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29 Maggio 2012

THE SOPWITH CAMEL Un raro esempio di progressive americano ’60-’70


sopwithhelloUna band certamente da archeologia del rock, poco conosciuta all’epoca (gli anni 70) e oggi pressoché dimenticata, se non fosse ricordata da un pugno di fanatici “necrofori” della musica rock (il sottoscritto, gli amici di Distorsioni e qualche altro cane sciolto sparso per la penisola). Voglio parlarvi dei Sopwith Camel, originale gruppo americano con solamente due Lp all’attivo, ma con un bagaglio di tecnica musicale, raffinatezza, inventiva e stile assolutamente importanti, autori di un disco che, a mio parere, sta di diritto nel gotha del rock progressivo, fenomeno musicale anni 60/70 prettamente britannico ed europeo: negli USA, allora divisi tra rock blues, west coast sound, psichedelia, proto punk e roots music, non ebbe particolari riscontri, se non in casi particolari come quelli dei newyorkesi Pavlov’s Dog e proprio dei Sopwith Camel (2° mark). La band fu fondata nel lontano 1965 in California ed ebbe due vite musicali diverse sia per il tipo di musica prodotta che per le vicende temporali che li legarono alla scena rock a loro contemporanea.

 

Sopwith Camel

Fu proprio in una San Francisco che si svegliava all’alba della Summer Of Love, che i chitarristi Terry Mc Neil e William “Truckaway” Sievers, il sassofonista/vocalist Peter Kraemer e la sezione ritmica - il bassista inglese Martin Beard e il batterista Norman Mayell - misero insieme il gruppo, orientando il loro sound verso una psichedelia popsopwithcamel rilassata e divertente, accarezzata dai fumi dell’ incenso, della canapa indiana e da tranquillizzanti visioni acide in technicolor, tipiche di un epoca il cui l’Lsd non era ancora fuorilegge. Furono una delle prime band ad ottenere un contratto con una label di peso nazionale, la Kama Sutra Records e tra i primi a registrare un 33 gg.: “Sopwith Camel” con in copertina le evoluzioni dell’omonimo caccia biplano britannico della prima guerra mondiale. Canzoni rilassanti e ritmate: Frantic Desolation, Cellophane Woman, Postcard From Jamaica, Hellò Hellò, tipiche della primissima psichedelia, ancora prive della rabbiosa carica di polemica politicizzata e delle pulsioni rivoluzionarie che saranno poco dopo, caratteristica di Jefferson Airplane, Grateful Dead e Quicksilver Messenger Service.

 

Il disco si ascoltava rilassati, brani brevi dai toni vaudeville, folkeggianti e con qualche spruzzo jazzistico, ma già fece intuire la buona qualità del loro prodotto; il 45 gg. Hellò Hellò, ottenne un buon successo, raggiungendo il 26° posto delle USA charts e il 9° in quella di RPM Magazine in Canada. Il disco fu prodotto da Erik Jacobsen, che caratterizzò con il suo lavoro dietro la consolle il groove di band sorelle dei Camel, come The sopwithLovin’ Spoonful e The Charlatans, cioè la preistoria della West Coast. Ma la band (che andò in tour con i Rolling Stones, i Rascals e persino i Doors) non colse l’opportunità avuta dal buon successo di vendite del brano Hellò Hellò, che fu senz’altro un hit single minore, e nel 1967 si sciolse definitivamente. Qualche anno dopo la catena di fast food Burger King utilizzò Hellò Hellò per una campagna promozionale, contattò il loro producer Erik Jacobsen e questi i componenti la band che, annusata la possibilità di un rilancio, riformarono il gruppo, mantenendo il nome Sopwith Camel. La nuova line-up del gruppo vide la dipartita del chitarrista William Sievers e la new entry del polistrumentista Jimmy Stringfellow e del sassofonista Bob Feldman.

 

The Miracolous Hump Returns From The Moon

La pubblicazione del loro secondo lp risale al 1973, il disco fu titolato: “The Miracolous Hump Returns From The Moon”, uscì per l’etichetta Reprise/WB e fu registrato al Wally Heider Studios di San Francisco, produzione di Erik Jacobsen e con Wally Heider sound engineer. Era caratterizzato da una magnifica e raffinata cover sleeve che riproduceva una scena fantastica di ispirazione medioevale, con una creatura metà cammello, metà ippogrifo e due menestrelli in costume con sullo sfondo un paesaggio di montagne esopwithreturn vallate; il tutto in una dimensione onirica e post psichedelica, l’autore (o autrice) del collage fu tale Satty. La musica un raffinato mix di prog jazzato, spunti psichedelici con un groove unico e nessun rimando al lavoro di altri gruppi prog a loro contemporanei, un sound marcato Sopwith Camel, qualcosa che non si trova da altre parti nel panorama rock anni 70; per assimilazione qualcosa di simile successe con gli inglesi High Tide, anche loro protagonisti di un sound unico e irripetibile.

 

I brani si dipanano dall’iniziale Fazon, introdotta dall’alto sax di Kraemer per poi  svilupparsi in una ritmica sincopata tra raffinati impasti vocali e il lavoro del piano, poi la gioiosa Coke Suede And Waterbeds, Dancin Wizard, Sleazy Street e Orange Peel con il flauto solista, passando per Oriental Fantasy e la swingata Sneaky Smith, per arrivare alla fantastica Monkeys On The Moon e finire con la lunga Astronaut Food e la quasi jam Brief Simphoni. Protagonisti sono la voce solista, i sassofoni, il flauto di Kreamer, il synthophones, le percussioni, la chitarra wha wha e le tastiere suonate da Stringfellow, la sopwithlocandinemusica è carica di feeling e di soluzioni originali: un disco dove mai nulla è scontato, tra cambi di ritmo e improvvise accelerazioni intervallati da momenti di sospensione quasi meditativa. Il disco originale divenne piuttosto raro, un vero cult album, per molti anni è stato meta delle ricerche dei collezionisti e oggetto di vari bootleg, almeno sino alla cd-r rimasterizzata edita nel 2006. Nel XXI secolo si sono ripresentati sulle scene, ormai anziani, ma sempre validissimi alchimisti di suoni sempre affascinanti e molto, molto attuali: su YouTube si possono vedere un paio di loro video recenti. Lunga vita!

Guido Sfondrini

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