuola di recitazione e non avevo nessuna intenzione di mollarli di punto in bianco, però accettai l'invito lo stesso".

 

TREES: Strani alberi sulla riva di Notting Hill Gate

 

Quando si unì ai Trees la sua insegnante disse che aveva passato con lei due anni invano, pensando che quella voce si sarebbe meglio adattata al blues ed al jazz. Lei stessa dichiarò di non essere affatto una fanatica della folk music ma per fortuna la storia  parlò in maniera differente. David Costa a proposito della nascita della band aggiunge: "ero interessato a personaggi come Martin Carthy ma il mio vero amore erano le versioni americane delle British Folk Ballads". Sui singoli dice: "Portavo con me l'amore per il folk, Barry era un superbo chitarrista, Bias componeva il suo materiale originale, Unwin avendo vissuto in Africa portava un tocco etnico in più mentre Celia aveva quella purezza nella voce davvero unica".  Una formazione di tale portata non poteva che partorire due album capolavoro, i meravigliosi "The garden of Jane Delawney" e "On the shore"  usciti entrambi per la CBS nel 1970 a distanza di pochi mesi. Il primo venne registrato in Marzo in uno studio di Chelsea mentre il gruppo aveva come base la leggendaria Notting Hill Gate. Ancora i ragazzi ricordano: "Notting Hill Gate al tempo era l'equivalente londinese di Haight-Ashbury di  San Francisco, si respirava la stessa atmosfera, noi conoscevamo tutti i venditori ed i caratteristici personaggi di Portobello e tutte quelle strane creature che gravitavano nella sua orbita". "The garden of Jane Delawney" si apre con Nothing special e la voce della Humphris cattura immediatamente l'ascoltatore. Ma quello che salta immediatamente all'occhio è la durata medio-lunga della maggioranza dei pezzi.

 

trees Disponendo di ben tre chitarristi, tra l'altro di grande livello, i Trees dilatavano molto spesso le loro composizioni in virtù anche di un amore per i suoni della West Coast fin troppo evidente anche se non dichiarato. Bella la scelta dei traditional, dalla notissima She moved thro' the fair, a Lady Margaret, a The great silkie e Glasgerion, tutte superbamente arrangiate. She moved thro' the fair allungata a ben otto minuti od i sette di Lady Margaret  dimostrano la capacità improvvisativa dei Trees ovvero la straordinaria maturità strumentale di un gruppo praticamente all'esordio. Le rimanenti tracce sono farina del sacco del prolifico Bias Boshell, vera mente compositiva dei londinesi. Lui stesso canta le tristi Road e Snail's lament,  in coppia con la Humphris, che è protagonista pure di Epitaph, una acoustic song che pare essere stata scritta appositamente per lei. La ristampa della Sony del 2008 aggiunge all'originale vinilitico 4 tracce, il demo di She moved thro' the fair e tre inediti assoluti. Questi ultimi sono brani composti nel 1969-70 ma mai registrati, Pretty Polly, un demo del 1969, è bella pur avendo il tipico aspetto della song non rifinita, per gli altri due brani i Trees sono dovuti tornare in studio nel 2008 per inciderli per la prima volta e Black widow è davvero superba, al solito verrebbe da dire.

 

trees on the shore frontSe "The garden of Jane Delawney" appare un lavoro di caratura notevole, ugualmente quasi scompare quasi di fronte alla magnificenza di "On the shore" , inciso solo 7 mesi dopo, che è la vetta più alta del folk rock elettrificato inglese degli anni settanta. Un disco straordinario, unico, irripetibile, nel quale i cinque Trees danno libero sfogo alla loro creatività ed all'immensa tecnica strumentale. Rispetto al disco d'esordio sono molti i traditional però riarrangiati in modo da apparire vere e proprie composizioni della band stessa. Il superbo intro a più voci di Soldiers three, imparata pare da Dave Swarbrick dei Fairport Convention, introduce l'ascoltatore nel magico mondo dei Trees, sono solo due minuti di incanto puro, con Celia Humphris che intreccia magicamente le sue corde vocali con quelle di Bias  Boshell. Lo stesso bassista firma la bellissima Murdoch, 5 minuti vocali da infarto, descritta dallo stesso come "una song che ho ascoltato in un sogno". Il brano venne composto a casa della madre, in Galles, in un posto da favola chiamato Cadair Idris, nello Snowdonia National Park. La stessa Celia Humphris quando nel 1972 sposò il noto Dj di Radio 1 Pete Drummond volle acquistare la stessa casa dove quella canzone e molte altre vennero concepite per le future registrazioni dei Trees.

 

Ma altrettanto magnifico è l'altro originale, Fool, scritto con David Costa, con un grande lavoro pianistico di Boshell stesso. David ammette sinceramente che il famoso Oswald the Smith che si ascolta nella canzone non si ricorda davvero chi diavolo fosse o da quale mente venisse. Murdoch e Fool sono due canzoni che consacrano la Humphris tra le migliori cantanti di folk revival di sempre, unica imprendibile ed inafferrabile. Impossibile non innamorarsi di lei. Tra le covers troviamo la nota Sally free and easy, di Cyril Tawney, qui resa irriconoscibile ed allungata fino a 10 incredibili minuti con il piano martellante di trees Boshell e le chitarre di Costa e Barry Clarke che spaziano indisturbate, emule del duo Quicksilver, Cipollina e Duncan. Il tutto registrato in una sola take (!) alle cinque di mattina nel corso di una lunga nottata di registrazione. "La mia song favorita" dice Celia. Ed impossibile non lasciare cadere lacrime di commozione all'ascolto della versione di Geordie, imparata dal gruppo dal circuito folk, una song che originariamente è una triste ballata e che qui viene rivisitata in maniera superba, con una stupefacente prestazione vocale della Humphris unito al perfetto stile chitarristico di Barry debitore, come lui stesso ammette, del maestro Richard Thompson (Fairport Convention). Confrontatela con la versione pur bella del nostro grande Fabrizio De Andrè per rendervi conto del lavoro di arrangiamento operato dai Trees, impressionante per musicisti con poca esperienza alle spalle. E che dire dei sette minuti di Streets of Derry, un antico traditional, rifatto pure da Shirley Collins, che Celia interpreta a suo modo, per poi lasciare cantare le chitarre dei fidi compari che anche qui svettano altissime nella lunga coda strumentale.

 

Celia Humphris racconta di un curioso aneddoto su questa canzone "mi successe una volta di addormentarmi durante la lunga improvvisazione di Streets of Derry, ed in ogni caso mi dovevo sempre ingegnare per trovare qualcosa da fare durante il break chitarristico, spesso ballavo o voltavo le spalle all'audience, non essendo la parte importante da seguire del gruppo". Little sadie è un antica American folk ballad conosciuta con molti altri titoli tra i quali Cocaine Blues, mentre Polly on the shore (l'avrebbero rivisitata piu tardi anche i Fairport Convention in "Nine") è un' altra cover da paura con la chitarra di Barry Clarke che trasuda west coast sound da tutti i pori nel suo mirabolante assolo della sei corde impazzita. Celia dichiarò molto modestamente che: "latrees mia voce non è forte abbastanza per dare più enfasi alla canzone, specie nel ritornello", ragion per cui i Trees non avevano sempre piacere a riproporla on stage. Un critico dell'epoca, Karl Dallas disse che "I Trees sono come una collezione di cinque elementi, ognuno dei quali vuole essere un leader, dare sempre il massimo, spingendo ogni singolo pezzo al punto di rottura, fino a farlo esplodere". Tra le numerose riedizioni di questo capolavoro la migliore è, al solito, l'ultima, in doppio vinile e cd con 7 pezzi su 10 del disco originale remixati da Costa e Boshell nel 2007 e due originali. Si tratta di Forest Fire, con una registrazione meno che lo-fi e Little black cloud, una breve ballata pianistica, fatto raro per i Trees.

 

I due dischi vennero prodotti dal bravissimo Tony Cox, già dietro il mixer con altri grandi quali Yes, Caravan, Allan Taylor, Mick Softley e Magna Carta. Dopo due album così clamorosi le luci si spengono sulla bella favola dei Trees.  L'unica notizia buona ce la porterà quindi la nostra Hablabel, un'etichetta specializzata nella riscoperta di mega rarità che ritrova chissà dove dei nastri live del gruppo, pare del 1970 o forse 1971, e che treeslivevengono pubblicati più o meno legalmente col titolo di "Trees live" nel 1989. Si tratta di una registrazione catturata dal pubblico, la qualità sonora è modesta ma non c'è da stupirsi visti i limitati mezzi tecnici a disposizione degli audiofili del tempo. Un disco che lascia intravedere la grande verve compositiva dei Trees visto che vi troviamo ben otto fra inediti assoluti e traditional, tra cui la nota Van Daemon's land. Si apprezzano qui Prince Heaten, con il violino di Chuck Fleming che sa tanto di  Fairport Convention, e le lunghe Tom of Bedlam e Friar tuck gets. La formazione dei Trees è qui priva del grande Bias Boshell, sostituito da Barry Lyons e del batterista Unwin Brown che lascia il suo posto a Alun Eden, due ragioni valida per dubitare sull'anno di registrazione indicato sul disco. Chissà se un bel giorno David Costa o chi per lui metterà mano a questi reperti per donarci il tanto atteso "Third unreleased album". A giudicare dal materiale qui presente le basi non mancherebbero anche se l'ascolto di questi nastri sembra mostrare un certo calo d'ispirazione globale.

 

La CBS dopo "On the shore" ritenne che due dischi invendibili erano troppo anche per lei e licenziò il gruppo, che tristemente sarà dimenticato per anni da tutti o quasi, salva la solita tardiva resurrezione e riconoscimento con l'avvento di internet. L'insuccesso commerciale spinge i cinque alberelli a cambiare il volto alla propria esistenza. Celia Humphris continuerà i suo studi di recitazione salvo essere riconosciuta dal pubblico della sua terra solamente per essere la speaker della metropolitana londinese, quella voce che annuncia i treni in arrivo della Northern Line (sigh!). Adesso vive in Francia. David Costa ha lavoratotrees 7 per Elton John ed ha un design studio che gli ha permesso di lavorare con membri di Beatles e Rolling Stones. Barry Clarke si è invece ritrovato a vendere ninnoli nei mercati londinesi mentre Il grande Bias Boshell ha scritto hit singles per Kiki Dee oltre ad aver suonato 16 anni con i Moody Blues e molti altri artisti. Unwin Brown ha fatto per anni l'insegnante e suonato occasionalmente l'amata batteria ma purtroppo è l'unico Trees che non è sopravvissuto lasciando questa terra nel 2008. Quando David Costa dopo oltre 35 anni ha rimesso mano ai nastri ha provato un brivido d'emozione, si è giovato delle nuove tecnologie per ritoccare certi pezzi, si era parlato pure di reunion, di completare vecchie tracce non finite, ma poi è prevalso il buonsenso di mantenere integra la storia dei Trees e le sue composizioni. Restano i due dischi ufficiali della band che bastano ed avanzano per consegnarli alla leggenda del folk rivisitato ed elettrificato di sempre. Non rinascerà più un gruppo come i Trees.

 

Ricardo Martillos

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